Il sindaco, la leghista e il quadro conteso
Esposto della Lega. E lei lo riconsegna: ombre inaccettabili
Il sindaco Merola ha deciso di dare in comodato d’uso un quadro di Aldo Borgonzoni raffigurante il sindaco Dozza alla dirigente Rita Iannucci quando è andata in pensione. La storia è stata raccontata dal quotidiano La Verità. La nipote del pittore Lucia Borgonzoni (Lega Nord) ha deciso di presentare un esposto sulla vicenda. Ma la dirigente ha prevenuto tutti decidendo di restituire il quadro: «Su di me ombre inaccettabili».
Il sindaco della Resistenza, un suo ritratto donato a Imbeni e il pittore Aldo Borgonzoni: tutti chiamati in causa nella nuova polemica di Palazzo che fa litigare la consigliera leghista Lucia Borgonzoni, nipote del pittore scomparso nel 2004, e il sindaco Virginio Merola. È iniziato tutto con un gesto che voleva essere d’affetto ma si è ritorto contro il primo cittadino. Il 27 ottobre è andata in pensione una storica dirigente del Comune, Annarita Iannucci, prima e unica donna a ricoprire il ruolo di capo di gabinetto nel Comune di Bologna, con il sindaco Imbeni, e dipendente comunale con 37 anni di servizio. Alla festa di pensionamento in Sala Rossa, Merola l’ha «omaggiata» concedendole in comodato d’uso il quadro «Ritratto di Giuseppe Dozza sindaco della Liberazione», simbolo indimenticato di buona politica, opera dell’avo dell’esponente del Carroccio, che lo regalò a Imbeni nel 1984. La dirigente in pensione è però la stessa condannata dalla Corte dei Conti insieme al sindaco per la vicenda del contratto dell’ex capo di gabinetto Marco Lombardelli.
La storia, tirata fuori ieri da un articolo del quotidiano La Verità, ha mandato su tutte le furie Lucia Borgonzoni. «Mi aspetto che il quadro di mio nonno, come tutto quello che si trova fuori dal Comune in comodato a privati, per cui non fruibile al pubblico, torni oggi stesso a palazzo — ha avvertito la consigliera — oltre a depositare un esposto per questo, ho già chiesto l’inventario di tutti i beni donati ai sindaci e rimasti all’amministrazione. Non è lecito — l’affondo — compiere gesti d’affetto con un bene pubblico».
Già ieri pomeriggio, però, appena la polemica ha iniziato a montare la dirigente in pensione ha fatto un passo indietro, annunciando la restituzione del quadro conteso. ««Ho passato la mia vita a risolvere i problemi del Comune e non intendo certo alimentare una vicenda raccontata con toni che non posso accettare e che gettano un’ombra su un gesto di affetto che il sindaco Virginio Merola ha avuto per me». «So cosa significa custodire un bene pubblico — si chiama fuori dalla querelle Iannucci — al contrario di quello che si adombra in un articolo apparso oggi e dove addirittura si evoca la fantomatica possibilità che io possa vendere il quadro o passarlo ai miei eredi. A me basta la soddisfazione del gesto che, nelle intenzioni di chi lo ha fatto, voleva semplicemente ricordare quel grande esempio di buona politica e buona amministrazione che è stato Giuseppe Dozza. Per me questo è tutto». Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa per le opposizioni. Alle proteste della Borgonzoni, che annuncia la volontà di voler andare fino in fondo con l’esposto in Procura, si accoda il grillino Massimo Bugani: «Non solo questa amministrazione, questo sindaco e l’assessore Gambarelli non sono in grado di valorizzare l’immenso patrimonio culturale bolognese, ma ora veniamo pure ad apprendere che lo regalano e lo infilano nelle case dei dirigenti come se fossero dei gadget presi in gita». A nulla è servita la precisazione di Palazzo d’Accursio che ha spiegato che il quadro rimaneva comunque di proprietà comunale, che poteva richiederne la restituzione in qualsiasi momento».