LA RISORSA DECISIVA
Beate le città che non hanno bisogno di provocazioni. Così vien da pensare, parafrasando un noto detto, a proposito dell’attuale dibattito sull’arredo e il decoro urbano di Bologna. Per ammissione dello stesso autore, l’installazione metallica in piazza Verdi è appunto una «provocazione»: mossa comunque sempre debolissima, perché implica la non proprio rispettosa pretesa di conoscere in anticipo e con sicurezza l’opinione altrui. Come i romantici sapevano, la bellezza è l’anticamera della morte, nel senso che la compostezza della forma è il contrario della vita, mentre il problema consiste appunto nel tenere insieme l’una e l’altra. E in tutto il mondo la vita urbana è ai giorni nostri sottoposta a radicali ed energiche modifiche di cui anche Bologna farebbe bene a tener conto, se non altro per meglio apprezzare la propria diversità e metterne a frutto i possibili vantaggi. Magari tornando a scoprire l’autentica natura di quel che una volta veniva chiamato modello emiliano, di cui a torto si è smesso da anni di parlare ma che invece si rivela sempre più prezioso con il passar del tempo. A patto di intenderlo sul serio e saperlo metterlo al lavoro.
La minaccia che investe l’insieme delle città sparse sulla faccia della Terra consiste oggi nella crescente selettività del suo funzionamento, per cui — ha scritto Paul Krugman — quelle più piccole e specializzate esistono soltanto in virtù di una contingenza storica destinata prima o poi a perdere rilevanza. Ciò dipende dal fatto che l’economia urbana va perdendo a scala globale ogni legame strutturale con l’agricoltura, di conseguenza i nuclei più grandi e ricchi privilegiano non più il rapporto con la campagna e i centri minori che li circondano, bensì quello con le altre città dotate del loro stesso rango, sebbene lontane. Un rapporto che la Rete rende non soltanto possibile, ma prima ancora necessario. Tale planetaria tendenza inizia a essere evidente specie nelle regioni che riproducono al proprio interno, in piccolo, lo schema centro-periferia tipico degli Stati nazionali moderni. Ed è appunto in proposito che l’anomalia emiliana, impostata al contrario sull’indistinzione funzionale tra città e contado così come tra periferia e centro, dunque sull’impossibilità di separarli, può rivelarsi risorsa decisiva. Non esserne consapevoli per tentare di valorizzarla vuol dire correre il rischio di dover parlare in futuro, nel caso bolognese e sull’orizzonte globale, non di Città ma di Campagna Metropolitana.