Pd, Critelli frena i malumori «Casini ok, ma ora i nostri»
Il segretario del Pd bolognese avverte Roma: «Dobbiamo mettere in lista chi rappresenta il territorio»
Il Pd di Bologna alza la voce sulle candidature alle Politi- che con Renzi. «In cambio della responsabilità (accettare la candidatura di Casini) pretendiamo autonomia e la libertà di candidare persone del territorio» ha detto ieri il segretario del Pd di Bologna, Francesco Critelli.
Alla vigilia del rush finale per decidere le candidature per le elezioni politiche, il segretario del Pd Francesco Critelli alza la voce nei confronti del partito nazionale e di Matteo Renzi. «Il Pd di Bologna — questo il senso del suo ragionamento con i cronisti a margine di un brindisi al circolo Cirenaica — accetterà di mettere Pier Ferdinando Casini in lista con responsabilità, ma in cambio pretende autonomia e libertà di candidare anche persone rappresentative del partito e del territorio».
Il segretario è uno che parla solo se è strettamente necessario. E il fatto che abbia dovuto ribadire pubblicamente una richiesta legittima come quella di poter candidare anche esponenti del territorio fa capire quando la partita sia difficile, aperta e dagli esiti non scontati. Nei giorni scorsi Critelli non aveva preso benissimo la candidatura di Casini a Bologna, perché la corsa dell’ex fondatore dell’Udc toglieva un posto importante ai bolognesi, ma ieri ha difeso la scelta contro le critiche che sono arrivate da sinistra. «Tutti i nomi fanno discutere — ha detto — e questo è nella storia delle coalizione, dal Mattarellum in avanti nei territori abbiamo sempre ospitato esponenti di altri partiti. Però abbiamo fatto il Pd oltre dieci anni fa, con la testa rivolta al futuro. Se dovessimo tarare le nostre scelte politiche sulla base delle alleanze e delle divisioni di 30 anni fa, non saremmo stati neanche al governo».
Critelli ha poi ricordato che Bersani nel 2013 «si aprì a quei mondi moderati che all’epoca erano rappresentati dalle persone di cui parliamo», poi ha attaccato Liberi e uguali: «Fanno un errore gravissimo che rischia di danneggiare il Pd e il centrosinistra, con il rischio di consegnare il Paese ai Cinque Stelle e alla destra».
Dunque per il Pd il caso Casini non è più un caso, ma ora tutto dipende da cosa il Pd nazionale deciderà sugli altri posti buoni per andare in Parlamento da Bologna. «Siamo pronti ad assumerci la nostra fetta di responsabilità — ha ribadito Critelli davanti ai militanti — ma bisogna fare in modo che il territorio di Bologna e dell’Emilia siano liberi di poter esprimere le proprie candidature».
Il tema delle liste sarà affrontato domani sera in una riunione della segreteria che parlerà dei profili delle candidature e che cercherà di costruire una proposta unitaria che tenga conto di tutte le anime del partito. Quando il Pd parla di criteri per le candidature di solito è un esercizio di stile per preparare il pacchetto di nomi per la corsa a un seggio. Ma qui iniziano i problemi: la coperta è corta, cortissima. Nei palazzi della politica si considerano abbastanza blindate, in ordine di sicurezza, le candidature di Andrea De Maria, dell’ex sindaco di Imola Daniele Manca, della prodiana Sandra Zampa e di Gianluca Benamati e si lavorerà anche per trovare un posto per altri due parlamentari disponibili al bis, come Sergio Lo Giudice e Francesca Puglisi.
La coperta è talmente corta che il sindaco Virginio Merola sta cercando di dare una mano alla ricomposizione del quadro, affacciando l’ipotesi di un possibile rimpasto di giunta. Ieri il segretario ha detto che sulla squadra di Palazzo d’Accursio decide il sindaco e che «i due temi sono del tutto scollegati». Non è così ovviamente, ma è naturale che il segretario dica quelle parole. Da domani il Pd ha davanti dieci giorni caldi in cui la navetta delle candidature oscillerà dall’Emilia a Roma e viceversa. La candidatura di Pier Ferdinando Casini deve essere considerata come un dato di fatto e semmai sarà interessante capire dove si dovrà invece candidare l’altro centrista bolognese, il ministro Gian Luca Galletti. Ma Casini è anche l’unico nome che il Pd è disposto ad accettare. Se Renzi dovesse provare a forzare la mano, allora se ne vedrebbero delle belle.
Tra i nomi considerati sicuri ci sono quelli di De Maria, Manca, Zampa e Benamati