LA DIFFICILE BELLEZZA
Parere personale: è brutto. Parere professionale: almeno è un’idea. Il tunnel pensile in piazza Verdi può essere la presa d’atto di una situazione immodificabile o lo scarabocchio da cui partire per disegnare, dopo decenni, qualcosa di sensato e globale. Un progetto per una Difficile Bellezza cittadina su cui si muovano tutti i bla bla: Comune, Prefettura, Università, Cultura, Urbanistica, Teatro Comunale, Pinacoteche e Sovrintendenze varie. Meritando finalmente le maiuscole e pretendendo meritatamente ascolto e rispetto dai privati.
Ipotesi uno. Il terrore è che l’ultima idea del Guasto Village sia la constatazione che piazza Verdi e annessi sono un bivacco ingestibile: qualche baraccotto e una specie di autobus soprelevato tentano almeno di farli assomigliare a un camping. Apparenza. Dalla non gestione all’autogestione. Allora sarebbe stato meglio riportare l’antico totem di Arnaldo Pomodoro: era un simbolo del potere rosso oltraggiato perennemente dalle ribellioni giovanili.
Ipotesi due. Il sogno è che le torri prefabbricate portino a un’azione collettiva. Anche solo distruggendole, la storia ci nobilita, dal castello di Porta Galliera al Palazzo Bentivoglio. Erano meraviglie, la rabbia popolare le fece a pezzi ma sopra ci nacque la città nuova. Con alleanze sociali, nuove attività, nuove idee. Meritiamo qualcosa di meglio del Guasto Village. La bellezza può nascere anche dalla bruttezza, basta che qualcuno ne faccia un progetto che si diffonde. Una piovra virtuosa. Per ora non si vedono nemmeno i pesci rossi post comunisti. Persino la City of Food è nata spontanea nel centro storico.
Non esiste un’opera, una costruzione contemporanea che sia bella. Le Gocce di Mario Cucinella sono state distrutte, come la Casa del Nettuno di Mario Ceroli. Il Comune nuovo sta facendo la fine del Fiera District: vampiro feriale e diurno, ingoia lavoratori e rientra nella bara con il buio. Nella città più imbrattata d’Italia si litiga fra Comune e privati su chi deve tener puliti i muri: intanto da anni scritte e scarabocchi offendono persino le basiliche.
La bellezza come insegnamento deve essere pubblica. E deve sapere essere sociale, dal Comune con i suoi autobus immensi-scassacittà alla Sovrintendenza ai Beni Culturali. In piazza Verdi la sua azione è stata solo di vietare. I risultati si sono visti: ci pensi ora che in San Petronio vieta scivoli per chi non cammina. Qualcosa di nuovo e bello e buono, per favore.