QUELLA SCINTILLA CHE VA RIACCESA
La Juventus è più forte, di tutte, quasi naturale quindi vincere a Bologna. Non desta scandalo essere sconfitti dai Campioni d’Italia, preoccupa farlo a quel modo: senza mai combattere. I bianconeri hanno passeggiato al Dall’Ara e questo è molto meno comprensibile e giustificabile. La squadra di Donadoni non ha la cifra tecnica per reggere certi confronti, per farlo dovrebbe aggiungere qualcosa a livello di carattere e intensità. A vederla sembra però che approcci con animo dimesso certe sfide, senza crederci, partendo già sconfitta. Non è un caso se nelle partite con le prime cinque in classifica ha raccolto solo un punto, con l’Inter. E va riletta anche la sconfitta subita una settimana fa a San Siro contro un Milan derelitto e battuto ieri a Verona, non certo una squadra di alto profilo, ma evidentemente più decisa dei rossoblù. Il Bologna non sa gestire gli scontri di alto livello e anche nella passata stagione furono un lungo calvario, segnato dai 7 gol incassati dal Napoli. È una questione di carattere e tecnica dei giocatori, dell’allenatore e della società. Si torna sempre al solito punto: gli obiettivi da raggiungere. È il terzo anno del Bologna in serie A e non si è ancora capito ciò che questo club vuole diventare. Ha chiuso in ordine al 14° e al 15° posto le ultime due stagioni e ancora oggi galleggia attorno a quelle posizioni: i numeri dicono che non c’è stata nessuna crescita tecnica, piuttosto una stabilizzazione, un appiattimento.
Inevitabile chiedere conto a Donadoni del mancato miglioramento e interrogarsi sui motivi. Gli sono stati tolti buoni giocatori, il materiale a disposizione è quel che è, anche lui però non ha aggiunto nulla oltre l’ordinario. È giusto domandare a Saputo quali intenzioni abbia e, soprattutto, quanto deve durare questo benedetto consolidamento. A forza di accontentarsi, si silenziano le emozioni. Il tutto e subito nel calcio non esiste e non si può chiedere di spendere valanghe di milioni per poter competere, o quanto meno avvicinare, la zona Europa League. Però neanche rassegnarsi a essere comparse, picconando l’amore di una piazza da sempre vicino alla squadra. L’emergenza del bilancio è finita, quella dei risultati anche in un certo senso, si avverte però forte la mancanza di una scintilla. Si può stare in serie A in tanti modi, vivacchiare senza farsi notare alla fine porta però a scomparire dalla scena. Bologna oggi non è una favola, non è una storia, non è un intrigante futuro, non è un tecnico in ascesa, non è un giocatore sul punto di esplodere, non è un germoglio pronto a sbocciare. È una società con i conti in ordine, amministrata in modo ragionevole e corretto: pilastri imprescindibili per costruire qualcosa. Posti quelli, bisogna tirare su la casa, altrimenti il rischio è restare con una solidissima e vuota armatura. Ora per Saputo è il momento di crescere e riaccendere il fuoco della passione a Bologna, magari piazzando un bel colpo fin qui sempre mancato.