Stelle e qualità, i passi indietro della Virtus
Nelle ultime sette gare c’è stato un crollo del gioco. Gentile e Lafayette decisivi nei numeri
Il tiro sulla sirena di Luca Vitali che ha consegnato a Brescia la vittoria al Pala-Dozza. Questo, alla settima giornata di campionato, è per ora il momento spartiacque della stagione della Virtus. Con 14 partite in archivio, la stagione bianconera si può suddividere in due parti uguali. Quelle prime sette gare, che hanno prodotto tanto amaro in bocca per le occasioni sfuggite facendosi rimontare nel finale al cospetto di prove spesso molto convincenti, e le successive sette, con risultati migliori ma raramente corroborati da prestazioni credibili sul piano del gioco.
In sostanza, quando si giocava meglio si perdeva di più. Perché a occhio nudo pare evidente come la qualità di pallacanestro della Segafredo fosse decisamente migliore in quelle prime sette partite del girone di andata. I risultati però dicono che in quel frangente si sono vinte solo tre partite e in quello successivo, sempre di sette sfide, sono arrivati quattro successi. Se a occhio si è percepita questa differenza di qualità e di energia che la Segafredo era capace di mettere nelle partite, anche i numeri sembrano suffragare una certa involuzione in questo ultimo periodo. Nelle prime sette partite, la Virtus viaggiava a 79,6 punti di media e 86 di valutazione; nelle successive sette, le variazioni non sono così vistose (78,4 punti e 82,3 di valutazione) anche se il campo ha prodotto un record migliore ci si poteva dunque aspettare il contrario.
Le differenze si notano nelle statistiche dalle quali si può leggere la qualità del gioco. Nella prima parte di campionato, la Segafredo viaggiava al 55,1% da due punti (con 6 partite su 7 sopra il 50%) e al 35,3% da tre (6 partite su 7 sopra il 33%) con una distribuzione di 16,6 assist di media (4 volte su 7 sopra i 16). In quest’ultima parte, la percentuale nel tiro da due è scesa al 48,3% (4 volte su 7 sotto il 50%), nel tiro da tre al 29,8% (6 volte su 7 sotto il 33%) e gli assist a 13,9 (mai sopra i 16). È una Virtus che produceva anche maggiori volumi di gioco, quella di inizio stagione. Era fin troppo evidente, rispetto a oggi, una maggiore energia a viaggiare di pari passo con un gioco arrembante, fatto di tante sgassate che avevano prodotto vantaggi in doppia cifra (6 colte su 7), spesso già nei primi tempi. Il difetto in quel momento era l’incapacità di saperli gestire, ma in questa seconda parte la squadra è parsa più piatta e involuta.
Sul piano individuale è evidente come i due uomini decisivi siano la prima punta e il regista, colui che deve finalizzare e quello che deve far girare il meccanismo. Alcune cifre di Alessandro Gentile nelle vittorie (17,3 punti e 7,4 rimbalzi di media col 50% da due) e nelle sconfitte (18 punti e 7,1 rimbalzi col 48% da due) sono simili, la grande differenza si nota negli assist (da 4,3 a 3,1) e soprattutto nelle palle perse (da 1,7 a 4) con valutazione che scende da 20 a 13,1. Questi ultimi aspetti sono quelli che fanno la differenza anche nel rendimento di Oliver Lafayette, forse l’uomo principalmente sotto osservazione in questo momento. Si passa dalle 0,7 palle perse nelle vittorie a 1,3, con gli assist che crollano da 4 a 1,7 e la valutazione da 10 a 5,7. È chiaro che un rendimento insufficiente di chi dovrebbe guidare la squadra finisce per essere decisivo in negativo.