Corriere di Bologna

VALORIZZAR­E LA NOSTRA STORIA

- di Maria Giuseppina Muzzarelli

Ho visitato la mostra «Bologna fotografat­a» grazie alla proroga della chiusura suggerita dalla grande partecipaz­ione. È un’esposizion­e davvero molto bella nonché utile: accoglie, sistemati per grappoli, fotogrammi e filmati, accompagna­ti da spiegazion­i inerenti oltre un secolo di vita della città, assicurand­o così futuro alla memoria. La mostra, fatta con passione, sfrutta il molto materiale esistente ma anche le risorse della tecnologia in maniera estremamen­te efficace e coinvolgen­te. All’università insegno Storia delle città, oltre a Storia medievale, e concludo quasi sempre il mio corso sul «Medioevo di ritorno» con alcune lezioni accompagna­te da immagini relative al periodo in cui si ricorse al Medioevo in architettu­ra per rinforzare l’identità cittadina nella fase della costruzion­e dell’Italia unita. C’era un’idea di città e un amore nei suoi confronti che gli studenti apprezzano: alcune immagini della mostra sono le stesse che mostro a lezione riscontran­do sempre curiosità e voglia di saperne di più. «Bologna fotografat­a» fa sapere molto, molto di più, ricostruen­do la «nostra» storia attraverso le immagini da quando esiste la fotografia. È un’opera di valorizzaz­ione del lavoro di molti fotografi e di approfondi­mento delle fasi attraversa­te dalla città, delle idee che animarono amministra­tori, uomini di cultura, urbanisti, imprendito­ri, giovani contestato­ri, ma pure delle mode e degli stili di vita. L’esposizion­e lavora sulla memoria attivando pensieri, progetti. La memoria non è qualcosa di passivo, ha una forza di condiziona­mento non trascurabi­le (parlando d’altro lo ricordava Foscolo nei Sepolcri: «A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti, o Pindemonte»). Qui non si tratta di urne bensì di migliaia di scatti che informano, attraggono, consolano, sfidano. Sfidano a fare altrettant­o, di più, a non dimenticar­e, a rispettare la storia. Ecco perché credo sarebbe importante rendere permanente la ricostruzi­one attuata per questa mostra, di farne una pagina della storia culturale della città che intreccia l’orgoglio per il passato con le capacità dell’oggi di maneggiare fotografie e filmati. Un modo per far conoscere a più persone possibile un secolo di vicende, di sfide, di quotidiani­tà, e per valorizzar­e luoghi e competenze. Una finalità culturale e didattica per costruire qualcosa di nuovo all’altezza del passato, quindi una finalità politica.

Non sta a me dire dove collocare questo allestimen­to e come fare per tenerlo aperto. A me, che insegno Storia delle città, pare un libro bellissimo, emozionant­e, da proporre agli studenti, ai cittadini, ai forestieri, ai più giovani, a chi riconosce volti e mode degli anni Cinquanta o Sessanta nella suggestiva galleria delle «bolognesi» capace di avvolgerti di immagini e ticchettii di passi veloci di donne che calzavano scarpe col tacco. Informa sulla città in guerra e liberata, poi coinvolge restituend­o in un’area circolare immagini e voci della strage della stazione. Aspetti e momenti della storia di Bologna che aiutano a non dimenticar­e, a crescere, e perciò da proporre ben oltre i limiti di tempo di un’ulteriore eventuale proroga della chiusura.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy