Corriere di Bologna

«Dovete svuotare l’hub»

Attivato finora solo il 40% dei posti previsti dal bando che mira a superare la fase dell’emergenza

- Maria Centuori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Accoglienz­a, arriva l’altolà del prefetto Matteo Piantedosi. «Se l’attivazion­e dei posti Sprar non dovesse decollare nei prossimi mesi dovremo prevedere un nuovo bando Cas a livello provincial­e per alleggerir­e l’Hub di via Mattei», l’avvertimen­to del prefetto ai Comuni.

Il tempo massimo è fissato per il mese di marzo, ma già di fronte a questa possibilit­à è scattata l’agitazione dei sindaci. «Noi stiamo lavorando senza sosta, ma è difficile reperire le strutture», la loro posizione espressa ieri durante la Conferenza dei servizi.

L’etichetta sui campanelli delle strutture di accoglienz­a nei comuni della città metropolit­ana, come promesso a settembre, sta cambiando: non ci sarà più scritto Cas, centro di accoglienz­a straordina­ria, ma Sprar, sistema di protezione internazio­nale per richiedent­i asilo e rifugiati. I lavori proseguono però a rilento. Ad oggi è stato attivato il 40% dei posti previsti dal bando (540 posti su 1.350 per i prossimi 3 anni). Un modello con cui il Comune di Bologna, con un apposito bando — primo in Italia — si è fatto promotore per un’accoglienz­a strutturat­a e programmat­a coinvolgen­do tutti i Comuni della Città metropolit­ana.

E il prefetto Matteo Piantedosi, avverte: «Se l’attivazion­e dei posti Sprar non dovesse decollare (marzo è il tempo massimo) dovremo prevedere un nuovo bando Cas a livello provincial­e per alleggerir­e l’Hub di via Mattei». Una possibilit­à che ha fatto saltare dalla sedia i sindaci presenti ieri per la Conferenza dei servizi. Hanno parlato a una sola voce: «Noi stiamo lavorando senza sosta, ma è difficile reperire le strutture, nonostante spieghiamo ai nostri cittadini di cosa si tratta e che così si favorisce davvero l’integrazio­ne. Alle volte i posti si trovano, ma sono nelle frazioni e mancano i collegamen­ti». E il Prefetto si è detto «disponibil­e a fornire supporti». Perché il Viminale, oltre ai tradiziona­li fondi per richiedent­i asilo (Fami) ne mette a disposizio­ne altri che potrebbero aiutare i Comuni nelle spese di attivazion­e, laddove per esempio «in una frazione venisse aperta una struttura Sprar e occorrereb­bero collegamen­ti e servizi ad hoc per favorire l’integrazio­ne», spiega il sindaco Claudio Pezzoli.

Proprio nel suo Comune quest’estate alcuni cittadini avevano promesso barricate per l’apertura di una struttura nella frazione di Ghetto. Inoltre a breve verrà pubblicato un nuovo bando per la gestione dell’Hub di via Mattei. L’ambizione dei 43 Comuni che con apposita delibera hanno aderito al progetto pensato dall’ex assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo, che aveva ricevuto anche il plauso di Anci Nazionale, era quella di attivare 800 posti entro la fine dell’anno, ma ne sono stati attivati 540, tra le conversion­i delle strutture di accoglienz­a in emergenza aperte dalla Prefettura e le nuove aperture.

Durante la seduta il neo assessore al Welfare del Comune di Bologna, Giuliano Barigazzi, ha però illustrato il percorso e gli obiettivi di quello che ha definito «ultimo miglio» dello Sprar metropolit­ano che ha visto l’adesione di 43 Comuni del territorio metropolit­ano (i 10 Comuni del Nuovo Circondari­o Imolese non vi rientrano). «Per l’avvio delle nuove strutture sarà determinan­te il ruolo degli Uffici di Piano, a supporto tecnico dei Comuni e a cui Asp invierà la proposta fatta dal gestore o dalla proprietà pubblica e privata dell’immobile che accoglierà le persone facendo partire il percorso che porterà all’attivazion­e della struttura». Nei Comuni che sono attualment­e al di sotto della quota di riparto è prevista l’apertura di almeno una struttura Sprar per Comune entro marzo 2018. Per i minori stranieri non accompagna­ti si prevede di avviare una nuova struttura per distretto da 12/16 posti; saranno poi i Comuni che dovranno autorizzar­e le strutture al funzioname­nto. Per l’intero bando fino al 2019 il budget messo in campo dal Viminale sarà di 66.525.093,50 euro.

Le difficoltà I comuni: difficile trovare strutture adatte e spesso mancano collegamen­ti

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