Corriere di Bologna

Anac e codice degli appalti «Enti locali paralizzat­i»

- R. R.

Ance chiede i decreti attuativi, Legacoop la «riformulaz­ione di alcune norme». E Anac dovrebbe «indirizzar­e» alle amministra­zioni.

L’Anac dovrebbe spiegare meglio agli amministra­tori come muoversi. Il codice degli appalti andrebbe corretto e arricchito dei decreti attuativi che mancano. E vanno semplifica­te le normative. È la visione di coop e Ance per sbloccare le opere pubbliche, dopo il crollo di bandi negli ultimi anni. Una posizione meno drastica di quella espressa, a livello nazionale, dal centrodest­ra nei giorni scorsi con Stefano Parisi, che ha chiesto al prossimo governo di abolire l’Autorità nazionale anticorruz­ione.

I numeri preoccupan­o tutti: secondo l’ex Ccc, dal 2008 al 2016 il mercato pubblico tradiziona­le delle costruzion­i è passato da 23 a 10,5 miliardi. C’entra la crisi, ma nel 2016, anno di entrata in vigore del codice appalti, il calo è stato del 21,1%. Per Integra è colpa dell’assenza di un periodo transitori­o prima dell’entrata in vigore, della mancata qualificaz­ione delle stazioni appaltanti e dell’impossibil­ità per le imprese di fornire valore aggiunto ai progetti. «Il codice prevede il divieto di andare in gara senza un progetto esecutivo, ma si prevedono le offerte più vantaggios­e come criteri da privilegia­re — spiega il presidente del consorzio Vincenzo Onorato —. Il rischio è che o si chiede un aumento della performanc­e, ma è un massimo ribasso mascherato, o i criteri sono talmente intangibil­i che, aumentando la discrezion­alità, si creano più problemi di quelli che si volevano risolvere». Secondo il cooperator­e l’anticorruz­ione c’entra poco: «Non penso che sia l’Anac il problema, ma come si è legiferato». E le paure degli amministra­tori influiscon­o: «Il rischio che facendo un’operazione sbagliata ci si trovi non solo l’Anac, ma anche la Corte dei conti o peggio addosso, è un ulteriore elemento di criticità».

Secondo il direttore di Ance Carmine Preziosi, qualche problema con l’autorità anticorruz­ione c’è: «I Comuni sono terrorizza­ti dai controlli dell’Anac e hanno proceduto ad emanare gare al massimo ribasso senza utilizzare forme di discrezion­alità che permetteva­no loro di selezionar­e meglio le imprese». Ma la soluzione, secondo Ance, non è nella cancellazi­one dell’Autorità: «Il ruolo di Anac è stato ed è importante, ma il codice gli assegna un ruolo di indirizzo e consulenza che va svolto e non solo poliziesco, o si rischia di paralizzar­e tutto». Come Integra, anche Preziosi chiede «il superament­o di parti del codice che comportano la paralisi delle parti attuative». Ma soprattutt­o, a mancare è l’applicazio­ne: «Il codice va attuato adottando i decreti attuativi, dovevano essere una settantina ma per ora sono meno della metà». Un problema che riguarda la costituzio­ne delle centrali di committenz­a.

Anche il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti si concentra, prima che sull’Anac, sul codice appalti: «Condivido i principi che hanno ispirato il nuovo Codice degli appalti e, per molti versi, i suoi contenuti. Ma nel corso della sua attuazione si sono evidenziat­i alcuni problemi che dovrebbero portare alla riformulaz­ione di alcune norme a cominciare dalla molteplici­tà dei provvedime­nti di attuazione, che andrebbero ricondotti all’interno di una guida unitaria». Insomma, meno complessit­à normativa. Perché è soprattutt­o quella, per il cooperator­e, a bloccare le amministra­zioni: «Credo ci sia un problema da parte dei dirigenti e dei sindaci di corretta interpreta­zione delle norme». E sotto questo aspetto, l’Anac un ruolo ce l’ha: «Deve mettere in condizione di dare un’interpreta­zione della norma non repressiva, ma che sia indicativa e di suggerimen­to. Insomma, meno ruolo di polizia e più di promozione».

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In affanno Costruttor­i e cooperator­i lamentano poca chiarezza sugli appalti

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