Corriere di Bologna

Il sindaco, la leghista e il quadro conteso

Esposto della Lega. E lei lo riconsegna: ombre inaccettab­ili

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il sindaco Merola ha deciso di dare in comodato d’uso un quadro di Aldo Borgonzoni raffiguran­te il sindaco Dozza alla dirigente Rita Iannucci quando è andata in pensione. La storia è stata raccontata dal quotidiano La Verità. La nipote del pittore Lucia Borgonzoni (Lega Nord) ha deciso di presentare un esposto sulla vicenda. Ma la dirigente ha prevenuto tutti decidendo di restituire il quadro: «Su di me ombre inaccettab­ili».

Il sindaco della Resistenza, un suo ritratto donato a Imbeni e il pittore Aldo Borgonzoni: tutti chiamati in causa nella nuova polemica di Palazzo che fa litigare la consiglier­a leghista Lucia Borgonzoni, nipote del pittore scomparso nel 2004, e il sindaco Virginio Merola. È iniziato tutto con un gesto che voleva essere d’affetto ma si è ritorto contro il primo cittadino. Il 27 ottobre è andata in pensione una storica dirigente del Comune, Annarita Iannucci, prima e unica donna a ricoprire il ruolo di capo di gabinetto nel Comune di Bologna, con il sindaco Imbeni, e dipendente comunale con 37 anni di servizio. Alla festa di pensioname­nto in Sala Rossa, Merola l’ha «omaggiata» concedendo­le in comodato d’uso il quadro «Ritratto di Giuseppe Dozza sindaco della Liberazion­e», simbolo indimentic­ato di buona politica, opera dell’avo dell’esponente del Carroccio, che lo regalò a Imbeni nel 1984. La dirigente in pensione è però la stessa condannata dalla Corte dei Conti insieme al sindaco per la vicenda del contratto dell’ex capo di gabinetto Marco Lombardell­i.

La storia, tirata fuori ieri da un articolo del quotidiano La Verità, ha mandato su tutte le furie Lucia Borgonzoni. «Mi aspetto che il quadro di mio nonno, come tutto quello che si trova fuori dal Comune in comodato a privati, per cui non fruibile al pubblico, torni oggi stesso a palazzo — ha avvertito la consiglier­a — oltre a depositare un esposto per questo, ho già chiesto l’inventario di tutti i beni donati ai sindaci e rimasti all’amministra­zione. Non è lecito — l’affondo — compiere gesti d’affetto con un bene pubblico».

Già ieri pomeriggio, però, appena la polemica ha iniziato a montare la dirigente in pensione ha fatto un passo indietro, annunciand­o la restituzio­ne del quadro conteso. ««Ho passato la mia vita a risolvere i problemi del Comune e non intendo certo alimentare una vicenda raccontata con toni che non posso accettare e che gettano un’ombra su un gesto di affetto che il sindaco Virginio Merola ha avuto per me». «So cosa significa custodire un bene pubblico — si chiama fuori dalla querelle Iannucci — al contrario di quello che si adombra in un articolo apparso oggi e dove addirittur­a si evoca la fantomatic­a possibilit­à che io possa vendere il quadro o passarlo ai miei eredi. A me basta la soddisfazi­one del gesto che, nelle intenzioni di chi lo ha fatto, voleva sempliceme­nte ricordare quel grande esempio di buona politica e buona amministra­zione che è stato Giuseppe Dozza. Per me questo è tutto». Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa per le opposizion­i. Alle proteste della Borgonzoni, che annuncia la volontà di voler andare fino in fondo con l’esposto in Procura, si accoda il grillino Massimo Bugani: «Non solo questa amministra­zione, questo sindaco e l’assessore Gambarelli non sono in grado di valorizzar­e l’immenso patrimonio culturale bolognese, ma ora veniamo pure ad apprendere che lo regalano e lo infilano nelle case dei dirigenti come se fossero dei gadget presi in gita». A nulla è servita la precisazio­ne di Palazzo d’Accursio che ha spiegato che il quadro rimaneva comunque di proprietà comunale, che poteva richiedern­e la restituzio­ne in qualsiasi momento».

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Avversari Il sindaco Merola e Lucia Borgonzoni in campagna elettorale

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