Svagato, impreciso, debole Mirante non è più lo stesso «Capita in un campionato»
L’estremo difensore appare rallentato e prende gol anche evitabili Ma l’allenatore lo difende: «Per noi è un giocatore importante»
«Houston abbiamo un problema, dal portellone entra di tutto, alla lunga potrebbe essere pericoloso, letale». Allarme sulla navicella rossoblù: il capitano Mirante ultimamente è svagato, è impreciso, è poco reattivo. In poche parole prende troppi gol, di quelli evitabili. E non solo.
Le difficoltà che sta vivendo in questa stagione sono sotto gli occhi di tutti. Da un po’ di tempo a questa parte è come se avesse una lettura rallentata di quello che gli capita davanti. È capitato anche ieri nel primo gol juventino e in parte anche nel secondo. È vero che l’aplomb è un po’ la sua cifra, la sua caratteristica, volendo anche la sua forza, ma quello messo in campo nelle ultime partite sembra un aplomb solo negativo. L’idea di concedergli una pausa di riposo però per Donadoni è assolutamente balzana. «Perché?», domanda a fine partita. Dimenticandosi magari anche la stralunata prestazione di una settimana fa con il Milan, il tecnico la vede così: «Capita che ci sono momenti in cui un giocatore fa meglio o peggio, è nella logica di un campionato, ma nei confronti di Antonio non ho alcun problema. Fra l’altro lui è un ragazzo molto autocritico per cui sa bene quali sono gli errori che commette, d’altronde il portiere non ha scampo, ma per noi Mirante è un giocatore importante».
Il fenomeno Dybala ieri è rimasto seduto in panchina per oltre un’ora, non sarebbe un oltraggio se capitasse anche al portiere rossoblù. Tanto più che la sua riserva, nonché grande amico, Angelo Da Costa, è di grandissima affidabilità: tutte le volte che ha giocato ha fatto sempre molto bene. Insomma alle spalle non c’è un ragazzino, ma un altro numero 1. «È vero che ha un rapporto strepitoso con Angelo, ma se Da Costa avesse avuto le chance di Antonio avrebbe fatto gli stessi errori, insomma non è scontato che Caio faccia sempre meglio. Se i problemi si dilungano allora… però non mi pare che a Milano abbiamo perso per causa sua». Il tecnico non vuole mettere ulteriormente in difficoltà, anche psicologica, il suo portiere, ma sa valutare bene quello che accade in campo.
«Era una palla difficile», dice Allegri della punizione di Pjanic. Vero, ma tirata dal vertice alto dell’area di rigore e finita nel sette sul primo palo poteva essere respinta eccome. Mirante invece è arrivato poco convinto, senza cattiveria e con le mani di fata, piegate non certo da una cannonata. Lì la partita s’è aperta. E stessa morbidezza manuale c’è stata anche sul diagonale di Mandzukic: palla toccata, mano piegata. Poco da dire sulla bella rasoiata di Matuidi, con palla comunque sul suo palo.
Nessun processo, nessun taglio, magari un po’ di turn over. Appannamento non vuol dire «mai più». Tante le incertezze di questa stagione: col Torino, a Verona e infine sette giorni fa a San Siro, sempre in notturna. Ieri in pieno pomeriggio. Tante incertezze e sbavature. Innumerevoli a Milano, dai gol ai rinvii. Momenti ripetuti anche ieri prima del gol, con accenni d’uscita, interventi in ritardo e così via. È vero che s’è ripreso nel finale con tre parate su Higuain e Dybala, ma la frittata era già stata servita e mangiata. Nessuno infierisce, non si guardano gli infortuni o gli imprevisti anche seri del passato, ma da qualche settimana il ragazzo di Castellammare di Stabia, cresciuto nella Juve, non se la sta passando benissimo. O un po’ di riposo o una prestazione maiuscola che inverta questa tendenza negativa. Venerdì a Verona andrebbe benissimo.