VALORIZZARE LA NOSTRA STORIA
Ho visitato la mostra «Bologna fotografata» grazie alla proroga della chiusura suggerita dalla grande partecipazione. È un’esposizione davvero molto bella nonché utile: accoglie, sistemati per grappoli, fotogrammi e filmati, accompagnati da spiegazioni inerenti oltre un secolo di vita della città, assicurando così futuro alla memoria. La mostra, fatta con passione, sfrutta il molto materiale esistente ma anche le risorse della tecnologia in maniera estremamente efficace e coinvolgente. All’università insegno Storia delle città, oltre a Storia medievale, e concludo quasi sempre il mio corso sul «Medioevo di ritorno» con alcune lezioni accompagnate da immagini relative al periodo in cui si ricorse al Medioevo in architettura per rinforzare l’identità cittadina nella fase della costruzione dell’Italia unita. C’era un’idea di città e un amore nei suoi confronti che gli studenti apprezzano: alcune immagini della mostra sono le stesse che mostro a lezione riscontrando sempre curiosità e voglia di saperne di più. «Bologna fotografata» fa sapere molto, molto di più, ricostruendo la «nostra» storia attraverso le immagini da quando esiste la fotografia. È un’opera di valorizzazione del lavoro di molti fotografi e di approfondimento delle fasi attraversate dalla città, delle idee che animarono amministratori, uomini di cultura, urbanisti, imprenditori, giovani contestatori, ma pure delle mode e degli stili di vita. L’esposizione lavora sulla memoria attivando pensieri, progetti. La memoria non è qualcosa di passivo, ha una forza di condizionamento non trascurabile (parlando d’altro lo ricordava Foscolo nei Sepolcri: «A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti, o Pindemonte»). Qui non si tratta di urne bensì di migliaia di scatti che informano, attraggono, consolano, sfidano. Sfidano a fare altrettanto, di più, a non dimenticare, a rispettare la storia. Ecco perché credo sarebbe importante rendere permanente la ricostruzione attuata per questa mostra, di farne una pagina della storia culturale della città che intreccia l’orgoglio per il passato con le capacità dell’oggi di maneggiare fotografie e filmati. Un modo per far conoscere a più persone possibile un secolo di vicende, di sfide, di quotidianità, e per valorizzare luoghi e competenze. Una finalità culturale e didattica per costruire qualcosa di nuovo all’altezza del passato, quindi una finalità politica.
Non sta a me dire dove collocare questo allestimento e come fare per tenerlo aperto. A me, che insegno Storia delle città, pare un libro bellissimo, emozionante, da proporre agli studenti, ai cittadini, ai forestieri, ai più giovani, a chi riconosce volti e mode degli anni Cinquanta o Sessanta nella suggestiva galleria delle «bolognesi» capace di avvolgerti di immagini e ticchettii di passi veloci di donne che calzavano scarpe col tacco. Informa sulla città in guerra e liberata, poi coinvolge restituendo in un’area circolare immagini e voci della strage della stazione. Aspetti e momenti della storia di Bologna che aiutano a non dimenticare, a crescere, e perciò da proporre ben oltre i limiti di tempo di un’ulteriore eventuale proroga della chiusura.