Corriere di Bologna

«Vittorie brutte e cattive E non è mai finita» La parabola di Matteo

- di Enrico Schiavina © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Protagonis­ta domenica di una vittoria brutta, sporca e cattiva — quindi molto da Fortitudo, verrebbe da dire — prendendo sul -12 a fine terzo un fallo tecnico che ha girato umori ed inerzia di un match che si stava mettendo malissimo, Matteo Boniciolli il suo primo lunedì tranquillo dopo tanti affanni se l’è giocato nel migliore dei modi. Ha presentato ieri il lavoro su cui ha investito più tempo ed energie da molti mesi a questa parte, Fortitudo a parte, s’intende, Non è mai finita, la sua autobiogra­fia.

Il coach ha scritto un libro e per sentirne parlare è arrivata tanta gente, ieri a Palazzo d’Accursio: su tutti Giorgio Comaschi ed Eraldo Pecci a fargli da scorta personale, ma poi tanti pezzi importanti della Bologna del basket, non solo fortitudin­a. Con diversi ospiti speciali in ruoli insoliti, ad esempio il rettore Ivano Dionigi, appassiona­to di canestri pesaresi, o il maggiorent­e del Pd Gianni Cuperlo, che di Boniciolli è stato compagno di liceo e di squadra alla Servolana Trieste.

L’ha scritto assieme a due giornalist­i, Alessandra Giardini e Giorgio Burreddu, abili nel trattare le storie di sportivi di vario genere, scelti per aiutarlo a raccoglier­e il racconto di una vita a bordo campo, che parla soprattutt­o di emozioni del quotidiano prima che di canestri.

«La lampadina — racconta il coach — si accese a fronte di un’intervista in cui mi si chiedeva di parlare di tutto fuorché di basket, il merito è tutto loro». Parla da allenatore, ma in realtà nel libro viene fuori di tutto: il bimbo e poi ragazzo triestino e l’uomo che ha messo su famiglia e l’ha potata in giro per il mondo, comprese entrambe le sponde bolognesi, a inseguire con lui il suo sogno.

È il personaggi­o del giorno, il coach che ha appena visto passare i fantasmi di una terza sconfitta consecutiv­a potenzialm­ente devastante, e che dopo la tremenda fatica fatta per piegare Forlì si è accasciato a sedere davanti alla sua panchina, esausto come e più di quelli che l’hanno giocata: «Non per fare scena, ma perché non ne potevo veramente più. In questo lavoro ogni volta si muore». È lo strano mestiere raccontato nel libro, quello che «mi piace perché fa un bel rumore», scrive, e che lo ha sottratto a una carriera già pronta da rappresent­ante di estintori, grazie alla spinta della futura moglie in un momento di difficoltà: è il primo di una lunga serie di aneddoti raccolti nelle 360 pagine. Edito da Absolutely Free e già in libreria da qualche giorno, i proventi di Non è mai finita andranno tutti all’Istituto di oncologia pediatrica Fieop.

In questo lavoro ogni volta si muore Mi sono accasciato domenica non per fare scena ma perché non ne potevo proprio più

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Acclamato Boniccioll­i ha presentato ieri il suo libro

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