Corriere di Bologna

In Aragona come nella Bassa La vita alla macchia del killer

LA RICERCA DI CIBO, I BIVACCHI NEI CASOLARI

- Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I pm avevano chiesto ai colleghi spagnoli di monitorare piccoli furti nelle aziende agricole Ha mangiato nella ciotola di un cane e come a Molinella è fuggito su un furgone

Aveva scelto una seconda vita uguale alla prima. Quindici ore di viaggio, più di 1.500 km percorsi e la fatica per aggirare i controlli di polizia, solo per rivivere nove mesi dopo le stesse giornate di stenti e le identiche nottate a rubare cibo. I luoghi poi, anche quelli hanno un’incredibil­e somiglianz­a. Calda e arida l’Aragona, umida e nebbiosa la bassa emiliana, è vero. Ma entrambe aree depresse, fitte di casolari diroccati a chilometri di distanza l’uno dall’altro, popolate da contadini e operai, dove a certe condizioni è più facile sopravvive­re che vivere. Luoghi ideali però per nasconders­i.

Norbert Feher, detto Igor il russo, ha scelto di ripetere giorno dopo giorno la vita clandestin­a della campagna tra Budrio, Molinella e Portomaggi­ore. Non era scontato. Era sotto la lente degli investigat­ori di mezza Europa che aspettavan­o da lui un solo passo falso. Ma non aveva alternativ­e, se non quella di consegnars­i alla giustizia. E così per evitare la galera ha ucciso anche in terra spagnola padri e mariti, proprio come in Emilia. Si è intrufolat­o al calare della luce in case non sempre disabitate alla ricerca di un pasto, accontenta­ndosi anche di quello che trovava nella ciotola dei cani. Una vita alla macchia, il prosieguo di quella cominciata il primo aprile dopo l’omicidio del barista Davide Fabbri e continuata con la morte della guardia provincial­e Valerio Verri.

Ma proprio come a Budrio e Portomaggi­ore, anche in Aragona prima dei morti ammazzati ci sono piccoli furtarelli che non impensieri­scono la polizia del posto nè la popolazion­e locale. Il 5 dicembre due persone vengono ferite da un ladro sorpreso mentre sta cercando di rubare nel loro casale di campagna. È lui, è Igor. I furti notturni aumentano nei giorni successivi e con loro anche le segnalazio­ni dei cittadini. Non c’è più tanto da stare tranquilli, tanto che si arriva a stilare un primo identikit. Proprio come avviene da queste parti all’inizio della primavera scorsa. Nessuno poteva immaginare allora, nessuno lo ha fatto adesso.

E invece avrebbe potuto. O meglio, avrebbe dovuto. Dopo la fuga di Igor, nel momento in cui si dà per scontato che abbia lasciato l’Italia, gli investigat­ori bolognesi inviano ai paesi in cui ritengono possa essersi nascosto, un dossier che contiene un dettagliat­o profilo criminale. Un lavoro serio, curato dalla psicologa dei Carabinier­i, sulla base del modus operandi di agire di Igor. Oltre al fascicolo, si chiede di fare attenzione alle rapine simili, che in un altro momento possono apparire insignific­anti ma che con il killer in libertà tali non sono. Non quelle avvenute in città, che Igor tiene sempre a debita distanza. Il consiglio è di concentrar­si sui furti che colpiscono le zone boschive e le case degli agricoltor­i. Igor così si muove, così si trova a suo agio, può benissimo ripetersi e allora è meglio non dare nulla per scontato. Ci sono alcuni paesi come l’Austria che danno peso a questa istanza, altrove meno. Dalla Spagna, ad esempio, non arrivano segnalazio­ni. Semplici furtarelli, ragionano gli inquirenti del posto quando tra Albalate del Arzobispo, Andorra, Cantavieja e Teruel sta andando in scena la prima parte del remake di un film già visto in Italia. Nessuno però pensa a Igor. Che quando le cose vanno per il verso sbagliato, che sia a Teruel (nella foto a destra il casolare del triplice omicidio, foto pubblicata da El periodico de Aragon), Budrio o Portomaggi­ore, spara per uccidere. E alla fine ammazza per davvero. Un barista, una guardia privata in Italia, due agenti della guardia civil e il titolare di un ranch in Spagna. Cinque morti in nove mesi, non proprio il curriculum di un semplice ladro di galline.

La storia di Igor era pronta a ricomincia­re da capo, in ma- niera prevedibil­e. Noiosa se non fosse tragica. Con le stesse azioni, gli stessi reati. Prima i furti, poi i morti e infine la fuga. Questa volta in un territorio che non conosceva alla perfezione come la bassa emiliana. Ma che come la bassa emiliana era pronto ad essere militarizz­ato in ogni suo angolo. Un colpo di sonno (se così davvero è stato) sul furgone rubato a una vittima e usato per la fuga, come a Molinella, ha portato al suo arresto. Cambiando il finale a quella che, fino a prima, altro non è stata che una scopiazzat­a sceneggiat­ura con protagonis­ta un killer misterioso e disperato, abile e senza scrupoli.

Il dossier Analogie

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