Il Marconi e gli appalti dell’handling I sindacati chiedono l’accordo quadro
Sale la tensione allo scalo per la vertenza degli addetti: in 36 rischiano il lavoro
La maggioranza dei dipendenti è composta da persone straniere, che sono da anni in aeroporto: «Alcuni hanno problemi di inidoneità fisica, ma vanno comunque salvaguardati», avverte la sindacalista.
Domani ci sarà l’incontro in Città metropolitana per discutere della vertenza. E se finora la situazione non è esplosa, il confronto rischia di infuocarsi proprio sotto le feste. Un film già visto, pochi mesi fa, con il lungo braccio di ferro fra sindacati, Alpina e Gh: «Ci troviamo un’altra volta in una situazione che rischia di diventare pesante all’avvio del picco di Natale: non capiamo perché si sia deciso di gestirla di nuovo così», attacca Mascoli. Intanto i sindacati hanno deciso di presentare una piattaforma per chiedere un protocollo di sito, sul modello visto recentemente all’Interporto. Un modo per definire delle regole d’ingaggio tra tutti gli attori — Aeroporto, sigle, istituzioni — che garantiscano la tutela della legalità e occupazionale. E per evitare di aprire una vertenza ad ogni cambio di appalto.
Il documento proposto dai sindacati prevede un monitoraggio continuo per mappare la situazione di appalti e subappalti al Marconi. E, per salvaguardare i dipendenti nel cambio appalto, si chiede una clausola sociale che mantenga i trattamenti economici e normativi già acquisiti, oltre alla possibilità, nel caso la società subentrante sia una coop, di non associarsi. Per quanto riguarda i lavoratori dell’handling, il protocollo prevede una sezione a parte. E tra i vari punti, c’è anche la salvaguardia dell’articolo 18: insomma, se passasse la bozza proposta dai sindacati, nel cambio di appalto i dipendenti non avrebbero il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act ma le vecchie tutele. Ma la discussione è appena all’inizio.