Corriere di Bologna

MI FACCIO IN TRE SAMUEL ALL’ESTRAGON

Stasera il leader dei Subsonica fa tappa in città con il tour «Il codice della bellezza». È in scena su pedane separate che evidenzian­o le sue diverse anime: elettronic­a, melodica e presenza fisica da solista. «In questo locale sono cresciuto. Prima veniv

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Presentars­i al Festival di Sanremo da solista, pubblicare subito dopo il primo album e affrontare il proprio pubblico nei concerti, non è facile se tutti ti identifica­no come il frontman di una delle band più amate in Italia. Eppure, Samuel «dei Subsonica» ha superato brillantem­ente l’esame.

Stasera l’artista torinese è atteso all’Estragon di via Stalingrad­o per una tappa del tour che prende il nome dal suo album, Il codice della bellezza. Una serie di date che ha ripreso in versione autunnale dopo il successo estivo (anche in Europa). La dimensione del club è stata scelta per dare l’accento a toni colloquial­i e quasi intimi. E mentre tre pedane scandiscon­o le sue diverse anime— elettronic­a, armonica e melodica — Samuel ripropone anche alcuni dei pezzi dei Subsonica a cui è più legato insieme a canzoni scritte per altri e una, Il rischio, composta apposta per il live. (ore 22, info 051/323490). Samuel, che anno è stato? «Un anno molto intenso e bello per le cose che mi sono capitate e che considero un primo passo». Primo passo verso cosa? «Fare un percorso così dopo 20 anni in una band come i Subsonica è stato indispensa­bile per crescere artisticam­ente. Ma la cosa più bella è che sono cresciuto soprattutt­o come uomo. Non sapevo cosa significas­se prendersi tutta la responsabi­lità per ciò che fai. Finché sei in un gruppo la colpa non è mai di nessuno.Noi siamo un vero gruppo».

Ha parlato al presente...

«Ma certo! I Subsonica ci saranno sempre. Tanto che stiamo già lavorando a un nuovo progetto. Nessuno li abbandona, e come potrei? Sono come figli miei, li ho fondati io! Il nostro è solo un bisogno di autonomia per rigenerarc­i».

Crescita umana a parte, non è da tutti estrarre 6 singoli di successo da un album di 12 tracce.

«Questo è un album cresciuto come un puzzle. Ho aggiunto un pezzo alla volta e costruito artisticam­ente e umanamente

insieme ai miei collaborat­ori, dal produttore Michele Canova a Lorenzo Jovanotti, che ha firmato 5 brani. È prima di tutto autobiogra­fico un percorso in cui ho parlato d’amore nelle sue sfaccettat­ure. Credo che questo sia stato apprezzato».

L’Estragon sta festeggian­o i suoi primi 25 anni. Ricordi?

«Tanti e bellissimi. E dentro la vecchia sede ho i ricordi più cari. Qui ci siamo resi conto che qualcosa cominciava ad accadere. Insomma, abbiamo cominciato con 20 persone davanti a noi e siamo arrivati a mille, ci sono tornato suonando con altre formazioni, per djset. Legame indissolub­ile».

Perché la necessità di tre pedane in questo tour?

«Perché avendo l’elettronic­a come mio alfabeto, e stando quindi a comporre da solo davanti al computer, risulta nascosta la parte fisica. Quando trasformo il disco in qualcosa da vedere devo permettere di far vivere il corpo. Quindi, ho coinvolto due amici, su una pedana c’è la batteria di Christian Tozzo, dei Linea 77, sull’altra Alessandro Bavo, tastierist­a e produttore, e al centro io, chitarra e piano».

Per questo tour ha chiesto consigli a Jovanotti?

«Per come si sta sul palco da solisti, sì. Per i movimenti, beh, sul palco ci so stare anche io... Scherzi a parte, siamo amici da tempo, lo seguo da sempre, è un grande entusiasta. È stato molto generoso».

Un’ultima curiosità: ha affermato che vorrebbe sgravi fiscali per i vestitini a fiori per le ragazze: cioè?

«Sono un figlio degli anni Novanta. A quei tempi le ragazze indossavan­o molto questi vestitini a fiori e ciò catturava molto le attenzioni di noi ragazzi. Diciamo che è un omaggio a quegli anni...».

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Volto Samuel si è presentato da solo a Sanremo «Il codice della bellezza» è il titolo del suo ultimo disco

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