«Il mestiere dell’ala è stato rivoluzionato Verdi è forte, gli manca solo continuità»
L’ex esterno del Milan, oggi procuratore, analizza il duello di domani sera
Oscar Damiani ieri, Suso e Verdi oggi…
«No, io ero un’ala, sai, una volta si giocava a uomo e davanti avevo Cabrini e Kawasaki Rocca. Quando attaccavano loro, io dovevo rincorrerli anche per 40 o 50 metri, quando attaccavo io mi dovevano rincorrere loro». E tutto finiva lì? «Ero un’ala attaccante, o meglio forse un attaccante aggiunto, ho fatto più di 100 gol, dei quali una trentina di testa. Ora è tutta un’altra storia».
Come tutta un’altra storia, perché?
«C’è più tattica, le ali sono diventate esterni, e gli esterni sono indottrinati, dovendo giocare sempre con la squadra e soprattutto per la squadra. Il calcio è cambiato dai miei tempi, è molto diverso. Causio, Bruno Conti, Claudio Sala erano tornanti, ora Verdi e Suso hanno altri compiti. Al massimo…». Al massimo? «Verdi e Suso si possono avvicinare a Conti, hanno caratteristiche differenti da quelle che avevo io, Sala e Causio. Se proprio mi chiede di dover fare un paragone…». Certo che glielo chiedo. «Mi rivedo in Chiesa, lui ha la gamba e la corsa per fare anche tutto il campo come facevo io. Il che non significa che Suso e Verdi non siano bravi, tutt’altro, eccome se lo sono».
Ma prima era più facile o più difficile giocare sui lati del campo?
«Per certi versi era più facile, avendo maggiore libertà e meno vincoli tattici. Ora i solisti fanno più fatica, ma mi creda, Causio, Sala e Conti sono stati campioni straordinari e oggi lo sarebbero ancora di più per la loro qualità e intelligenza».
Perché lei si è tolto dalla lista? Forse per non sembrare presuntuoso?
«No, perché io portavo anche la croce, soprattutto alla Juventus quando Causio giocava mezzala».
Quella croce che ora devono portare anche Verdi e Suso, non potendo permettersi solo di cantare.
«Gliel’ho già detto, al di là delle qualità che hai una mano alla squadra devi sempre garantirla, altrimenti o sei un fenomeno o stai a guardare». E Suso e Verdi cosa sono? «Due giocatori molto bravi, che possono e devono crescere ancora. Prendiamo Verdi…». Sì, prendiamo Verdi. «Calcia il pallone con tutti e due i piedi e ha un grande tiro, sotto questo aspetto è un grande giocatore. Ha fatto passi avanti importanti da quando è al Bologna, ma una cosa gli manca ancora». Quale? «La continuità. Fa una, due partite da giocatore straordinario, poi ti aspetti che la partita dopo si ripeta e invece si fa apprezzare di meno. Nel Bologna va bene anche così, ma per giocare a grandissimi livelli non basta. Se sei in una squadra da scudetto, devi essere sempre da 6/6,5 e spesso da 8, altrimenti al tuo posto gioca un altro. E questo non vale solo per Verdi, ma per tutti i giocatori del mondo».
Di conseguenza anche per Suso.
«Certo, ma devo dire che da un paio di anni a questa parte mi sembra che Suso una certa continuità l’abbia trovata».
Vede una somiglianza tra l’uno e l’altro?
«Sono tutti e due bravi a saltare l’uomo, e sempre tutti e due hanno anche il gol addosso». E dove sono diversi? «Verdi ha il piede destro come il sinistro, a differenza di Suso praticamente solo mancino ma in possesso di un dribbling eccezionale e più continuo ad altissimo livello. Comunque, fatemelo dire, beato chi ha giocatori come loro che sanno saltare l’uomo nel breve e nel medio lungo. Nel lungo invece ce n’è uno più bravo». Chi? «Federico Chiesa, è il più forte di tutti».
Verdi e Suso sono due ali di grande valore e nel calcio moderno devono giocare sempre con la squadra, ai miei tempi c’era più libertà di inventare Beato chi ha giocatori così bravi, anche se in Italia il numero uno è Chiesa della Fiorentina, bravo anche sulla lunga distanza