LA CHANCE DEI MODERATI
Berlusconi, Berlusconi, già Berlusconi. Anche in Emilia-Romagna «potrebbe finire per essere il salvatore politico dell’Italia». Come dice — su Project Syndicate e in un’intervista al Corriere della Sera – Bill Emmott, giornalista di fama internazionale che nel 2001, da direttore dell’Economist, fece infuriare il Cavaliere definendolo «inadeguato». Non ha cambiato idea, ma afferma quel che tanti in Italia pensano: Berlusconi è ora il meno peggio. «Inadeguato» ma «moderato».
Nessuno, fra intellettuali, centri di ricerca e politici, sembra preoccupato che lo stesso spettro di aggiri per l’Emilia-Romagna, mettendo a rischio vecchi voti per vecchi partiti. Si ballano danze tribali, senza pensare che il Bunga Bunga rimbomba anche nella terra lontanamente rossa. Berlusconi, unico politico democratico decisivo dopo 24 anni, è fra i re e le regine del meno peggio, delle ferite diffuse che attraversano l’Europa, ire e speranze perdute. I primi a doverlo capire in Emilia-Romagna — per il bene loro e, per la prima volta, altrui — dovrebbero essere i suoi: capire che Berlusconi è il grande vecchio che dirige, ma servono nomi nuovi, con stima diffusa e appartenenza politica vaga per portar via voti alla sinistra e chiamare alle urne per un cambiamento traumatico (non è detto sia un male) che solo grillini e Lega sbandierano. Lo scontro non è tanto Bersani (che votò la legge Fornero, come tutti gli emiliani, esclusa la berlusconiana Anna Maria Bernini) ed Errani contro i renziani. Con la patetica guerra civile Pd e i grillini a inventarsi una capacità di governare indefinita fuori dalle loro famiglie furiose e manovrabili, occorre dimostrare che ci si propone davvero come in grado di guidare l’Italia, costruire nel nuovo millennio avanzato una nuova Bologna. The Economist ha celebrato questa regione come «some good from Italy». The
Financial Time come «guida per il ritorno dell’Italia». Parlavano di economia, obliterando la politica. Difficile chiedere a un politico di fare un passo indietro o almeno di lato, di aprire spazi ad altri. I capi lobby di Forza Italia da soli, nonostante Berlusconi, non muoveranno mai davvero pedine nuove. Qualche voto magari in più, ma niente cambia. In Emilia-Romagna vincerà ancora una volta l’astensionismo: viva la conservazione rossa-nera-azzurrabianca, non ci saranno sorprese. Ognuno ritroverà il suo posto. Meno cittadini votano, più contano i voticchi in calo delle lobby.