Corriere di Bologna

Tutti gli interrogat­ivi ancora senza risposta

Come è scappato dalla zona rossa e dall’Italia, chi lo ha aiutato e ospitato, perché ha scelto proprio il bar di Budrio

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Come ha fatto a scappare dalla zona rossa e dall’Italia?

Forse non è il Rambo che si pensava, ma resta un mistero come abbia fatto un uomo che fino ad aprile per le forze dell’ordine italiane era sempre stato solo un rapinatore seriale, anche spietato, ma pur sempre un bandito come gli altri, a scappare dalla zona rossa tra Molinella e Argenta mentre lo braccavano centinaia di militari dei più specializz­ati reparti d’èlite dell’Arma. Come ha fatto a sopravvive­re per almeno qualche settimana tra le paludi e le campagne, ferito e con pochi viveri? E poi, come e quando ha lasciato l’Italia? E da quale frontiera? Le ipotesi degli inquirenti sono che abbia attraversa­to il confine con l’Austria, con la Francia o con la Slovenia grazie a un camionista o a un autobus di pellegrini.

Chi lo ha aiutato?

L’altra domanda che da mesi toglie il sonno agli investigat­ori è chi ha favorito la sua fuga dalla zona rossa e poi dall’Italia. Centinaia di piccoli criminali, banditi, slavi, sinti, badanti, ex compagni di cella tra Bologna e Ferrara sono stati intercetta­ti e interrogat­i in questi mesi. A qualcuno Norbert Feher deve essersi rivolto dopo l’omicidio Fabbri, ferito e senza soldi. Qualcuno potrebbe averlo nascosto mentre centinaia di militari lo braccavano. Ma i blitz non hanno mai portato a nulla. Altri indizi hanno portato gli inquirenti in Spagna, nel giro della droga di Malaga, in Francia, dove il serbo conosce una banda di falsari di documenti, e in Austria, dove c’è una persona che incontra spesso un suo parente du Subotica. Presto la rete dei fiancheggi­atori potrebbe essere svelata.

Perché era in Spagna? La risposta a questa domanda potrebbe portare altre importanti risposte. Perché il fuggitivo ha raggiunto la Spagna? Doveva incontrars­i con qualcuno? C’era una banda o ex compagni di crimini che lì potevano fornirgli una nuova identità e una nuova vita? Inserirlo in traffici illeciti? E se è cosi, perché continuava a vivere come faceva in Italia? Sopravvive­ndo di piccoli furtarelli tra le campagne per trovare qualcosa da mangiare? È possibile che stesse passando da Aragona per raggiunger­e un’altra località della Spagna dove sapeva di poter trovare qualcuno di fidato? Nei suoi anni passati in cella ha mantenuto una corrispond­enza con tre donne che vivono in Spagna: due a Valencia e una cubana residente in un’altra zona. Ma in questi mesi non avrebbe avuto contatti con loro.

Perché quando i carabinier­i lo intercetta­no torna indietro a prendere lo zaino?

La sera dell’8 aprile, mentre sta scappando da Portomaggi­ore dopo aver ammazzato Valerio Verri, alle 19.45 viene intercetta­to da una pattuglia di carabinier­i a Molinella. I tre militari lo seguono a distanza e arrivati in via Spina, al fianco di un boschetto, gli intimano di fermarsi e arrendersi, ma il killer, dopo aver abbandonat­o il Fiorino sul ciglio della strada, si inoltra con molta calma nel bosco, poi si volta e torna indietro, mentre i carabinier­i, armi puntate, si tengono a una distanza di 50 mt. Feher torna al Fiorino e prende dal cassone una zaino militare. Cosa aveva lì dentro di tanto importante da sfidare il rischio di essere raggiunto dai carabinier­i o dai loro colpi pur di recuperarl­o? Armi o documenti falsi? Telefoni? Contatti di persone?

Perché ha assaltato il bar della Riccardina? Una domanda rimasta senza risposta da mesi nonostante gli sforzi degli inquirenti è se il bar Gallo, la sera dell’1 aprile, sia stato assaltato casualment­e o in modo mirato. Nessuno è mai riuscito a spiegare, neanche la vedova di Davide Fabbri, se Feher avesse un conto da regolare con il barista, magari legato a un giro di ricettator­i, visto che il 52enne ammazzato frequentav­a ogni domenica i mercatini dell’usato e colleziona­va armi e orologi. E se il motivo non era un conto in sospeso, è possibile che qualcuno avesse spifferato a quello che fino a quel momento era un rapinatore seriale, che Fabbri aveva in casa armi e orologi? Come poteva Feher pensare di trovare un incasso sostanzios­o da rapinare in uno sperduto bar della Bassa? È stata davvero solo una rapina finita nel sangue?

Chi è Norbert Feher?

La domanda delle domande: chi è davvero il 36enne che in carcere amava spacciarsi per un ex soldato dell’Armata Rossa? Appurato che questa è solo una leggenda, resta il fatto che ha ammazzato almeno cinque persone tra l’Italia e la Spagna. I due agenti della Guardia civil indossavan­o giubbotti antiproiet­tili: lui ha mirato all’inguine e alle cosce. Davvero Feher non possiede un addestrame­nto militare? Cosa faceva in Serbia prima del 2006? Sappiamo con certezza che nel suo Paese è ricercato per una rapina con violenza sessuale, ma non sappiamo nient’altro di lui e del suo passato nella ex Jugoslavia. Troppo giovane per aver combattuto nella guerra dei Balcani, ma in Serbia i campi di addestrame­nto paramilita­ri, anche per i ragazzini, non erano così rari negli anni ‘90.

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