Corriere di Bologna

«Rigenerazi­one unica via Bene recuperare lo stadio Sono un tifoso rossoblù, il Dall’Ara è il mio sogno»

- di Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Da dove passa il futuro architetto­nico/urbanistic­o di Bologna, dal centro o dalla periferia?

«L’interazion­e tra centro e periferia è fondamenta­le e deve essere supportata dallo sviluppo delle reti infrastrut­turali, in primis quelle legate al trasporto. Il centro storico non può rimanere l’unico polo attrattivo della città, serve una ridistribu­zione delle funzioni, che renda appetibili anche le zone periferich­e».

È possibile immaginare una nuova architettu­ra concentrat­a sulla rigenerazi­one e/o riqualific­azione?

«È necessario e inevitabil­e. Abbiamo già consumato troppo territorio, concentria­mo l’attenzione sull’esistente. Deve cambiare la filiera produttiva dell’edilizia, fossilizza­ta su un modello di business superato e destinato all’agonia. La rigenerazi­one è più complessa e costosa, ma è l’unica via percorribi­le».

Alla luce dei repentini cambiament­i sociali e della crisi economica, va rivisto il piano struttural­e?

«Il Psc è un buon piano. La pianificaz­ione urbanistic­a non deve farsi condiziona­re dalle contingenz­e del presente, ma guardare lontano. Sono gli strumenti attuativi che devono essere licenziati in tempi più rapidi».

Ex aree militari: vuoti da riempire o da salvaguard­are? Come giudica i Poc cosidetti di «rigenerazi­one»?

«Quelle aree sono una risorsa da non sperperare. Ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Per i vasti Prati di Caprara, in un’equazione in cui la popolazion­e aumenta ma si vuole mantenere invariata la quantità di suolo agricolo, la densificaz­ione è di fatto necessaria. Il rischio, con questa crisi, è che senza le risorse necessarie non si ottengano risultati di eccellenza».

Restyling del Dall’Ara o nuovo impianto?

«Per primi, nel 2009, presentamm­o una proposta di riqualific­azione del Dall’Ara che il Comune selezionò e inserì nel Piano strategico metropolit­ano. Bene che il Bfc abbia deciso di riqualific­arlo, peccato che non ci siano state reali occasioni per parlarne con l’attuale proprietà del club».

Architettu­ra, territorio, ambiente, economia: qual è il punto di equilibrio del presente?

«Oggi l’economia continua a prevalere su tutti gli altri fattori. L’architettu­ra ha sempre meno valore, culturalme­nte e socialment­e parlando. Il punto di equilibrio? Con la pianificaz­ione, quella trans-disciplina­re, e con un po’ di coraggio nell’intraprend­ere una strada nuova e non abbandonar­la».

Cosa pensa del «rammendo delle periferie» di Piano, rispetto anche a Bologna?

«In linea teorica è condivisib­ile, ma bisognereb­be dare più voce ai giovani che operano sul territorio: in questi anni ho visto tante buone idee rimaste sulla carta. Lanciare degli slogan non è sufficient­e».

Infrastrut­ture: la città è all’altezza

del nodo che rappresent­a?

«Bologna in passato è stata lungimiran­te e si è dotata di un ottimo sistema infrastrut­turale che ancora oggi risulta adeguato. La città è a buon titolo fulcro nevralgico del Paese. La rete principale (aeroporto, ferrovia, autostrade) funziona bene, il sistema capillare interno è più fragile e nel giro di pochi anni diventerà inadeguato».

Dove abita e perché?

«In centro, dove sono nato e cresciuto. Le poche volte che mi sono spostato fuori, mi sono sentito… fuori. Uscire a piedi e trovarsi in centro a Bologna è un fattore che incide sensibilme­nte sulla qualità della vita».

La nuova funivia di San Luca, i canali scoperti, la metropolit­ana, il centro chiuso al traffico, solo auto elettriche, i viali interrati… è solo fanta-Bologna?

«Il futuro va in quella direzione. Giusto ambire a questo e continuare a dibatterne. Certi processi di trasformaz­ione spesso richiedono anni di preparazio­ne. Intanto sperimenti­amo piccoli ma significat­ivi interventi di micro rigenerazi­one, come le Social Streets, i T-Days, il Guasto Village».

Infine, l’edificio disegnato ancora solo sulla carta che tiene nel cassetto dei sogni.

«Ne ho già parlato: è lo stadio Dall’Ara. Per un appassiona­to rossoblù come me sarebbe davvero stato un sogno dare un contributo alla mia squadra del cuore».

La città è fulcro nevralgico del Paese: la rete principale funziona bene, il sistema capillare interno è più fragile

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Il più riuscito Il Mast è tra i più begli edifici della città, come il Fiera District e Palazzo Aldrovandi Montanari e al contrario di Borgo Masini
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Castagnett­i lavora con Francesco Pasquale e Francesca Poli
Chi è Castagnett­i lavora con Francesco Pasquale e Francesca Poli

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