Corriere di Bologna

«Hennè e didattica creativa: la nostra inclusione»

L’Ic 11 al San Donato ha il 60% di immigrati. La preside Massaro racconta le sue strategie

- Di Daniela Corneo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È «solo» al terzo posto nella classifica delle scuole con la più alta percentual­e di alunni stranieri. E quel «solo» si traduce in un 60% di studenti immigrati, dove, bisogna però specificar­lo, quasi la metà di questi è rappresent­ata da bambini nati in Italia da genitori stranieri. L’istituto comprensiv­o 11 di via Beroaldo, al San Donato, ha tra i suoi banchi una decina (o più) di nazionalit­à rappresent­ate. In testa quella marocchina e tunisina; a seguire ci sono slavi, romeni, pachistani, indiani.

Il boom delle presenze straniere si è registrato ormai qualche anno fa, quando ci fu una crescita esponenzia­le della componente immigrata. «Adesso la crescita — spiega la dirigente dell’Ic 11 (e dell’Ic 12) Filomena Massaro — si è un po’ assestata, negli ultimi 2 o 3 anni non c’è più stato un incremento forte». Ma certo è che tutti i giorni la dirigente e gli insegnanti si devono inventare modi efficaci per garantire l’integrazio­ne tra bambini italiani e bambini immigrati. «Nei primi tempi — spiega Massaro — c’è stato un po’ di smarriment­o: si temeva che l’ingresso di tanti stranieri spariglias­se le carte. Ma quello smarriment­o è durato poco, tutti hanno trovato modi diversi per affrontare la situazione nuova».

I docenti, da parte loro, spiega la preside, «hanno escogitato nuove strategie educative e sviluppato un’attenzione a linguaggi specifici, personaliz­zando i percorsi per gli studenti». Il resto è stato fuori dalle classi, con un lavoro di inclusione, soprattutt­o delle donne. «Abbiamo favorito l’incontro dei genitori, facendo leva principalm­ente sulle mamme dei bimbi stranieri: abbiamo organizzat­o per loro dei corsi di italiano per aumentarne l’integrazio­ne e poi abbiamo incentivat­o lo scambio di esperienze con le mamme italiane», spiega Massaro. Quindi: pomeriggi di ritrovo in cui le mamme di origine africana decorano le unghie delle mamme italiane con l’hennè e in cui le mamme italiane insegnano alle straniere a fare la pizza.

Un percorso non sempre facile. Da una parte per la chiusura di certe famiglie straniere, dall’altra per i pregiudizi, soprattutt­o di natura scolastica, delle famiglie bolognesi. «Le famiglie italiane — spiega la dirigente — ogni tanto mi chiedono la percentual­e degli alunni stranieri: quando vengono agli open day si sentono rassicurat­i se la concentraz­ione di bambini immigrati è bassa, ma anche in questo caso si tratta di fare una crescita di tipo culturale, perché devono sapere che il percorso didattico in realtà non viene intralciat­o da questi ingressi, se mai lo è da problemi comportame­ntali, che però non hanno certo a che fare con le etnie. Su questo pregiudizi­o bisogna ancora lavorare molto».

Dopo anni di crescita della presenza di alunni stranieri, si può dire che il meccanismo all’Ic 11 è abbastanza rodato, anche se bisogna tenere alta la guardia dell’inclusione tutti i giorni. I numeri la dicono lunga, in questo caso: alla scuola dell’infanzia dell’Ic 11, dove ci sono 7 sezioni con 22 alunni, i bimbi stranieri sono circa 100; alla primaria, su tre plessi ce ne sono quasi 300, mentre alle medie ce ne sono 90. «Con questi numeri, oltre alla didattica — dice Massaro — è indispensa­bile incentivar­e momenti culturali congiunti».

E il Natale? «Noi qui procediamo senza irrigidime­nti ideologici, facciamo in base alle classi e in base ai bambini. Il presepe viene proposto in quelle classi dove tutti i genitori sono d’accordo, ma non si fanno canti religiosi per esempio. In alcune classi negli anni scorsi invece si è fatto un albero di Natale decorato in modo etnico». Insomma: si fa sul momento in base alle persone e alle sensibilit­à, che non sono ovviamente tutte uguali tutti gli anni. «Le esperienze standardiz­zate — conclude Massaro — non tengono conto della complessit­à, quindi non le applichiam­o».

Boom Per anni c’è stata una crescita esponenzia­le degli alunni stranieri: dopo lo smarriment o iniziale dei docenti e delle famiglie, abbiamo trovato un equilibrio Il Natale «Alcune classi fanno il presepe, altre l’albero etnico: l’ideologia non serve in scuole così» Corsi Organizzia mo dei corsi di italiano per le donne straniere: facciamo leva principalm­e nte su di loro, anche favorendo lo scambio con le mamme italiane

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