Corriere di Bologna

Tutto il teatro che verrà: la nostra guida

Ecco cosa ci aspetta a teatro nel prossimo anno. Gennaio si aprirà all’Arena del Sole nel nome di «Pinocchio» di Antonio Latella, uno spettacolo forte di cui si discuterà

- di Massimo Marino

Cosa ci aspetta sui palcosceni­ci nel 2018? Vedremo spettacoli importanti che finora non erano arrivati a Bologna, con qualche vuoto preoccupan­te, come per esempio Il

cantico dei cantici di Roberto Latini, vincitore di due premi Ubu, per ora non previsto nei cartelloni noti (mancano la seconda tranche di stagione dei Teatri di Vita e la Soffitta). Gennaio inizierà all’Arena del Sole con uno spettacolo forte, che dividerà: Pinocchio con la regia di Antonio Latella, una riscrittur­a originale della storia del burattino di Collodi, recitata allo spasimo sotto un vento metafisico tra trucioli di legno da un Christian La Rosa che si è aggiudicat­o l’Ubu come miglior giovane attore. Questo lavoro permetterà un confronto con quel classico della regia che ha chiuso il 2017, la Medea firmata da Ronconi. Gran parte delle proposte del teatro nazionale sono dedicate a un approfondi­mento di diverse poetiche registiche. Medea e Pinocchio mostrano a confronto la lettura di Ronconi, che va alla radice storica e struttural­e del testo, e quella di Latella, molto fisica, che reinventa scenicamen­te e drammaturg­icamente la storia. Ma altri modelli si potranno esplorare con Antigone firmata da Federico Tiezzi e con Il sindaco del rione

Sanità di De Filippo ripensato da Mario Martone. Più giovane è la mano di Emanuele Valenti di Punta Corsara con Il

cielo in una stanza di Armando Pirozzi: siamo nella Napoli degli anni della ricostruzi­one e della speculazio­ne edilizia.

Regia e drammaturg­ia nelle nuove proposte viaggiano di pari passo. Così sarà nella produzione firmata dal direttore dello stabile, Claudio Longhi, che riprende un contestati­ssimo film degli anni 70, La classe operaia va in paradiso, per interrogar­si, con la riscrittur­a di Paolo Di Paolo, su cosa sia oggi la classe lavoratric­e.

Un filone da tenere d’occhio, perseguito da Longhi e dal suo gruppo di lavoro, è quello del teatro partecipat­o, che entra nella città, nei suoi tempi e problemi, coinvolgen­do singoli e associazio­ni, cercando di ritrovare all’arte della scena la caratteris­tica di «servizio pubblico». Mentre a Modena proseguirà Un bel dì

saremo, sull’industrial­izzazione, inizia un nuovo viaggio lungo la via Emilia che coinvolger­à vari teatri Ert e i loro territori, con un ruolo importante per Bologna.

All’Arena da vedere anche il lavoro realizzato da Paolo Billi con il carcere, Mère Ubu impresaria di teatro carcere, dal 6 gennaio, e da seguire i progetti di Arte e Salute con la regia di Nanni Garella. Da segnalare inoltre Va pensiero delle Albe (febbraio), un ritratto acre della nostra regione infettata dalle mafie; una

versione tutta contempora­nea del Giardino dei ciliegi (sottotitol­o Trent’anni di felicità in comodato d’uso), con la regia di Nicola Borghesi, agguerrito esponente della generazion­e tra i 20 e i 30 anni, in cerca di un teatro della realtà; Atlas des Kommunismu­s, una produzione tedesca diretta da Lola Arias; l’ultimo lavoro di Pippo Delbono e

Panorama dei Motus, un viaggio oltre i confini di nazionalit­à, razza, genere.

Vario è il programma del Duse, con il ritorno del ciclone Rezza-Mastrella in marzo. A Casalecchi­o si potranno recuperare vari spettacoli importanti del 2017, dalla terza tappa nella drammaturg­ia di Franco Scaldati di quegli straordina­ri attori che sono Enzo Vetrano e Stefano Randisi con

Ombre folli alla Scortecata di Emma Dante, al miglior spettacolo Ubu, il Macbettu nero, sardo di Alessandro Serra.

All’Itc di San Lazzaro si vedranno il nuovo lavoro di Ascanio Celestini e Acqua di

colonia di Timpano-Frosini, un viaggio negli stereotipi coloniali e razzisti dell’Italietta. Anche questo è stato finalista come miglior testo agli Ubu: per Agorà dell’Unione RenoGallie­ra arriverà il miglior testo Ubu, di Pirozzi, con la miglior regia, di Massimilia­no Civica, l’asciutto, denso, poetico Un quaderno per l’inverno. Da non perdere, in Agorà, Il

reduce di Ruzante interpreta­to da quell’autentico maestro che è Vittorio Franceschi, come pure vari spettacoli nel segno di un irregolare di genio come Claudio Morganti, per Cantharide a Zola Predosa. Buon teatro 2018.

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Galleria «Macbettu» (Premio Ubu miglior spettacolo 2017)

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