Le dieci piste del Due Agosto
Sarà sentito l’ex capitano della Finanza che ha indagato sul crac Ambrosiano
LProcura generale lavora alla nuova inchiesta sui mandanti della strage alla stazione. Dei sedici punti che i legali dell’associazione dei familiari delle vittime hanno chiesto di approfondire a, sono una decina quelli che il pg De Francisci, l’avvocato generale Candi e il sostituto Proto ritengono piste utili. Sarà chiesto che vengano interrogati nuovamente Francesca Mambro e i fratelli Fioravanti sui legami di Ordine Nuovo e la P2. Un vecchio finanziere potrebbe aiutare a decifrare i nomi del documento Bologna trovato in mano a Gelli.
C’è un vecchio capitano della Finanza in pensione che, indagando, ha messo le mani in una delle pagine più buie di questo Paese e potrebbe fornire una chiave di volta, finora trascurata, per gettare nuova luce su un’altra della pagine nere della storia italiana: la strage alla stazione di Bologna. Il capitano è Pietro De Luca: indagò sul crac del Banco Ambrosiano e il 17 maggio del 1983 firmò una relazione nella quale spiegava che una parte dei fondi indicati nel «documento Bologna», sequestrato a Licio Gelli, era finita su conti intestati a ben individuabili soggetti con nomi di copertura: Magi, Cardona, Pipa, Johnson. A chi appartenevano quei nomi in codice? Perché nessuno è mai riuscito a decifrarlo? Secondo gli avvocati dell’associazione dei familiari delle vittime, che lo mettono nero su bianco nell’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sui mandanti, evocavano tutti soggetti coinvolti in fatti di strage, «incredibilmente associati tra loro». La Guardia di Finanza di Bologna, che si avvarrà della testimonianza del capitano, tornerà a indagare sui quei nomi, così come su tutta la movimentazione di fondi indicata nel documento sequestrato a Gelli, per capire se davvero quei soldi siano finiti su conti collegati in qualche modo ai Nar per finanziare la bomba alla stazione.
Il cuore delle nuove indagini che la Procura generale ha avocato a sé si fonda su una decina di punti, estrapolati dai sedici che gli avvocati Giuseppe Giampaolo e Andrea Speranzoni hanno indicato nell’opposizione. In essa i legali esprimono anche una critica puntuale, ma garbata, alla Procura ordinaria che di quel fascicolo, dopo aver scavato per sei anni, ha chiesto invece l’archiviazione, ravvisando che non ci fossero elementi di prova certi idonei a sostenere in un processo la tesi di un disegno eversivo complessivo dell’ordine democratico, messo in atto dalla P2 con i servizi segreti e i
I magistrati chiederanno di riascoltare Mambro ed entrambi i fratelli Fioravanti
terroristi neri.
Il procuratore generale Ignazio De Francisci, insieme all’avvocato generale Alberto Candi e al sostituto Nicola Proto, ha delegato, oltre agli accertamenti bancari sul documento Bologna, l’acquisizione degli interrogatori degli allora esponenti della destra eversiva, di spioni e personaggi legati ai servizi, in grado di riferire sulle attività dei Nar e di Ordine Nuovo dal 1975 al 1983; l’acquisizione di documenti riservati dell’allora servizio segreto civile mai esplorati prima e degli archivi dell’Aise; l’acquisizione della relazione sull’omicidio in Sicilia di Piersanti Mattarella che si ipotizza commissionato ai Nar dalla mafia nell’ottica di uno scambio di favori. E, ancora, al centro delle nuove indagini c’è la rilettura di fatti e circo- stanze già noti alla luce delle sentenze più recenti, in primis quella sull’attentato di piazza della Loggia, che illuminano la centralità delle figure di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, quindi di Ordine Nuovo, nel disegno stragista che ha attraversato il Paese e Bologna. L’interrogatorio di Tramonte, all’ergastolo per la strage di Brescia, è già stato chiesto e a lui verrà domandato del suo ruolo di spia dei servizi segreti militari con il nome di «fonte Tritone» tra il ‘74 e l’80, nonché di quella riunione a Verona del ‘74 in cui si decise di colpire Bologna, ma che per la Procura ordinaria riguardò la strage dell’Italicus.
I magistrati chiederanno di riascoltare Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sui loro rapporti con Maggi e gli altri ordinovisti. Cri- stiano Fioravanti, fratello di Valerio, sarà nuovamente interrogato sui legami di quest’ultimo con elementi la loggia massonica P2, visto che fu Cristiano, nel corso dell’istruttoria per l’omicidio Mattarella, a indicare il fratello maggiore come «il killer della P2», salvo poi ritrattare «per motivi familiari che mi hanno logorato», disse nel ‘91 al giudice istruttore della strage di Bologna Leonardo Grassi.
Un altro tassello importante delle indagini bancarie porta dritto a Mario Ortolani, figlio di Umberto, vera mente della P2, nella cui banca in Uruguay transitarono molti dei soldi citati nel «documento Bologna» di Gelli. Non è escluso che i magistrati chiedano di sentirlo tramite rogatoria internazionale. Così come potrebbe essere sentita Claudia Aiello, ex impiegata del Sid, che fu sentita da alcuni testimoni mentre da un telefono pubblico di Roma diceva: «Le bombe sono pronte...il treno arriva a Bologna...c’è una macchina che ti porterà a Mestre, state tranquilli i passaporti sono pronti».
Sarà poi acquisita l’intercettazione ambientale del settembre ‘95 della conversazione tra i neofascisti veneti Roberto Raho e Pietro Battiston, considerata fondamentale nel processo per Brescia, nella quale tra le altre cose i due definiscono Valerio Fioravanti «il boia», una definizione che si riferirebbe al suo ruolo nella strage di Bologna. Prima di Natale i tre pg hanno fatto una riunione operativa con Guardia di Finanza, Ros e Digos, ai quali sono state spacchettate le deleghe della nuova indagine, che potrebbe essere l’ultima possibilità di scoprire se c’è un’altra verità oltre quella scritta in trentotto anni di processi.