L’Adriatico a Fico nella «filiale» di Guido
La cucina mai sopra le righe dei fratelli Raschi di Guido di Miramare
Nella mia precedente recensione, datata 2 dicembre 2016, quando andai nel loro locale storico di Miramare di Rimini, al civico 12 di Lungomare Spadazzi, oltre a scrivere con piacere della loro cucina, annotai che la loro cantina era di una certa importanza. Domenica scorsa a pranzo sono tornato da loro, ma non in Romagna, bensì nella loro nuovissima «filiale» all’interno di Fico. Sono stati bravissimi i fratelli Raschi e il loro staff a ricreare un angolo di pace dentro al caos da ipermercato di Fico. Tendaggi (niente musica: bravi), colori pastello, bella illuminazione, servizio importante e la loro bella cucina, che molto più di altre, muovendosi in quell’ambito che solo per comodità chiamerei «creativo», non molla, nemmeno per un attimo,la corda tesa sul territorio. Il loro. La Romagna. Che mettono al servizio di idee nuove, ma sempre ben ancorate nella sabbia adriatica. La sensazione, come credo di aver già scritto anche a proposito di Cinque, il ristorante di Enrico Bartolini che ho raccontato qualche settimana fa su queste stesse pagine, è straniante. Il che, per carità, non è una connotazione negativa in assoluto. Anzi. Straniante perché trovare oasi gastronomiche di tale prestigio all’interno di un luogo enorme volutamente pensato per farvi accorrere migliaia di persone, a me, lo ammetto, fa un certo effetto. Zigzagando fra carrelli della spesa, gente che va avanti e indietro con le biciclette verdi messe a disposizione da Fico, sono arrivato a destinazione (stavolta mi ero preparato meglio della precedente e non mi sono perso). C’è un tavolo gaudente alla mia destra, più un due e un tre proprio di fronte a me. Il servizio qui non cede nemmeno per un secondo su quello del ristorante di Rimini. Ti senti «custodito», in buone mani. E ti fa pure sorridere quando parte il solito megafono con gli annunci di offerte di prodotti, di partenze alla scoperta della fattoria degli animali (non quella di George Orwell...) e loro, quelli dello staff, ti guardano sollevando lievemente le spalle come a dire: «non è colpa nostra». Ma a me poco importa, anzi mi fa uscire ancora di più l’amore per i contrasti. Capitolo cucina. Tre menu degustazione (40, 55 e 85 euro). Ho scelto alla carta sette piatti. Fra quelli che più mi hanno colpito, c’è senza dubbio il Crudo e bruciato (pesce crudo, finocchio, alici, cipollotto), in un bel contrasto fra consistenze e temperature. E poi il loro classico Spaghetto alle ostriche con burro, cipolla e limone, messo lì ad innervare di freschezza la morbidezza dello iodio trattato con il burro. Fra i secondi la semplicità del Calamaro fritto (con scarola, saba e zenzero). Parlavo di vino all’inizio. Peccato che qui non ci sia la loro carta, ma quella di Fico. Tutte e due insieme no?