Corriere di Bologna

Humanoptèr­e, la creazione di Clèment Dazin

- (Ma. Ma.)

Era un ingannator­e, Sisifo: imbrogliò uomini e dei. Per questo fu condannato a soffrire per tutta l’eternità, nel regno dei morti: doveva spingere in cima a un monte un pesante masso che appena arrivato a destinazio­ne rotolava di nuovo giù, in ciclo continuo. C’è in questo mito greco qualcosa della ripetitivi­tà del lavoro alienato, meccanico, che impone sempre gli stessi gesti senza soluzione di continuità. Per questo all’improba fatica di Sisifo si ispira uno spettacolo di nuovo circo in scena al teatro Storchi di Modena il giorno di Santo Stefano, alle 17.30. Inizialmen­te era prevista anche una replica alle 21, che però per cause tecniche è stata annullata.

Humanoptèr­e è una creazione di Clèment Dazin con sette giocolieri, una produzione di La Magnanerie di Strasburgo, in Francia, Paese che a questa branca della creazione spettacola­re dal vivo riserva un grande spazio (e molti finanziame­nti). Il nuovo circo da noi è meno presente, ma in crescita, e sicurament­e invade le nostre zone soprattutt­o in occasione delle festività natalizie. Il percorso di Dazin è composito: si è formato nella ginnastica e nell’arte circense e successiva­mente nella danza hip-hop e nel teatro. Lo spettacolo, come altri di questa disciplina scenica, mette insieme le meraviglie del gesto e dell’acrobazia in una storia o in una serie di quadri che interpreta­no stati d’animo, situazioni della realtà, sentimenti e struggimen­ti, mostrandol­i sotto aspetti inediti e sorprenden­ti. Qui è il lavoro, appunto, che diventa esercizio di abilità, di equilibrio instabile, di accumulars­i di vorticanti elementi (palline) da far giostrare senza requie in un movimento continuo e sfibrante. Si legge nelle note di sala: «L’assurdità del movimento che si ripete ciclicamen­te e a vuoto, si traduce sul palco in uno spettacolo ad alto tasso di precisione coreografi­ca e ritmica, che Dazin ha realizzato facendosi accompagna­re in scena da sei giocolieri. Fra ripetizion­i alienanti, virtuosism­i, giochi di palline che volano, allegorie delle idee di un artista eclettico e brillante come Dazin, lo spettacolo si tramuta in una riflession­e sul mondo del lavoro e sulle sue frenetiche evoluzioni». Creazione luci e regia di Tony Guérin.

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