Corriere di Bologna

«E adesso speriamo di arrivare ultimi»

Alberto Guidetti de Lo Stato Sociale ironizza sulla partecipaz­ione del gruppo pop al Festival di Sanremo: «Secondo noi non hanno capito con chi hanno a che fare»

- di Mauro Giordano

«Sul palco dell’Ariston porteremo noi stessi, senza compromess­i e speriamo…di arrivare tra gli ultimi». Lo Stato Sociale, giovane gruppo elettropop legato alla Garrincha dischi, quest’anno porteranno Bologna sul palco dell’Ariston.

«S ul palco dell’Ariston porteremo noi stessi, senza compromess­i e speriamo…di arrivare tra gli ultimi». Un po’ di Bologna a Sanremo come ogni anno ci sarà, ma per la 68esima edizione del festival della canzone italiana (dal 6 al 10 febbraio 2018) i portabandi­era delle Due Torri di vincere non hanno nessuna intenzione. E se nel 2016 gli Stadio sbaragliar­ono tutti i pronostici arrivando al trionfo, l’anno prossimo Lo Stato Sociale, giovane gruppo elettropop legato alla Garrincha dischi, proverà invece a rinverdire il mito del «meglio andare male, come successo a Vasco Rossi». Alberto «Bebo» Guidetti, alla drum machine della band, è uno dei fondatori del terzetto, poi diventato quintetto, che dal 2009 ha scalato le classifich­e italiane.

Guidetti, venerdì sera ecco l’elenco dei big in gara a Sanremo annunciato su Rai 1. Ci siete anche voi. Che succede?

«Sapevamo di essere in lizza perché avevamo scelto un brano da candidare e aspettavam­o novità. Non eravamo insieme e lo abbiamo saputo nei modi più diversi, con messaggi di amici, mentre eravamo a bere qualcosa in giro. Alcuni a Bologna, altri a Milano. Una sorpresa per tutti».

Per la gioia delle mamme e delle nonne.

«La reazione più assurda l’ha avuta la nonna di Enrico. Lui ha mandato un sms con scritto “Andiamo a Sanremo”. Lei ha risposto “In gita?”». Su Twitter il vostro annuncio è stato «È tutto vero, andiamo

Abbiamo deciso di partecipar­e perché vogliamo portare Lo Stato Sociale al 100% sul palco. Ho sempre guardato la kermesse: l’ho sempre ritenuta un termometro del Paese, nel bene e nel male, e la casa della canzone popolare italiana»

a svaligiare il bar del festival». Avete già prenotato?

«Siamo già stati a Sanremo l’anno scorso come inviati delle Iene. Diciamo che in quei giorni c’è un’atmosfera unica, con situazioni particolar­i».

Come spesso accade quando una band del mondo indie, alternativ­e e legata ai centri sociali partecipa a eventi di questo tipo, ma soprattutt­o al Festival, si scatenano anche gli attacchi di chi vede tradito un modo diverso di fare musica.

«È già capitato con altri come gli Afterhours, i Marlene Kuntz o Marta sui Tubi. I Subsonica agli inizi hanno presentato a Sanremo una delle loro canzoni più belle. Abbiamo deciso di partecipar­e perché vogliamo portare Lo Stato Sociale al 100% sul palco. Non saremo diversi. Non amo i talent show, potrebbero essere più utili in altro modo. Ma ho sempre guardato Sanremo: l’ho sempre ritenuto un termometro del Paese, nel bene e nel male, e la casa della canzone popolare italiana».

Cosa aspettarsi dal singolo «Una vita in vacanza»?

«Per motivi contrattua­li non possiamo anticipare molto. È sicurament­e molto vicino ai nostri primi lavori e alle nostre origini. È nato nell’ultimo anno».

È subito stato definito un Festival con meno talent show tra i protagonis­ti. C’è qualcuno che apprezzate di più tra i vostri concorrent­i?

«Mi pare un elenco eterogeneo, per tutti i gusti. Si è cercato di rimescolar­e le carte dopo anni con molti nomi provenient­i da trasmissio­ni televisive, è positivo. Degli altri io ho tanti ricordi legati a Max Gazzè e alle sue canzoni. E il ritorno dei Decibel di Enrico Ruggeri ci fa sicurament­e piacere». Si tratta pur sempre di una gara. Obiettivo?

«Non siamo i tipi da dire “Televotate­ci”, in fin dei conti non ci importa molto della competizio­ne. Quelli che piacciono a noi di solito arrivano ultimi o quasi. Speriamo di fare lo stesso».

Siete conosciuti per le sorprese sul palco. Già pensato a qualcosa?

«Scaramanti­camente non avevamo preparato nulla. Ci mettiamo al lavoro (ride, ndr). Tornando alla libertà artistica, secondo noi non hanno capito con chi hanno a che fare (ride di nuovo, ndr)».

Sanremo fa rima con il maestro Peppe Vessicchio. Voi avete già scelto il direttore d’orchestra?

«Ancora no. Abbiamo dei nostri amici in lizza e presto sceglierem­o».

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Live Il gruppo de Lo Stato Sociale durante un concerto (foto Lapresse)

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