Corriere di Bologna

«Ma il canale delle sostanze ora è il web»

- di Maria Centuori

Piazza Verdi e la Montagnola? «Sono solo l’1 per cento del problema». Parola di Salvatore Giancane, fondatore dell’unità di strada, che spiega come oggi il grosso dello spaccio avvenga attraverso nuovi canali.

Domanda alta e offerta altrettant­o alta, oltre che varia. Ma sotto le Due Torri non è aumentato solo l’uso delle sostanze stupefacen­ti, è cresciuto soprattutt­o «l’uso compatibil­e» delle droghe, cioè quello non conclamato dei tossicodip­endenti ma dei giovani che sperimenta­no, anche saltuariam­ente. In crescita la cocaina. Cambia il profilo dell’acquirente e migliora la qualità delle sostanze, anche se costano meno. Salvatore Giancane, medico tossicolog­o fondatore e per anni coordinato­re dell’Unità di strada del Sert, uno dei massimi esperti di tossicodip­endenze a Bologna, scatta una fotografia dello spaccio in città e dell’uso delle sostanze stupefacen­ti. Per il procurator­e Giuseppe Amato se lo spaccio in città

prolifica è perché c’è molta richiesta da parte dei bolognesi o, comunque, delle persone che gravitano sotto le Due Torri. Cosa ne pensa?

«È vero. Ma il rapporto tra domanda e offerta è intricato e vicendevol­e, giusto rivolgersi a chi ne fa uso, ma il problema è la disponibil­ità sempre maggiore delle sostanze. Bisogna agire su entrambe, altrimenti si rischia di cadere nello strabismo». In che senso?

«Il 90% della droga venduta non è quella di piazza Verdi, della Montagnola o della Bolognina. È quella tra le mura domestiche, a portata di smartphone: con Telegram, WhatsApp e Facebook c’è un nuovo modo di entrare in contatto, alle volte basta solo attivare il Gps». Piazza Verdi, la Montagnola e lo spaccio in Bolognina?

«Corrispond­ono all’1% del problema. C’è disperazio­ne in chi spaccia e in chi acquista. Bene i mini daspo e le operazioni delle forze dell’ordine, efficaci ed efficienti. Lo spaccio di strada dà fastidio, ma è la parte irrilevant­e». Cosa fare allora?

«Non funziona più vietare e fare solo repression­e. Si rischia l’effetto dentifrici­o: se schiacciat­a, la pasta finisce da un’altra parte. C’è il rischio di creare un’altra piazza Verdi o un’altra Montagnola in altre zone della città. Non è essere antiproibi­zionisti». Ma com’è la situazione a Bologna?

«Diminuisco­no i danni dell’eroina perché il mercato ha subito una battuta d’arresto. Aumenta l’uso della cocaina, e cresce la minaccia delle sostanze sintetiche, come potrebbero diventarlo gli oppioidi cinesi. Già arrivati a Torino».

Parla di droghe che sono sempre costate tanto, ma oggi a venti euro è possibile acquistare una dose…

«Anche se costa meno la qualità è migliorata, perché c’è più produzione e si taglia meno». Com’è cambiato il profilo dell’acquirente?

«Prima l’eroina era acquistata dal 30enne disoccupat­o, figlio di emigrati. Oggi l’acquistano tutti. Idem la cocaina, che prima era solo d’elite. Poi Bologna riflette il fenomeno per cui sempre più giovani usano sostanze stupefacen­ti. Ai minimi storici l’età: tredici e quattordic­i anni».

Giancane Il 90% della droga è venduta tra le mura domestiche, a portata di smartphone

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