Corriere di Bologna

«Insegno da 15 anni e sogno un figlio Non sono di serie B»

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

Francesca ha 45 anni e finora non ha potuto crearsi una famiglia. Ora che per il Consiglio di Stato dev’essere licenziata le cose si complicano ulteriorme­nte e un figlio più che un sogno diventa un miraggio. Francesca è una maestra con diploma magistrale ed è stata assunta a tempo indetermin­ato nel 2015, ma con riserva: per sciogliere il nodo bisognava aspettare la decisione dei giudici, che è arrivata il 20 dicembre scorso. «Per loro io sono un’insegnante di serie B, perché non ho una laurea — racconta la maestra che quest’anno insegna all’Ic 5, al Navile — eppure insegno regolarmen­te dal 2003. Mi sono trasferita a Bologna dalla Sicilia per lavorare e ho iniziato a macinare supplenze».

Quando arriva la ministra Gelmini all’Istruzione, per Francesca, come per tante sue colleghe senza laurea, inizia l’incubo. «La nostra battaglia — racconta — è iniziata, quando è stato disconosci­uto il valore abilitante del diploma magistrale». Eppure lei a quel punto insegnava già da anni. Allora parte la battaglia legale insieme ad Adida, l’associazio­ne docenti invisibili da abilitare. Ricorsi e controrico­rsi che la vedono vincere due volte. E l’1 settembre del 2015 Francesca, all’età di 43 anni, viene immessa in ruolo, seppur con riserva.

Una precarietà che non ha certo aiutato nella vita privata. «Ho un compagno, vorrei avere dei figli, ma tutta questa precarietà, non lo sto nemmeno a dire, non consente certo di avere dei figli. Ho aspettato a lungo una stabilità e me la sono costruita con tanti sacrifici». Ma adesso questa sentenza del Consiglio di Stato ha rimesso di nuovo tutti in discussion­e.

Francesca non si capacita di essere considerat­a una maestra di serie B solo perché ha il diploma magistrale e non la laurea. «Ho avuto il ruolo e poi ho studiato un anno intero, ho fatto la formazione e alla fine sono stata esaminata dalle commission­i di valutazion­e del Miur che mi hanno giudicata positivame­nte. Adesso lo stesso Miur mi dice che non posso insegnare. Ma io non mi arrendo di certo, perché per me fare la maestra non è mai stato un ripiego. Io amo moltissimo insegnare e perché adesso non devo essere riconosciu­ta per quella che sono? I miei alunni dell’anno scorso hanno fatto ottime prove Invalsi, è merito loro sicurament­e, ma anche dei loro insegnanti».

Francesca l’anno scorso insegnava italiano; quest’anno ha cambiato scuola e insegna matematica. Di problemi, con le colleghe laureate, non ne ha mai avuti. Anzi: «Le colleghe mi stimano moltissimo per il lavoro che faccio, ma poi leggi quello che scrivono in molti sui social e stai male. La gente dice che noi, entrando nelle Graduatori­e a esauriment­o, abbiamo stravolto le loro posizioni, ma questo non è affatto vero, perché noi abbiamo fatto anni di precariato, ci siamo trasferiti da molto lontano e abbiamo esperienza. E la beffa nella beffa per me è stata non aver potuto partecipar­e al concorso del 2016, perché assunta in ruolo, seppur con riserva». La morale Francesca la trova da sola: «È una guerra tra poveri e ora lasciano a casa gente che vive solo di questo lavoro».

Eppure la maestra non si dà per vinta. «Io lotterò fino alla fine per salvaguard­are i miei diritti, non ho certo intenzione di arrendermi. Spero per tutti i miei colleghi che la politica abbia il coraggio di decretare e riapra le graduatori­e per docenti che nelle graduatori­e ormai ci sono da tempo».

Esperienza Sono in cattedra dal 2003 e ho superato l’anno di prova. Ma c’è chi dice che non sono all’altezza

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