Corriere di Bologna

Centristi sì, però donne Il Pd preferisce Lorenzin

Ingorgo di nomi dem. E nel toto candidatur­e spunta anche l’idea Vacchi

- di Beppe Persichell­a

Nel Pd continuano le resistenze verso i centristi. Ma è questione di nomi, non di posti. I dem preferisco­no quello del ministro della Salute Lorenzin a quello dell’Ambiente Galletti o a Casini. E qualora dovesse esserci bisogno della società civile, il Pd è pronto a sondare Alberto Vacchi.

Più nel Pd viene lasciata decantare, meno convince l’ipotesi di candidare in uno dei collegi bolognesi l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini o il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Il concetto di aprirsi alla coalizione in casa dem è stato digerito. Lo ha spiegato lunedì sera al Baraccano il segretario provincial­e Francesco Critelli quando ha detto che questi sono i territori dove il Pd prende più voti e quindi serve spirito di responsabi­lità. Ma un conto è lasciare spazio al centro, altro è dover gestire la campagna elettorale dei due esponenti con un passato così ingombrant­e per la storia del Pd. Casini è stato uno dei principali alleati dei primi governi Berlusconi, Galletti il principale assessore (al Bilancio) della giunta Guazzaloca. Altri nomi, insomma, sarebbero più gestibili.

Due sono quelli che circolano in queste ore, e arrivano dalla fazione di Alternativ­a popolare, il partito orfano di Angelino Alfano che ha scelto di restare nel centrosini­stra. Sono quelli del ministro della Sanità Beatrice Lorenzin e, in secondo luogo, quello della portavoce nazionale di Ap, la bolognese Valentina Castaldini. Lorenzin potrebbe essere percepita come paracaduta­ta da Roma e il Pd bolognese vuole evitare di ripetere un fenomeno già visto in passato. Ma pur non essendo legata al territorio, può sfruttare un tema che la lega all’Emilia-Romagna e a Bologna. La legge sui vaccini, scritta proprio sulla falsariga e dopo l’esperienza della norma regionale di Viale Aldo Moro. In alternativ­a c’è Castaldini, che deve ancora sciogliere le riserve: se restare cioè in una coalizione di centrosini­stra o seguire Maurizio Lupi, che ha scelto il centrodest­ra. Molto probabilme­nte opterà per la prima soluzione, e in più ha già fatto sapere che vuole candidarsi per il Parlamento, preferibil­mente qui in città. Se dovessero prevalere le ragioni di coalizione e di territoria­lità, a quel punto avrebbe buone possibilit­à. Castaldini resta sempre un politico legato al mondo di Comunione e Liberazion­e, e quindi non proprio vicino alle istanze del popolo democratic­o. Ma è pur vero che il suo partito è stato un fedele alleato di Renzi in questa legislatur­a.

Seguendo il doppio princi- pio indicato da Critelli e dal segretario regionale Paolo Calvano, oltre alla responsabi­lità c’è anche l’autonomia che il partito locale ci tiene a esercitare. Significa gestire nell’area metropolit­ana una serie di richieste ben superiori ai 9-10 posti dati per certi alla Camera e al Senato tra collegi uninominal­i e proporzion­ale. Sul tavolo del Pd la lista è lunga, circa 18 nomi che includono molti parlamenta­ri uscenti alla ricerca di un bis e diverse new entry, come Salvatore Vassallo (già deputato tra il 2008 e il 2013), Antonio Mumolo, Benedetto Zacchiroli, Luca Rizzo Nervo e la pattuglia imolese composta dal sindaco uscente Daniele Manca e dal ministro Giuliano Poletti. Poi c’è il capitolo Viale Aldo Moro. Nonostante la diretta interessat­a abbia smentito, nel file di chi sta gestendo la pratica candidatur­a c’è sempre (e in pole) il nome della vicepresid­ente Elisabetta Gualmini. Oltre al suo anche quello del capogruppo Stefano Caliandro. Ovviamente non tutti possono sperare di farcela e alcune candidatur­e sono tattiche. Perché è chiaro che se Gualmini dovesse fare le valigie per Roma, a quel punto il presidente della Regione Stefano Bonaccini dovrà cercarsi un nuovo vice. Ci sarà un mini rimpasto di giunta, e il capogruppo dem potrebbe farne parte.

Un risiko complicati­ssimo, e non è finita qui. Il segretario nazionale Matteo Renzi ha sempre chiesto ai territori di aprirsi alla società civile e nei prossimi giorni è quello che proverà a fare il partito anche da queste parti. Nomi dall’imprendito­ria, dalla cooperazio­ne e dal sociale andranno per la maggiore. Uno molto gradito è quello di Alberto Vacchi. «Una figura molto significat­iva in grado di darci una mano», conferma un importante dirigente dem. Ma il presidente di Confindust­ria Emilia non è ancora stato sondato, perché prima bisogna sistemare tutte le altre caselle, a partire dal nodo centristi. E poi non è affatto detto che Vacchi sia interessat­o a farsi tentare dall’esperienza della politica.

Nel «calderone» Tra i nomi sul tavolo molte new entry come Zacchiroli, Mumolo e Rizzo Nervo

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