Corriere di Bologna

Musei, il turismo non basta

Nel 2017 orfano di grandi mostre calano i visitatori dei Civici, di Genus e Arthemisia

- Cavina, Pellerano

Segno meno per tutti i musei rispetto al 2016: all’incirca 150 mila per l’Istituzion­e Musei, 80 mila per Genus Bononiae e 100 mila per Arthemisia le perdite calcolate. Neppure l’incremento del turismo ha fatto da traino.

Vero è che il 2016 è stato l’anno delle mostre blockbuste­r: «David Bowie Is» al Mambo, la rassegna sull’antico Egitto all’Archeologi­co e Hopper a Palazzo Fava. I musei Comunali, però, registrano una vittoria sulle presenze, cioè cresce di 40 mila unità il pubblico delle attività collateral­i come convegni, concerti, attività guidate e laboratori didattici . «Faremo ancora grandi mostre, in particolar­e all’Archeologi­co — interviene Grandi — ma il nostro compito è formare nuovo pubblico e offrire progetti culturali. I numeri torneranno». Siena di Arthemisia: «Ma non è andata male, qui il pubblico è esigente».

Musei, senza le grandi mostre crollano inevitabil­mente i numeri. Nemmeno l’incremento del turismo riesce ad attirare le moltitudin­i. Vale per i musei dell’Istituzion­e comunale e per quelli di Genus Bononiae in capo alla Fondazione Carisbo, che si dividono tra collezioni permanenti e mostre temporanee. E pure Arthemisia società totalmente privata che vive solo sullo sbiglietta­mento, non riesce ed eguagliare la performanc­e del 2016. Alla fine, il tracollo fa perdere ad ogni gruppo una media di 100 mila biglietti: 80 mila per Genus e 150 mila per i comunali.

Questi ultimi, però, portano a casa una vittoria: se solo i blockbuste­r dell’anno scorso hanno visto file chilometri­che davanti agli ingressi, il 2017, almeno fino al 31 ottobre, registra un boom di quelle che, a differenza dei «visitatori» si definiscon­o «presenze», cioè gli ingressi extra eventi espositivi, come convegni, concerti, laboratori didattici, o apertura delle sale ad altre realtà come il Mast o il teatro Comunale. Restando al 31 ottobre, per mantenere il termine di paragone, le presenze del 2016 sono arrivate a 78.123 (poco più di 100 mila fino a fine anno) mentre nel 2017 sono schizzate a quasi 120.000, per l’esattezza 118.430, circa 40.000 in più.

Ben altri risultati, invece, sul fronte visitatori. L’anno scorso la mostra degli Egizi all’Archeologi­co (iniziata nell’ottobre del 2015 e terminata a luglio) e quella su David Bowie al Mambo hanno portato nelle rispettive sedi 157.533 e 201.071 persone. Tanto che il totale dei musei ha superato la cifra di 500 mila. Al 31 ottobre appena trascorso, invece, i dati sono fermi a 295.588, mentre alla stessa data dell’anno del boom erano già 425.970. Nel 2017, il Mambo (che comprende anche il Museo Morandi, lo ricordiamo) ha messo insieme mostre di indiscusso pregio come Burgert, l’omaggio a Ginevra Gri- golo e la personale di Boltanski: fino al mese scorso hanno totalizzat­o 82.804 visitatori. Di poco sotto l’Archeologi­co con 81.883, forte delle sue collezioni. Per contro, un bel passo avanti l’ha fatto il Museo del Patrimonio industrial­e (27.620 biglietti contro i 19.754 dell’anno scorso). Lo stesso scrigno della storia economica del territorio ha trainato anche il numero di chi ha partecipat­o alle attività guidate che portano in luce le tecnologie della produzione manifattur­iera. Qui i numeri a confronto sono i 15.043 del 2016 e i 23.445 dell 2017. In caduta libera, infine, i numeri di Villa delle Rose: 1.367 visitatori e 206 presenze l’anno scorso; 230 visitatori e 718 presenze quest’anno (tutto al 31 ottobre).

Genus Bononiae a sua volta, non fornisce dati scorporati ma conta il totale di ingressi a Palazzo Fava, Palazzo Pepoli, San Colombano e Santa Maria della Vita: 282.957 entrate a tutto il 2016 a fronte di 206.576 all’ultima rilevazion­e. Ed è praticamen­te impossibil­e che in un mese, si aggiungano altre 80.000 persone per andare almeno ad eguagliare i risultati dell’anno precedente. Eppure Genus Bononiae è una realtà che macina mostre di valore (più o meno popolari) a ritmo elevato. Sono in corso, per esempio, quella sull’arte messicana a Palazzo Fava e la rassegna dedicata a Renè Paresce a Santa Maria della Vita appena inaugurata. Ma anche per il percorso presieduto da Fabio Roversi Monaco le imprese con maggior successo sono quelle passate: la Street art staccata dai muri, la retrospett­iva tra Guido Reni e i Carracci e la collaboraz­ione con Arthemisia per la mostra di Hopper a Palazzo Fava.

È stata quest’ultima, anche secondo i dati forniti da Arthemisia a «dare» di più: 192.ooo e passa. Brueghel ha toccato 158.908 presenze, meno la Barbie (51.078). Quest’anno la popolare rassegna su Frida è stata la più amata (183.613), mentre quella su Mirò non ha maturato lo stesso appeal essendosi fermata a 80.536. Promette bene infine, la performanc­e del Surrealism­o con Duchamp e gli altri ( 52.656 in 49 giorni di apertura ) ma bisogna arrivare fino all’11 febbraio.

Villa delle Rose In caduta libera, con 230 visitatori nel 2016 a fronte dei 1.367 dell’anno scorso

 ??  ?? Archeologi­co Una famiglia con un bambino al museo archeologi­co di Bologna: uno dei più visitati di quelli comunali
Archeologi­co Una famiglia con un bambino al museo archeologi­co di Bologna: uno dei più visitati di quelli comunali
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy