«Rigenerazione unica via Bene recuperare lo stadio Sono un tifoso rossoblù, il Dall’Ara è il mio sogno»
Da dove passa il futuro architettonico/urbanistico di Bologna, dal centro o dalla periferia?
«L’interazione tra centro e periferia è fondamentale e deve essere supportata dallo sviluppo delle reti infrastrutturali, in primis quelle legate al trasporto. Il centro storico non può rimanere l’unico polo attrattivo della città, serve una ridistribuzione delle funzioni, che renda appetibili anche le zone periferiche».
È possibile immaginare una nuova architettura concentrata sulla rigenerazione e/o riqualificazione?
«È necessario e inevitabile. Abbiamo già consumato troppo territorio, concentriamo l’attenzione sull’esistente. Deve cambiare la filiera produttiva dell’edilizia, fossilizzata su un modello di business superato e destinato all’agonia. La rigenerazione è più complessa e costosa, ma è l’unica via percorribile».
Alla luce dei repentini cambiamenti sociali e della crisi economica, va rivisto il piano strutturale?
«Il Psc è un buon piano. La pianificazione urbanistica non deve farsi condizionare dalle contingenze del presente, ma guardare lontano. Sono gli strumenti attuativi che devono essere licenziati in tempi più rapidi».
Ex aree militari: vuoti da riempire o da salvaguardare? Come giudica i Poc cosidetti di «rigenerazione»?
«Quelle aree sono una risorsa da non sperperare. Ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Per i vasti Prati di Caprara, in un’equazione in cui la popolazione aumenta ma si vuole mantenere invariata la quantità di suolo agricolo, la densificazione è di fatto necessaria. Il rischio, con questa crisi, è che senza le risorse necessarie non si ottengano risultati di eccellenza».
Restyling del Dall’Ara o nuovo impianto?
«Per primi, nel 2009, presentammo una proposta di riqualificazione del Dall’Ara che il Comune selezionò e inserì nel Piano strategico metropolitano. Bene che il Bfc abbia deciso di riqualificarlo, peccato che non ci siano state reali occasioni per parlarne con l’attuale proprietà del club».
Architettura, territorio, ambiente, economia: qual è il punto di equilibrio del presente?
«Oggi l’economia continua a prevalere su tutti gli altri fattori. L’architettura ha sempre meno valore, culturalmente e socialmente parlando. Il punto di equilibrio? Con la pianificazione, quella trans-disciplinare, e con un po’ di coraggio nell’intraprendere una strada nuova e non abbandonarla».
Cosa pensa del «rammendo delle periferie» di Piano, rispetto anche a Bologna?
«In linea teorica è condivisibile, ma bisognerebbe dare più voce ai giovani che operano sul territorio: in questi anni ho visto tante buone idee rimaste sulla carta. Lanciare degli slogan non è sufficiente».
Infrastrutture: la città è all’altezza
del nodo che rappresenta?
«Bologna in passato è stata lungimirante e si è dotata di un ottimo sistema infrastrutturale che ancora oggi risulta adeguato. La città è a buon titolo fulcro nevralgico del Paese. La rete principale (aeroporto, ferrovia, autostrade) funziona bene, il sistema capillare interno è più fragile e nel giro di pochi anni diventerà inadeguato».
Dove abita e perché?
«In centro, dove sono nato e cresciuto. Le poche volte che mi sono spostato fuori, mi sono sentito… fuori. Uscire a piedi e trovarsi in centro a Bologna è un fattore che incide sensibilmente sulla qualità della vita».
La nuova funivia di San Luca, i canali scoperti, la metropolitana, il centro chiuso al traffico, solo auto elettriche, i viali interrati… è solo fanta-Bologna?
«Il futuro va in quella direzione. Giusto ambire a questo e continuare a dibatterne. Certi processi di trasformazione spesso richiedono anni di preparazione. Intanto sperimentiamo piccoli ma significativi interventi di micro rigenerazione, come le Social Streets, i T-Days, il Guasto Village».
Infine, l’edificio disegnato ancora solo sulla carta che tiene nel cassetto dei sogni.
«Ne ho già parlato: è lo stadio Dall’Ara. Per un appassionato rossoblù come me sarebbe davvero stato un sogno dare un contributo alla mia squadra del cuore».
La città è fulcro nevralgico del Paese: la rete principale funziona bene, il sistema capillare interno è più fragile