Sconto di pena per il marito assassino
Condanna ridotta di due anni ad Andrea Balboni: uccise la moglie dopo una lite
Da sedici anni a quattordici: la Corte d’Appello ha concesso uno sconto di pena al tassista 54enne Andrea Balboni, che nell’aprile 2016 uccise la moglie con una coltellata alla gola. L’avvocato dei familiari della vittima: «Inspiegabile».
Non c’è pace per i familiari di Liliana Bartolini, la 51enne di Molinella ammazzata con una coltellata alla gola dal marito, nella loro villetta di Miravalle nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2016. Ieri la Corte d’Appello di Bologna, accogliendo la richiesta di concordato, gli ha ridotto la pena da 16 a 14 anni, concedendogli dunque uno sconto di due anni. Una possibilità prevista dalla riforma Orlando, che, reintroducendo una sorta di patteggiamento in Appello, ha previsto che la Procura generale e la Difesa possano trovare accordo su alcuni motivi dell’Appello senza che quindi si celebri il processo di secondo grado. La difesa di Andrea Balboni, il marito uxoricida 54enne, aveva impugnato la sentenza di primo grado chiedendo che fossero riconosciute le attenuanti generiche. La Procura generale ha accettato la richiesta e la Corte d’Appello ha dunque formalizzato lo sconto senza celebrare il secondo grado.
La condanna a 14 anni in abbreviato aveva già lasciato di stucco la famiglia della donna. La Procura aveva chiesto una pena di 30 anni con l’aggravante della crudeltà, visto che l’uomo aveva chiamato i soccorsi, inscenando una rapina finita nel sangue, dopo almeno venti minuti aver sferrato la coltellata mortale alla gola della moglie, al culmine di una lite. Liliana è morta dissanguata stabilì l’autopsia: avrebbe dunque potuto salvarsi. Ma la circostanza aggravante non è stata riconosciuta dal gip in primo grado, come del resto non erano state concesse le attenuanti generiche «anche per il comportamento tenuto dall’imputato durante il processo» spiega l’avvocato Federico Bosi, che assiste il fratello e la sorella dela vittima. Balboni, infatti, ha cambiato versione più volte, tentando di far passare il delitto come un incidente. In aula ha raccontato che la moglie lo aggredì con un coltellino durante una lite per gelosia a causa della relazione extraconiugale di lui e che, cadendo durante la colluttazione, si fosse ferita da sola. Ma le evidenze dell’autopsia vanno in senso opposto: la coltellata fu sferrata mentre la donna era di spalle e Balboni la colpì violentemente anche sulla bocca. La lasciò a morire dissanguata sul pavimento e corse a cambiarsi i vestiti e a lavarsi dal sangue invece di chiamare il 118.
«È un verdetto che lascia stupiti. Inspiegabilmente la Procura non ha impugnato la sentenza — spiega l’avvocato Bosi —, soprattutto visto che in primo grado non era stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà».
La coppia ha un figlio adolescente, che la sera dell’omicidio era fuori casa in gita con la scuola. Fu tenuto all’oscuro della tragedia, protetto dai compagni di classe e dagli insegnanti, fino al rientro il giorno dopo. Il Tribunale dei minorenni e gli psicologi che lo hanno seguito hanno disposto l’affidamento a uno zio paterno.