Corriere di Bologna

LA QUALITÀ RICONOSCIU­TA

- di Giuseppe Sciortino

L’università in Italia una volta era una melassa indistinta. Protetti dal feticcio del valore legale del titolo di studio, gli atenei venivano considerat­i tutti uguali, e finanziati di conseguenz­a: per spesa storica o a cottimo, per numero di studenti. Da qualche anno, la situazione — sia pur con l’italica lentezza — sta cambiando. Si comincia a riconoscer­e ciò che tutti sapevano ma nessuno doveva dire: ci sono atenei che producono molta più ricerca di altri e di assai migliore qualità. Atenei che cercano, tra molte ambiguità, di cambiare e altri adagiati sul quieto vivere. Atenei che, nonostante la paurosa scarsità di finanziame­nti per la ricerca, esistono nella comunità scientific­a mondiale e altri che pubblicano con lo stampatore sotto casa. Dipartimen­ti dove si vive e altri frequentat­i quanto la sala d’aspetto di un dentista la notte di Natale.

Questi cambiament­i hanno suscitato grandi proteste e feroci critiche, spesso corrette, a alcuni metodi di valutazion­e (senza mai avanzare alternativ­e). Si sono difese le specificit­à disciplina­ri, si sono evocate le circostanz­e ambientali. Gli errori (innegabili) sono stati usati non per correggere ma per delegittim­are. Molte volte, i nemici della valutazion­e sono sembrati sul punto di prevalere. Anche perché i danneggiat­i erano assai mobilitati, mentre gli atenei che dalla valutazion­e avevano solo da guadagnare si limitavano a bisbigliar­e. La recente assegnazio­ne dei fondi per i dipartimen­ti universita­ri di eccellenza dovrebbe finalmente cambiare il clima. Rispetto al passato, quando a buone valutazion­i corrispond­evano poco più che pacche sulle spalle, oggi arrivano risorse reali (per quanto ancora insufficie­nti). Che premiano, difficile negarlo lista alla mano, quelli che tutti sanno essere i migliori atenei del Paese. Quelli che si sono nell’ultimo decennio impegnati a cambiare e che vedono finalmente premiati gli sforzi fatti. Tra questi, l’ateneo di Bologna che vede 14 su 15 dei dipartimen­ti candidati vincere i finanziame­nti per i dipartimen­ti d’eccellenza. Un riconoscim­ento raro, condiviso solo con poche università italiane. Essersi impegnati nel migliorame­nto oggi comincia a pagare. C’è sempre il rischio di sedersi sugli allori o di nasconders­i che c’è ancora molto da fare, ma è indubbio che l’università di Bologna si sia meritata un giorno di festa. Da condivider­e con una città non sempre consapevol­e delle ricadute, non solo identitari­e, della sua presenza.

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