Bonaccini blinda la sua giunta
Elezioni politiche, frenati gli assessori : «La squadra concluderà il mandato»
Se non è uno stop poco ci manca. Il governatore Stefano Bonaccini spegne le voci che danno una buona parte dei suoi assessori in corsa per un posto in Parlamento e azzarda: «Credo che questa giunta rimarrà pressoché completa fino alla fine del mandato».
Nella sua consueta conferenza stampa di fine anno in Regione dove mette in fila gli obiettivi del 2018, dall’abbassamento ulteriore della disoccupazione, all’ottenimento dell’autonomia, alla realizzazione delle infrastrutture, parla per la prima volta della sua ricandidatura alla presidenza della Regione: «Dovremo candidare le personalità più forti che ci sono ma se serve io ci sarò».
Il governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini stoppa le voci sulle possibili candidature in Parlamento dei suoi assessori e blinda la sua giunta: «Credo che la mia squadra rimarrà pressoché completa fino alla fine del mandato», ha detto ieri nel corso dei tradizionali auguri di fine anno in viale Aldo Moro. Eppure, oltre alla quasi scontata candidatura del suo sottosegretario Andrea Rossi, circolano i nomi di diversi assessori della sua giunta, ma lui tiene il punto. Specifica che certamente non impedirà a nessuno di candidarsi e aggiunge: «Che si parli di candidature dei miei assessori mi gratifica, perché conferma la bontà delle mie scelte».
Nella conferenza di fine anno il governatore, dopo aver tracciato il bilancio del lavoro del 2017 e indicato gli obiettivi per l’anno prossimo, tocca per la prima volta il tema della sua ricandidatura anche se si voterà solo nel 2019. «Se ci sarà bisogno ci sarò. La politica, soprattutto in questi anni, insegna a essere molto prudenti ed evitare di fare programmi troppo in avanti. Prima di candidarmi a presidente ricordo che dovevo andare a fare altro (un ruolo di punta nel Pd nazionale, ndr) ma ci ho messo la faccia. L’Emilia-Romagna andrà al voto tra due anni, bisogna metterla al riparo da vittorie alternative e dovremo schierare le personalità più forti. Se poi si ritiene che io possa dare una mano ,ci sarò». La sensazione è che Bonaccini, che sfodera con orgoglio i dati positivi di una regione leader per le esportazioni e dove la disoccupazione cala, non si sia pentito di aver dovuto prendere qualche anno fa la strada che lo ha portato in Regione. In quel momento con il Pd al 40% e la stella di Matteo Renzi in ascesa per lui guidare l’Emilia poteva essere considerato quasi un ripiego: con l’aria che tira a livello nazionale oggi, invece, quella presa dal governatore è stata sicuramente una buona strada. «Dopo le elezioni politiche — ha detto — mi auguro un governo a guida democratica, ma vedo complicato che si possa tornare a governare con lo schema attuale. Dispiace per la spaccatura del centrosinistra, è evidente che una competizione nel nostro campo rischia di favorire le forze alternative».
Dalla vittoria alle elezioni regionali del 2014 e dallo schiaffo di un’astensione clamorosa è passata molta acqua sotto i ponti e, anche se il clima nazionale non è certo migliorato, qui le cose sembrano cominciare a girare meglio, tanto che dopo tempo si torna addirittura ad assumere in Regione, al di fuori del comparto della sanità: «Di qui al 2020 — ha garantito Bonaccini — stabilizzeremo oltre 300 persone nell’ amministrazione regionale ». Per l’ anno prossimo sono due i numeri che si è segnato in agenda il governatore: il primo è il 2, ed è l’obiettivo di crescita in percentuale per il Pil regionale (quest’anno dovrebbe fermarsi all’1,7%), mentre il secondo è il 5 e si riferisce al tasso di disoccupazione. «Vorremmo finalmente tornare ad avere un livello di disoccupati del 5 e qualcosa, sotto il 6%». Per il presidente della Regione il 2018 dovrà essere l’anno dell’autonomia, anche se l’obiettivo massimo è quello di firmare un pre-accordo con il governo Gentiloni e poi tutto verrà rimandato alla prossima legislatura.
Infine, capitolo infrastrutture. La Cispadana, di cui si parla da molti anni, è ancora bloccata ma per Bonaccini la Regione ha fatto tutto quello che doveva e poteva fare, e quello che si apre deve essere l’anno buono per sbloccare l’opera. Ci sono segnali positivi anche per il porto di Ravenna e forse anche per questa infrastruttura il 2018 dovrebbe essere l’anno buono. Resta poi il capitolo terremoto: dal governo la Regione conta di incassare 350 milioni di euro che dovrebbero essere sufficienti per chiudere una volta per tutte quel capitolo doloroso.
L’orgoglio Che si parli di candidare i miei assessori mi gratifica, conferma la bontà delle mie scelte L’impegno Stabilizzeremo entro il 2020 oltre 300 persone nell’amministrazione regionale