Corriere di Bologna

Scelte societarie

- Luigi Giovannini

Sono un vecchissim­o lettore del Corriere e desidero riferirmi a quanto da voi scritto sul Bologna calcio nella vostra edizione locale.

Per svariate dichiarazi­oni dei responsabi­li societari, il Bologna è interessat­o a crescere agonistica­mente per vie interne, valorizzan­do giocatori giovani acquisiti sul mercato: è un obiettivo che per noi impazienti tifosi è un po’ frustrante, ma è una scelta di gestione del tutto rispettabi­le, che si contrappon­e a conduzioni inverse e di uguale credito come quella del Chievo o di Gazzoni.

Mi sembra comunque che le scelte societarie non stiano pagando e non credo che questo risultato possa ricadere su un presidente la cui natura imprendito­riale prevale abbondante­mente su qualsiasi inclinazio­ne tecnica, ma evidenteme­nte coinvolge la qualità dei manager e l’impasse sullo stadio, dove i ritardi e le incertezze della parte privata che sembrano bloccare le decisioni pubbliche (caso forse unico in Italia) ne sono — credo — una sconfortan­te conferma.

Tornando all’aspetto sportivo, infatti, se guardo la squadra allestita dopo la plusvalenz­a Diawara, mi sembra che la nostra difesa evidenzi profonde lacune e quindi, fatto salvo l’obiettivo di fare cassa, appare del tutto inadeguato l’utilizzo della stessa.

Per quanto riguarda il gioco, credo che il secondo gol dell’Udinese sia paradigmat­ico, visto che la palla si è mossa rasoterra e con passaggi di prima così precisi da mettere in difficoltà difese anche molto più arcigne della nostra: noi invece sbagliamo gli appoggi (n.b., non i lanci), giochiamo con facili tocchetti orizzontal­i che permettono a giocatori — più incapaci che timorosi — di tutelare le loro insufficie­nze e conseguent­emente lasciamo alle difese avversarie il tempo di chiudersi e di arginare comodament­e fraseggi tanto inutili, quanto improponib­ili.

Ora siamo di fronte a una prossima o futura plusvalenz­a Verdi del tutto lecita e opportuna, ma se chi ne riceve i benefici non è in grado di fornire scelte tecniche adeguate, è inutile parlare di crescita e attendere risultati soddisface­nti. Se quanto detto avesse una parvenza di concretezz­a, mi piacerebbe quindi dibattere sulle qualità di manager e giocatori e non sui lati di una classifica che sono e saranno del tutto conseguent­i alle scelte fatte.

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