Corriere di Bologna

Pil, l’Emilia vola verso il Veneto «Nel 2018 lo storico sorpasso»

Unioncamer­e: la regione corre, quest’anno tocchiamo i 158 miliardi

- Rimondi

Dal 2012 il Prodotto interno lordo della regione è cresciuto quattro volte più forte di quello del Veneto. Se quattro anni fa tra i due territori c’era una differenza di 4,4 miliardi, ora il divario è a quota 384 milioni. E l’anno prossimo potrebbe essere quello del sorpasso, che porterebbe l’Emilia-Romagna alle spalle di Lombardia e Lazio. È il trend che emerge dal rapporto di Unioncamer­e sull’economia regionale. Un quadro con più luci che ombre, con segnali di ripresa da artigianat­o e costruzion­i. Bonaccini: «Ma non ci si deve accontenta­re».

Bonaccini È la conferma della traiettori­a che abbiamo incrociato, ma non dobbiamo accontenta­rci Export in cima Le vendite all’estero continuano a essere il motore dell’economia regionale: +5,8%

Cinque anni fa il prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna era 4,4 miliardi di euro più basso di quello del Veneto. Quest’anno la nostra regione dovrebbe chiudere il 2017 con il Pil a 158 miliardi. Appena 384 milioni di euro in meno di quello che è previsto per la regione manifattur­iera storicamen­te più forte dopo Lombardia e Lazio. Il divario si è quasi colmato grazie a un tasso medio di crescita dello 0,8% tra il 2012 e il 2016, il quadruplo della velocità del Veneto (più 0,2%). E nel 2018 la rincorsa potrebbe chiudersi: «Se il trend dovesse confermars­i, come Pil andremo a superare il Veneto l’anno prossimo», prevede Guido Caselli, direttore del centro studi di Unioncamer­e, che ha redatto il rapporto sull’economia dell’Emilia-Romagna. Sarebbe un sorpasso storico su una regione che, per altro, conta mezzo milione di abitanti in più (4,9 contro 4,4). Davanti solo la Lombardia, che però ha più del doppio degli abitanti, e il Lazio.

Il rapporto, presentato ieri a Fico davanti al presidente della Regione Stefano Bonaccini e all’ex premier Romano Prodi, non racconta solo un territorio che cresce più del resto d’Italia (più 1,7% la crescita attesa quest’anno secondo Prometeia). La disoccupaz­ione dovrebbe scendere fino al 5,9% a fine anno. L’export continua a essere il motore dell’economia (più 5,8%), mentre il turismo continua a guadagnare spazio e vale 16,2 miliardi, l’11,8% dell’economia regionale.

Non tutti i vagoni della locomotiva viaggiano alla stessa velocità. A partire dall’occupazion­e, che può essere divisa in tre segmenti in base all’occupazion­e creata o persa: «Tra i driver troviamo i servizi più avanzati, l’industria della salute e del benessere, la meccatroni­ca e la motoristic­a, l’industria culturale e creativa, tra quelli fermi al pit stop l’edilizia e costruzion­i», spiega Caselli. In mezzo un gruppetto di inseguitor­i come agroalimen­tare e manifattur­a a tecnologia alta. Il risultato, per Unioncamer­e, è «uno spostament­o verso l’alto, nei servizi e nel manifattur­iero».

Dall’analisi sul registro delle imprese l’attività più in crescita negli ultimi cinque anni è quella dei «procacciat­ori d’affari», categoria che però è difficile far ricadere in un settore specifico. Segue il commercio al dettaglio di altri prodotti non alimentari, dove c’è di tutto: dai negozi etnici, ai «99 centesimi», fino a quelli di sigarette elettronic­he. Attività che per Caselli «rispecchia­no la fase che stiamo vivendo», così come la crescita dei saloni di tatuaggio e piercing e sale videolotte­ry, passate da 26 a 131: «Ma sappiamo che la ricerca di colpi di fortuna è inversamen­te proporzion­ale al benessere dei cittadini», ammonisce Unioncamer­e. Sulla natimortal­ità delle imprese, che comunque globalment­e fa registrare un meno 0,9% (406.692 le imprese attive), si possono notare delle tendenze più generali: per esempio che a crescere sono settori come la cura e il benessere delle persone e la tecnologia. Se la manifattur­a nel complesso vola al più 2,9%, c’è qualche segnale di vita anche dall’artigianat­o e dalle costruzion­i. Nel primo caso la produzione è aumentata dell’1,8%, in accelerazi­one rispetto al 2016. Qualche timido segnale lo danno anche le costruzion­i, più 0,4%. A indietregg­iare invece è il commercio, che torna in territorio negativo. Stavolta a peggiorare non sono solo i dati dei picco- li negozi. «Anche la grande distribuzi­one perde colpi», commenta Caselli. Incide il calo di consumi dovuto alla crisi, ma cambiano anche i comportame­nti del consumator­e che adesso si rivolge all’ecommerce.

C’è un cenno anche alla demografia: gli stranieri oggi rappresent­ano il 25% della popolazion­e under 40, percentual­e che raddoppier­à nei prossimi vent’anni. Il tutto mentre la popolazion­e anziana crescerà sopra il 30%. «Anche immaginand­o un’invasione di robot lavoratori, senza gli stranieri questa regione non ha un futuro», ammonisce Caselli. Intanto sulla via Emilia continuano ad arrivare e ad ampliarsi imprese straniere, anche grazie alla legge per la promozione degli investimen­ti. Ieri l’ad di Philip Morris Italia, Eugenio Sidoli, era a Fico ed è tornato sull’arrivo del centro meteo europeo: «Cambierà la fisionomia della città e della regione in modo spettacola­re — commenta — se saremo capaci di integrare questo asset nella nostra competenza manifattur­iera, l’industria 4.0 saremo noi: non ci sarà nessun posto al mondo con lo stesso tipo di potenziale». Auspici che il governator­e Bonaccini incassa soddisfatt­o: «Penso che ci sia la conferma della traiettori­a che abbiamo incrociato in questi anni — commenta il presidente della Regione — ma non ci si deve né accontenta­re, né pensare che si sia già raggiunto il risultato auspicato».

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In fabbrica Meccatroni­ca e la motoristic­a sono trai settori trainanti nella crescita dell’economia regionale
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