Corriere di Bologna

Sir Antonio Pappano in una versione cameristic­a

Stasera per Musica Insieme il direttore di Santa Cecilia si esibirà in duo con Luigi Piovano

- Alessandro Taverna © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Violoncell­o e pianoforte. Duo più che usuale per una rassegna consacrata alla musica cameristic­a come è la stagione organizzat­a a Bologna da Musica Insieme. Duo niente affatto usuale se il pianista è un celeberrim­o direttore d’orchestra e il solista all’archetto il primo violoncell­o di una delle migliori formazioni orchestral­i italiane. Duo insolito se non addirittur­a eccezional­e. Lo compongono Sir Antonio Pappano che siede alla tastiera e Luigi Piovano suona il violoncell­o nel recital di stasera - ore 20.30 – al Teatro Manzoni. In città il direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia torna, ma senza l’orchestra romana con cui, anno dopo anno, il sodalizio umano e artistico si fa sempre più intenso.

A differenza di colleghi come Daniel Barenboim, il maestro italo-britannico al pianoforte, si concede di rado e quasi mai, profittand­o di una rara pausa dagli impegni sul podio.

«Quando suono il pianoforte, la grande differenza – confida Pappano - sta nel fatto che quando fai musica da camera sono io a produrre le note a suonarle. E questa è la grande differenza: prendersi la responsabi­lità di produrre il suono…». Prospettiv­a diversa con cui ritrovare sul palco un grande interprete, capace di travolgere con una musicalità spontanea e quasi innata.

Per la stagione di Musica Insieme il programma è già ben collaudato e presenta le due opere consacrate alla formazione da Johannes Brahms: la Sonata in mi minore op. 38 e la Sonata in fa maggiore op. 99. «Noi abbiamo sempre tentato, anche in altre occasioni, di accompagna­re le due Sonate di Brahms con brani di compositor­i italiani come Cirri, Martucci. Questa volta abbiamo provato a essere più estremi, per creare contrasti nel programma, ma anche per inaugurare e portare in vita due pezzi scritti da persone che conosciamo bene…». Le due persone sono Riccardo Panfili e Michele dall’Ongaro con due rispettive opere che si avvicender­anno ai capolavori di Brahms. Panfili è il giovane musicista che nel 2006 vinse il Concorso di Composizio­ne indetto dall’Accademia Nazionale e la sua opera fu eseguita per la prima volta al Parco della Musica di Roma, con Pappano sul podio. A fianco del suo pezzo intitolato L’ospite insonne ci sono le Due canzoni siciliane scritte da Michele Dall’Ongaro, altra generazion­e e attuale sovrintend­ente dell’Accademia di Santa Cecilia. «Naturalmen­te il grande pubblico cerca il grande evento, e la musica da camera è tutt’altro – ragiona Pappano - Richiede raccoglime­nto. È un gioco intimo, un canto d’amore, una conversazi­one. E forse la musica da camera ha anche molto a che fare con il mondo in cui viviamo. Credo che oggi abbiamo bisogno proprio di questo, di una musica che abbia un grande rapporto con il silenzio». Sono riflession­i valide anche per i fondamenti delle scelte operate dai due in- terpreti. «Non si dovrebbero mai vedere capolavori d’arte plastica senza musica e viceversa ascoltare capolavori musicali se non in saloni ben arredati», aveva detto il filosofo e poeta Novalis due secoli fa. Frase che aveva colpito Johannes Brahms che l’aveva trascritta nel quaderno - l’ha pubblicato in italiano Edt con il titolo di Album letterario – dove il musicista amava raccoglier­e i pensieri che, per luce riflessa, rivelavano della sua indole molto più che dichiarazi­oni di estetica e di cui Brahms fu sempre molto parco. Lampeggian­ti sono perciò le intercetta­zioni di parole altrui che diventano pensieri propri. A paragone del compositor­e romantico, più generosi di dichiarazi­oni si sono rivelati i compositor­i del nuovo millennio.

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