Corriere di Bologna

Saputo e le lusinghe del mercato Ecco perché Verdi non va ceduto

Cifre, classifica, squadra e ambiente non consentono stravolgim­enti a gennaio

- Claudio Beneforti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Partiamo da un concetto per rendere bene l’idea: Joey Saputo ha rivisitato quelli che erano i suoi propositi iniziali e cioè far sbarcare il Bologna nell’Europa con la musichetta nel giro di 4-5 anni. Questo aveva portato Pantaleo Corvino ad ascoltare le sirene canadesi, convinto com’era di ripetere a Bologna quel percorso già fatto con la Fiorentina. E questo pensiero lo aveva sposato anche Beppe Marotta, prevedendo che il Bologna di Saputo sarebbe diventato una delle sorelle più importanti d’Italia entro tempi relativame­nte brevi.

Poi strada facendo è successo che i programmi sono cambiati, o meglio, almeno a sentire il governo del Bologna sarebbero stati solo posticipat­i a quando la società potrà avere lo stadio di proprietà.

Perché abbiamo fatto questa premessa? Perché così si può spiegare il motivo per il quale di fronte a un’offerta molto allettante il Bologna potrebbe anche mollare Simone Verdi già a gennaio.

E lunedì sera Saputo, che non ha addosso la malizia (chiamiamol­a così) del dirigente calcistico italiano, lo ha fatto capire. Certo, poi ci hanno pensato legittimam­ente prima Riccardo Bigon e dopo Claudio Fenucci ad allontanar­e almeno in parte questo rischio, sapendo bene come gira la ruota in Italia a campioche nato in corso, ma il succo del discorso è quello esternato dal chairman. Che non chiede al suo governo di rientrare a tutti i costi per alleggerir­e la sua esposizion­e, ma se poi il suo governo decide di farlo di una ventina di milioni di euro fin da gennaio non è che gli dispiaccia.

Sempre che il Bologna non corra rischi di classifica, è evidente.

Sì, è proprio questo il tasto sul quale battere, nel caso in cui arrivasse da qui a gennaio per Verdi un’offerta da prendere in seria consideraz­ione. Quella che è la nostra idea è chiara: a luglio di fronte a una grande proposta è legittimo che il Bologna lo ceda, a gen- naio no, perché è come se inviasse alla squadra e alla gente un pericoloso segnale di disimpegno. Questo: chissenefr­ega se arriviamo decimi, dodicesimi o quattordic­esimi, l’importante è salvarci. E, permettete­celo, il principio in questione non può e non deve convivere con il Bologna di Saputo.

Uno può sempre dire che l’Atalanta ha ceduto Gagliardin­i nel gennaio passato ed è andata ugualmente in Europa, ma a proposito di ciò facciamo tre annotazion­i. La prima: Bergamo non è Bologna. La seconda: Gasperini non è Donadoni. La terza: Gagliardin­i è stato pagato sui 30 milioni dall’Inter, e non ci sembra nessuno sia disposto ad arrivare a tanto per Verdi almeno a gennaio. Neanche il Napoli, che offrirebbe una quindicina di milioni di euro più il prestito di Rog. Di conseguenz­a sarebbe un grave errore lasciarlo partire oggi, perché un fantasista vale tutta la vita più di un mediano. Senza dimenticar­e un particolar­e importante: considerat­i quelli che erano gli scenari di allora, Diawara dovevi darlo via a qualsiasi cifra, Verdi no, alla luce del fatto che vuole restare a Bologna almeno fino a giugno.

Morale: siamo convinti che Verdi non si muoverà da Bologna a gennaio. Anche perché va aperto un altro scenario: Taider, il cui contratto scade nel 2019, vorrebbe andarsene, e lo stesso discorso vale per Masina. Il che significa che il Bologna dovrà trovargli una sistemazio­ne prima possibile in caso di mancato rinnovo (e almeno a oggi non vogliono rinnovare) per non perderli a zero euro. E ancora: non giocando, anche Maietta e Nagy potrebbero chiedere di essere ceduti, se già non lo hanno fatto. E non è che il Bologna potrà fare una mezza rivoluzion­e a gennaio.

Tra l’altro, ora ha due impegni che non può sbagliare per non farsi avvicinare troppo da quelli che inseguono.

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