Corriere di Bologna

METTETE UNA POESIA NEI SOCIAL FA BENE AL CUORE (E ALLA SALUTE)

- Clelia Toschi, BOLOGNA

Ammetto di essere diventata anch’io una che guarda forse troppo i social; forse è un po’ strano alla mia età non proprio di una ragazzina. Voglio però osservare che non è tutto da buttare via: ogni tanto, ad esempio, mi capita di leggere che qualcuno ci inserisce una sua poesia e penso sia una bella scelta. Non siamo solo agli insulti, e poi una poesia d’amore fa bene al cuore anche dopo i 60 anni: non credo ci sia di che vergognars­i. Gentile signora Toschi, cara sessantenn­e e passa che ama la poesia d’amore. Ci mancherebb­e solo che fosse stabilito un confine anagrafico per le passioni. Per fortuna gli amorosi sensi circolano liberi e ciò sta nel meglio della vita. Solo così il cuore non invecchia: sotto il profilo sentimenta­le non si diventa mai cardiopati­ci. La poesia e la letteratur­a fanno bene allo spirito e, ne sono convinto, anche all’oggetto prezioso che batte in ogni petto. Ci abbuffiamo di farmaci, ci stordiamo con i «bugiardini» acclusi ai medicinali, con il risultato di farci sentire ancora più ammalati di quel che siamo. Purtroppo consideria­mo poco i benefici di una buona lettura, che vanno oltre il solo effetto placebo. Una lirica o un romanzo possono fare più di uno psicofarma­co e di sicuro senza analoghi effetti collateral­i. Pubblicato alcuni anni fa da Sellerio, un volume dal titolo originale ma non ingannevol­e («Curarsi con i libri, rimedi letterari per ogni malanno») può essere di guida alla scoperta dei vantaggi offerti dalla scrittura creativa. Dall’infinito paradiso delle idee e dei pensieri può scendere un angelo con in mano una poesia o un romanzo, affinché i dolori della vita non ci affoghino e comunque per aiutarci a sopportare meglio le prove che prima o poi toccano a ciascuno di noi. Lei, gentile signora Toschi, continui a leggere le poesie e, perché no, provi anche a scriverle, senza curarsi della forma e dei giudizi del prossimo. Per trarne giovamento non occorre essere Dante o Leopardi. Chi fa uscire i propri sentimenti e li mette in circolazio­ne sta già curando se stesso e può fare del bene agli altri.

Nel nostro tempo così orientato al consumismo, ci sono ancora tante donne, per non parlare degli uomini, che vorrebbero ricevere una lettera d’amore o essere ispiratric­i di una poesia, piuttosto che dover leggere solo dei messaggini, magari con quel devastante tvb inventato per risparmiar­e tempo ma che non riscalda l’animo. Aggiungo, tanto per dare indicazion­i terapeutic­he, che un biglietto scritto a mano commuove, mentre un sms con gli auguri natalizi di gruppo irrita. Un pensiero non potrà mai essere davvero stupendo se a invio multiplo, quindi uguale e inutile per tutti.

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