«Hennè e didattica creativa: la nostra inclusione»
L’Ic 11 al San Donato ha il 60% di immigrati. La preside Massaro racconta le sue strategie
È «solo» al terzo posto nella classifica delle scuole con la più alta percentuale di alunni stranieri. E quel «solo» si traduce in un 60% di studenti immigrati, dove, bisogna però specificarlo, quasi la metà di questi è rappresentata da bambini nati in Italia da genitori stranieri. L’istituto comprensivo 11 di via Beroaldo, al San Donato, ha tra i suoi banchi una decina (o più) di nazionalità rappresentate. In testa quella marocchina e tunisina; a seguire ci sono slavi, romeni, pachistani, indiani.
Il boom delle presenze straniere si è registrato ormai qualche anno fa, quando ci fu una crescita esponenziale della componente immigrata. «Adesso la crescita — spiega la dirigente dell’Ic 11 (e dell’Ic 12) Filomena Massaro — si è un po’ assestata, negli ultimi 2 o 3 anni non c’è più stato un incremento forte». Ma certo è che tutti i giorni la dirigente e gli insegnanti si devono inventare modi efficaci per garantire l’integrazione tra bambini italiani e bambini immigrati. «Nei primi tempi — spiega Massaro — c’è stato un po’ di smarrimento: si temeva che l’ingresso di tanti stranieri sparigliasse le carte. Ma quello smarrimento è durato poco, tutti hanno trovato modi diversi per affrontare la situazione nuova».
I docenti, da parte loro, spiega la preside, «hanno escogitato nuove strategie educative e sviluppato un’attenzione a linguaggi specifici, personalizzando i percorsi per gli studenti». Il resto è stato fuori dalle classi, con un lavoro di inclusione, soprattutto delle donne. «Abbiamo favorito l’incontro dei genitori, facendo leva principalmente sulle mamme dei bimbi stranieri: abbiamo organizzato per loro dei corsi di italiano per aumentarne l’integrazione e poi abbiamo incentivato lo scambio di esperienze con le mamme italiane», spiega Massaro. Quindi: pomeriggi di ritrovo in cui le mamme di origine africana decorano le unghie delle mamme italiane con l’hennè e in cui le mamme italiane insegnano alle straniere a fare la pizza.
Un percorso non sempre facile. Da una parte per la chiusura di certe famiglie straniere, dall’altra per i pregiudizi, soprattutto di natura scolastica, delle famiglie bolognesi. «Le famiglie italiane — spiega la dirigente — ogni tanto mi chiedono la percentuale degli alunni stranieri: quando vengono agli open day si sentono rassicurati se la concentrazione di bambini immigrati è bassa, ma anche in questo caso si tratta di fare una crescita di tipo culturale, perché devono sapere che il percorso didattico in realtà non viene intralciato da questi ingressi, se mai lo è da problemi comportamentali, che però non hanno certo a che fare con le etnie. Su questo pregiudizio bisogna ancora lavorare molto».
Dopo anni di crescita della presenza di alunni stranieri, si può dire che il meccanismo all’Ic 11 è abbastanza rodato, anche se bisogna tenere alta la guardia dell’inclusione tutti i giorni. I numeri la dicono lunga, in questo caso: alla scuola dell’infanzia dell’Ic 11, dove ci sono 7 sezioni con 22 alunni, i bimbi stranieri sono circa 100; alla primaria, su tre plessi ce ne sono quasi 300, mentre alle medie ce ne sono 90. «Con questi numeri, oltre alla didattica — dice Massaro — è indispensabile incentivare momenti culturali congiunti».
E il Natale? «Noi qui procediamo senza irrigidimenti ideologici, facciamo in base alle classi e in base ai bambini. Il presepe viene proposto in quelle classi dove tutti i genitori sono d’accordo, ma non si fanno canti religiosi per esempio. In alcune classi negli anni scorsi invece si è fatto un albero di Natale decorato in modo etnico». Insomma: si fa sul momento in base alle persone e alle sensibilità, che non sono ovviamente tutte uguali tutti gli anni. «Le esperienze standardizzate — conclude Massaro — non tengono conto della complessità, quindi non le applichiamo».
Boom Per anni c’è stata una crescita esponenziale degli alunni stranieri: dopo lo smarriment o iniziale dei docenti e delle famiglie, abbiamo trovato un equilibrio Il Natale «Alcune classi fanno il presepe, altre l’albero etnico: l’ideologia non serve in scuole così» Corsi Organizzia mo dei corsi di italiano per le donne straniere: facciamo leva principalme nte su di loro, anche favorendo lo scambio con le mamme italiane