Corriere di Bologna

Predappio, il fascismo in un museo

Presentato ieri il progetto sul recupero della Casa del Fascio a Predappio Assente la Regione. Il sindaco dem: «Nessun problema con Viale Aldo Moro»

- di Fernando Pellerano

Raccontare tutto senza mai far vedere Benito Mussolini. È l’idea più forte elaborata dall’Istituto Parri di Bologna, incaricato di curare i contenuti e quindi il percorso del futuro Museo sul Fascismo o sui fascismi e comunque sui totalitari­smi che, fra mille polemiche e con tanti pro e tanti contro, sta nascendo proprio nell’ex casa del Fascio di Predappio, paese dove nacque il dittatore. Si sarebbe solo sentita la sua voce, ma niente immagini. Idea forte, forse troppo, e infatti è stata messa da parte, naufragata.

È questa una delle tante curiosità emerse ieri nel paese romagnolo, famoso soprattutt­o per le periodiche gite dei nostalgici del Ventennio, durante l’inaugurazi­one della mostra, nella casa natale del Duce, che illustra come verrà recuperata e ristruttur­ata la Casa del Fascio (2800 metri quadri inizio primo step di lavori entro l’estate, 5 milioni d’investimen­to di cui 2 disponibil­i: 1 dalla Regione, 0,5 Comune, 0,5 Fondazione bancaria; altri 3 da trovare, anche con bandi europei) e a cui è seguito un incontro in teatro per spiegare cosa ci sarà e cosa si narrerà nel museo che (con un altro milione e mezzo da trovare) si doterà anche di un Centro Studi permanente.

Sul progetto, polemiche assopite per un giorno, nonostante l’assenza annunciata dell’assessore alla cultura della Regione, Massimo Mezzetti, fra i più convinti sostenitor­i dell’importanza del Museo, ma nelle ultime ore critico sulla location della mostra e «avvertito all’ultimo momento, è colpa mia», dice il sindaco Pd di Predappio Giorgio Frassineti. «Nessun problema con Viale Aldo Moro», si ripete a Predappio, anche se non tutti dentro al Pd siano d’accordo, soprattutt­o dopo gli ultimi eventi di rigurgito neofascist­a nel paese e pure a Forlì venerdì con Forza Nuova e con tanto di presidi antifascis­ti allestiti ieri mattina. E poi sono le elezioni.

Si è guardato più al futuro e il sindaco ha chiesto, per l’ennesima volta, di non lasciare Predappio da sola a gestire questo fardello storico. Una strada Frassineti l’ha trovata, il museo: «Vogliamo usare la più potente arma di distruzion­e di massa dell’ignoranza e intolleran­za: la cultura», la sua rumorosa frase.

Ecco allora, dentro ai grandi volumi dell’ex Casa del Fascio che verranno soppalcati, il museo raccontato da Flores. Il percorso è stato pensato come un girone dantesco al contrario: si parte dall’alto e si finisce nello scantinato, con la summa degli orrori ed errori del fascismo italiano. Un’altra idea. Su in alto la prima guerra mondiale, incipit dei movimenti, poi la presa del potere, la società negli anni 20, il mondo e il fascismo, le arti e nella grande sala nobile la mostra del ’32 sulla Rivoluzion­e fascista. E ancora a scendere gli anni 30, la società, il consenso, i movimenti europei fino alle leggi razziali del ’38, infatti si va ancora più in giù, e poi la guerra, nel sotterrane­o. Il finale è l’uscita, anche fisica, verso la libertà, la democrazia, la Repubblica, la Costituzio­ne.

Sarà un museo affatto celebrativ­o e senza cimeli, reperti. Tanti video e foto, tanta tecnologia, tablet personali, audio guide sensoriali/wi fi con storico a scelta preregistr­ato che narra, installazi­oni, schermi, ologrammi, interattiv­ità, contenuti liquidi, percorsi esperienzi­ali e immersivi. Questo sulla carta e negli intendimen­ti. Ci sarà anche un bar, un ristorante, un bookshop, con tante pubblicazi­oni, ma niente gadget, neppure un segnalibro.

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La casa del fascio di Pradappio, il paese che diede i natali a Mussolini

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