Saputo e le lusinghe del mercato Ecco perché Verdi non va ceduto
Cifre, classifica, squadra e ambiente non consentono stravolgimenti a gennaio
Partiamo da un concetto per rendere bene l’idea: Joey Saputo ha rivisitato quelli che erano i suoi propositi iniziali e cioè far sbarcare il Bologna nell’Europa con la musichetta nel giro di 4-5 anni. Questo aveva portato Pantaleo Corvino ad ascoltare le sirene canadesi, convinto com’era di ripetere a Bologna quel percorso già fatto con la Fiorentina. E questo pensiero lo aveva sposato anche Beppe Marotta, prevedendo che il Bologna di Saputo sarebbe diventato una delle sorelle più importanti d’Italia entro tempi relativamente brevi.
Poi strada facendo è successo che i programmi sono cambiati, o meglio, almeno a sentire il governo del Bologna sarebbero stati solo posticipati a quando la società potrà avere lo stadio di proprietà.
Perché abbiamo fatto questa premessa? Perché così si può spiegare il motivo per il quale di fronte a un’offerta molto allettante il Bologna potrebbe anche mollare Simone Verdi già a gennaio.
E lunedì sera Saputo, che non ha addosso la malizia (chiamiamola così) del dirigente calcistico italiano, lo ha fatto capire. Certo, poi ci hanno pensato legittimamente prima Riccardo Bigon e dopo Claudio Fenucci ad allontanare almeno in parte questo rischio, sapendo bene come gira la ruota in Italia a campioche nato in corso, ma il succo del discorso è quello esternato dal chairman. Che non chiede al suo governo di rientrare a tutti i costi per alleggerire la sua esposizione, ma se poi il suo governo decide di farlo di una ventina di milioni di euro fin da gennaio non è che gli dispiaccia.
Sempre che il Bologna non corra rischi di classifica, è evidente.
Sì, è proprio questo il tasto sul quale battere, nel caso in cui arrivasse da qui a gennaio per Verdi un’offerta da prendere in seria considerazione. Quella che è la nostra idea è chiara: a luglio di fronte a una grande proposta è legittimo che il Bologna lo ceda, a gen- naio no, perché è come se inviasse alla squadra e alla gente un pericoloso segnale di disimpegno. Questo: chissenefrega se arriviamo decimi, dodicesimi o quattordicesimi, l’importante è salvarci. E, permettetecelo, il principio in questione non può e non deve convivere con il Bologna di Saputo.
Uno può sempre dire che l’Atalanta ha ceduto Gagliardini nel gennaio passato ed è andata ugualmente in Europa, ma a proposito di ciò facciamo tre annotazioni. La prima: Bergamo non è Bologna. La seconda: Gasperini non è Donadoni. La terza: Gagliardini è stato pagato sui 30 milioni dall’Inter, e non ci sembra nessuno sia disposto ad arrivare a tanto per Verdi almeno a gennaio. Neanche il Napoli, che offrirebbe una quindicina di milioni di euro più il prestito di Rog. Di conseguenza sarebbe un grave errore lasciarlo partire oggi, perché un fantasista vale tutta la vita più di un mediano. Senza dimenticare un particolare importante: considerati quelli che erano gli scenari di allora, Diawara dovevi darlo via a qualsiasi cifra, Verdi no, alla luce del fatto che vuole restare a Bologna almeno fino a giugno.
Morale: siamo convinti che Verdi non si muoverà da Bologna a gennaio. Anche perché va aperto un altro scenario: Taider, il cui contratto scade nel 2019, vorrebbe andarsene, e lo stesso discorso vale per Masina. Il che significa che il Bologna dovrà trovargli una sistemazione prima possibile in caso di mancato rinnovo (e almeno a oggi non vogliono rinnovare) per non perderli a zero euro. E ancora: non giocando, anche Maietta e Nagy potrebbero chiedere di essere ceduti, se già non lo hanno fatto. E non è che il Bologna potrà fare una mezza rivoluzione a gennaio.
Tra l’altro, ora ha due impegni che non può sbagliare per non farsi avvicinare troppo da quelli che inseguono.