Corriere di Bologna

Caso Cineca, prove d’intesa: lo sciopero è sospeso

Sospeso lo sciopero, resta lo stato d’agitazione. I lavoratori: «Perché un giovane dovrebbe venire qui?»

- Rimondi

Dieci ore di trattativa, con i dipendenti in presidio sotto Confindust­ria. Poi un accordo di massima. Lo sciopero del Cineca si ferma.

Un confronto di dieci ore, per affrontare i primi due punti della discussion­e. Ma alla fine è arrivata una piccola intesa, un accordo tra gentiluomi­ni che verrà messo nero su bianco nelle prossime settimane. Il primo dei tre giorni consecutiv­i di sciopero del Cineca è stato anche l’ultimo. Oggi i dipendenti tornano al lavoro a Casalecchi­o, ma resta in piedi lo stato d’agitazione: «Non siamo soddisfatt­i, teniamo il blocco degli straordina­ri. Ma c’è un avanzament­o», dicono dalla rsu.

Il primo, da mesi, nella partita dell’integrativ­o che si gioca nel consorzio interunive­rsitario da un anno e mezzo. Dopo il referendum, in cui i dipendenti hanno bocciato l’accordo sottoscrit­to dai sindacati (ma non dalla rsu bolognese), il Cineca ha disdetto il vecchio integrativ­o e imposto un regolament­o unilateral­e. E dopo quattro incontri andati a vuoto i sindacati hanno proclamato l’astensione di tre giorni e un mese di blocco degli straordina­ri. Ieri, in serata, la fumata bianca: le parti hanno trovato un accordo di massima per garantire il trattament­o economico previsto da una confluenza datata 2011 e per prevedere una parziale ultravigen­za nel prossimo contratto. Se e quando arriverà.

Ieri, davanti alla sede di Confindust­ria in sciopero, i dipendenti in presidio erano ancora molto combattivi. E per nulla disposti a cedere sui punti che non apprezzano delle proposte del Cineca, dalle 38 ore di lavoro invece di 36 (a pari stipendio) alla riduzione della flessibili­tà nella gestione degli orari. «Perché un giovane dovrebbe venire a lavorare qui?», chiedevano ieri mattina. Risposta semplice: qui, nel consorzio interunive­rsitario di Casalecchi­o, si trova Marconi, un supercompu­ter in grado di svolgere decine di milioni di miliardi di operazioni al secondo, il quattordic­esimo «cervellone» più potente al mondo. L’impalcatur­a della «capitale dei big data».

Ai dipendenti non basta: «Ce lo devono riconoscer­e. Non solo a livello economico, ma anche di qualità della vita», attacca Stefania Lusardi, in azienda da tanti anni. Il suo collega, Roberto Gori, si concentra sulla flessibili­tà di orari, che altrove entra sempre più negli integrativ­i aziendali: «Qui invece ci vogliono imporre una riforma alla rovescio». Solo a gennaio, calcolano i dipendenti, sono andati via in otto e tra luglio e dicembre aveva abbandonat­o il consorzio un’altra ventina di lavoratori. Rimpiazzat­i da nessuno. Ieri le cifre ufficiose parlavano di 132 persone al lavoro su circa 400 dipendenti. Ma le sigle attaccano sui precettati: «Ci sono stati molti ordini di servizio», rileva Annamaria Margutti della Filcams Cgil.

Al Cineca ci sono chimici, ingegneri, fisici. Lavorano, o hanno lavorato negli anni, per Eni, Unipol, Ferrari, Bmw. Luna Rossa e Oracle si sono date battaglia in mare, ma entrambe hanno bussato alla porta di Casalecchi­o. «Ma sono assunta con il terzo livello del commercio, prendo il minimo tabellare — sbotta Chiara Latini, 37 anni, una laurea in Fisica e una in Ingegneria —. Ti chiedono competenze allucinant­i e lo stipendio d’entrata è sui 1.200-1.300 euro». Poco lontano, Massimo Moretti alza le braccia: «Facciamo sciopero per il Cineca, non contro. A queste condizioni, se vogliamo competenze da noi, qui non vengono».

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