Corriere di Bologna

Arthemisia rilegge gli anni 80 di Andy Warhol

Luca Beatrice anticipa l’esposizion­e di Palazzo Albergati curata per Arthemisia

- di F. Pellerano

La Pop art di Andy Warhol e i suoi felici effetti collateral­i nella New York degli anni 80. È questo il tema e la colonna visiva, ancorché musicale, della mostra dedicata all’artista, quasi totale, che ha segnato in modo indelebile la scena della seconda metà del Novecento nella Grande Mela e quindi nel mondo, e che verrà inaugurata in autunno a Palazzo Albergati.

Di lui si è visto, scritto, detto di tutto e di più, «proprio per questo ho pensato di raccontare il suo ultimo periodo, quello che si apre con l’elezione di Reagan, anni in cui è ancora influente e centrale, ma in una New York diversa, in piena trasformaz­ione e ricca di stimoli», racconta Luca Beatrice, curatore per Arthemisia dell’esposizion­e. Perciò, ecco l’ultimo Warhol e le opere degli artisti provenient­i dalle diverse correnti che non potevano non avere fra i loro punti di riferiment­o chi, fra le tante intuizioni e innovazion­i, s’inventò la Factory.

Palazzo Albergati ospiterà quindi non solo gli iconici portrtaits o le polaroid di Warhol, ma anche lavori di tanti altri artisti a partire da quelli di «Jean- Michel Ba- squiat e Keith Haring, esponenti della street art che emerse in quei frangenti, ma poi ci sarà anche la transavang­uardia italiana rappresent­ata da Francesco Clemente che quella New York l’attraversò a piene mani arrivando ad affrescare la mitica discoteca Palladium». Nella palpitante Grande Mela raccontata anche da una nuova generazion­e di scrittori, da McInerney a Leavitt e più tardi Ellis, e suonata dagli esponenti della scena post punk, «spero di poter far ascoltare qualcosa di quello spaccato», si registra come una vera e propria festa «anche il ritorno alla pittura con Julian Schnabel, Roberto Longo o David Salle».

«L’idea era proprio di raccontare questo corto circuito qui, avvenuto durante i miei vent’anni», dice Beatrice, e iniziato dopo il famoso attentato subito da Warhol da parte di Valerie Solanas che per poco non gli costò la vita nel ‘68, due giorni prima dell’omicidio di Bob Kennedy. In questo corollario warholiano trovano posto figure pop come Ronnie Cutrone amante dei ritratti dei personaggi dei fumetti, come Peter Schuyff e i suoi ondulati dipinti geometrici, come Allan McCollum artista serialista o Haim Steinbach noto per le sue disposizio­ni di oggetti prodotti in serie o Keyy Scharf dalla vena pop surrealist­a. Si potranno ammirare anche i lavori di Alex Katz, precursore della pop art, e di Jeff Koons che non ha dato vita a una factory, ma a una vera e propria industria. Non mancherà la fotografia della concettual­e Sherrie Levine, del pittore Richard Prince, della regista Cindy Sherman e di Robert Mapplethor­pe, con il fantasma dell’aids sottotracc­ia, e poi la finanza e anche Francesca Alinovi, «c’è anche lei, certamente», critica bolo- gnese che respirò e toccò con mano quella nuova scena, portandola in Italia, a Bologna. Un’ottantina di opere e circa quaranta polaroid, queste tutte di Warhol. «L’allestimen­to lo immagino caldo ed empatico, a partire da una prima stanza con gli high lights di Warhol, lo storico indispensa­bile per rintraccia­re subito l’artista, quello noto». Ritratti interessan­ti come quelli di Lenin, Proust, Man Ray, ma anche di Giorgio Armani, super star di quel decennio, o degli artisti Chia, Cucchi e ancora di Lucio Amelio storico gallerista partenopeo che portò nell’amata Italia Andy, immediato autore anche del Vesuvio che erutta.

«Andy Warhol e New York Anni ‘80», dal 28 settembre al 25 febbraio 2019, mentre non è stata ancora annunciata la mostra estiva che subentrerà a quella in corso dedicata ai surrealist­i, «i rivoluzion­ari del ‘900» che, al 27 dicembre ha totalizzat­o 75 mila visitatori.

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Icona « One Multicolou­red Marilyn (Reversal Series)», 1979-1986 di AndyWarhol, tra le opere in mostra

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