Elezioni, Merola nel mirino di Mdp «Il Pd è diviso, Bersani non c’entra»
Articolo 1 stoppa le critiche del sindaco sulla possibile candidatura dell’ex segretario
Mdp questa volta reagisce di fronte al nuovo attacco del sindaco Virginio Merola, che se l’è presa con Pier Luigi Bersani in quanto figura «divisiva» e anche perché una sua possibile candidatura qui in città, secondo il primo cittadino, produrrebbe solo «maggiore astensione». Merola non è nuovo a uscite contro gli ex compagni del Pd che hanno dato vita a Mpd, confluita ora in Liberi e uguali, il movimento di sinistra guidato da Pietro Grasso. Mpd fino ad oggi aveva sempre preferito non replicare. Ma la campagna elettorale è alle porte e anche le strategie cambiano.
Così Vladimiro Ferri, coordinatore bolognese di Mpd, si mette l’elmetto in testa e va alla guerra. «Bersani divisivo? Vorrei che fosse chiaro che noi siamo alternativi e quindi ognuno, con questa brillante legge elettorale, voluta a colpi di fiducia dal Pd, farà la propria gara», affila le armi Ferri. «Se poi guardiamo a quello che è successo al recente congresso del Pd bolognese, a proposito di chi divide, possiamo affermare che non sia stato certamente un bell’esempio di unità». Poi c’è il capitolo del non voto. Che aumenterà, sostiene il sindaco, se l’ex segretario nazionale del Pd decidesse di correre da queste parti. Forse perché, qui più che altrove, disorienterebbe il popolo di centrosinistra, quello delle Feste dell’Unità, che tanto ha amato Bersani e che ancora continua a volergli bene, pur non apprezzando la scelta di mollare il Pd. Qualunque sia la lettura del sindaco, per Ferri è sbagliata. Primo perché «chi si preoccupa, come Merola dell’astensionismo, dovrebbe ricordarsi che le distanze gli elettori le hanno prese da tempo con le urne, perché delusi profondamente dalle politiche governative e del Pd». E in secondo luogo perché Bersani e Liberi e uguali lavoreranno «per portare il maggiore numeri di elettori alle urne». Quindi «Merola stia sereno», è l’invito di Ferri, che volutamente utilizza l’arcinota battuta che Matteo Renzi riservò all’allora presidente del Consiglio Enrico Letta.
Le candidature nei collegi emiliano-romagnoli dei candidati del Pd e della sinistra interessano (e non poco) ai centristi che fanno riferimento all’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che hanno scelto di stare con Renzi. E in un’ottica di coalizione di centrosinistra potrebbero ritrovarsi anche loro candidati da queste parti. «Troppo presto», sorride Galletti, ieri in città con Casini per un saluto natalizio con gli iscritti di Centristi per l’Europa, il loro movimento politico.
L’ipotesi di Bersani in corsa a Bologna «è legittima», sottolinea Galletti. «Questo sistema elettorale gli dà la possibilità di candidarsi in un collegio uninominale e verificare la sua proposta politica». Il ministro e Casini potrebbero essere altri due nomi spendibili, magari non a Bologna, ma nell’area metropolitana sì. «Se mi candiderò qui in Emilia-Romagna io? Chi lo sa. Mi sono sempre candidato qui, quindi non è che sarebbe una grande novità. Se mi piacerebbe? Il problema non è se una cosa piace, ma se si deve fare o meno. Non lo so, non ci ho pensato ancora», la risposta di Casini. Sul tema Galletti è invece di poche parole. «Troppo presto», si limita a dire con un sorriso il ministro dell’Ambiente.
Casini Se mi candiderò in EmiliaRomagna? Non lo so, vedremo Galletti L’ipotesi di una candidatura di Bersani a Bologna è legittima