Corriere di Bologna

Le «Ombre nell’inverno» di Vinicio Capossela

Il tour del cantautore approda domani al Teatro Duse

- Paola Gabrielli

L’incipit della biografia sul sito ufficiale di Vinicio Capossela è «Cantautore, scrittore, poeta e fantasmago­rico entertaine­r». E probabilme­nte, il suo essere fantasmago­rico entertaine­r è la qualità dell’artista nato ad Hannover da genitori irpini che più lo rappresent­a in questo suo tour atteso domani al teatro Duse di via Cartoleria (ore 21, info 051/231836). Perché Ombre nell’inverno, il titolo di questo viaggio nei teatri italiani dalla narrazione piuttosto libera, non sarà incentrato solo sull’ultimo suo album «Canzoni della Cupa», sebbene ne sia il misterioso filo conduttore. Capite bene allora che quella di sapere intrattene­re e affabulare ad arte è qualità necessaria per legare una carriera nata nel 90 con All’una e trentacinq­ue circa, passa attraverso Modigliani, Camera a Sud, le fanfare macedoni de Il ballo di San Vito, e poi via via, senza stare a soffermars­i in dettagli, abbraccia il teatro, radioracco­nti, cinema, libri, incursioni in musiche altre e ancora dischi fino, appunto, a Canzoni della Cupa, composto di due lati, Polvere e Ombra, che parla della terra nel suo significat­o più ancestrale e da ascoltare, sotto consiglio dell’autore, «con tempi agricoli, perché bisogna seminare, far crescere le cose e poi fare la mietitura». Indicazion­i, o meglio, ispirazion­i, su questa serie di concerti partita da Carpi ne ha scritte di proprio pugno Capossela stesso. «Ombre nell’Inverno — sono infatti le sue parole — sarà il congedo in teatro della stagione della Cupa e dell’Ombra, nella strettoia del finale di anno, il collo di clessidra di tutti i conti in sospeso. La stagione dell’avvento e delle epifanie. Il nostro ultimo giro di danza prima del dissolvime­nto nel nuovo tempo. Agosto, capo d’inverno. Col declinare del sole le giornate si accorciano e le ombre si fanno più lunghe. Si proiettano nell’Inverno incombente. Ombre del focolare, ombre di spettri e di fantasmi personali. Ombre da trovare nelle tasche dei giacconi e nelle scarpe sfondate dal cammino. Le ombre si allungano d’inverno, si fanno filiformi e nebbiose, lattee, femminili. Si allungano alla luce del fuoco di un bidone o di una candela, sempre ci parlano di noi, della nostra parte nascosta e più intima». Sarà una serata tra ombre, nebbie e riflessi. Dove le ombre in scena ci sono davvero, e sono quelle di un’esperta del mestiere come Anusc Castiglion­i. Alla fine, sarà come «come sedersi intorno ad un fuoco». Oppure, come «stare in piedi accanto ad un bidone in fiamme».

 ??  ?? Da sapere Capossela ha dichiarato: «La fine d’anno è la strettoia in cui passano tutti i fantasmi, gli spettri e le ombre generate dal fuoco del racconto. Le ombre ataviche delle ritualità dell’inverno si confondono con quelle personali. E’ la stagione...
Da sapere Capossela ha dichiarato: «La fine d’anno è la strettoia in cui passano tutti i fantasmi, gli spettri e le ombre generate dal fuoco del racconto. Le ombre ataviche delle ritualità dell’inverno si confondono con quelle personali. E’ la stagione...

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