PRAŽÁK QUARTET MUSICA INSIEME 2018
Si inaugura domani sera la nuova stagione della rassegna firmata da Bruno Borsari. La celebre formazione ceca (nacque nel 1972) si misurerà con pagine celebri tratte da Franz Joseph Haydn, Bedrich Smetana e Antonín Dvorák
Arrivano da Praga e suonano domani sera —ore 20.30 — al Teatro Manzoni per il primo concerto del nuovo anno della stagione di Musica Insieme.
Sono i quattro archi del Pražák Quartet, prestigiosa formazione che vanta premi e riconoscimenti nel corso di una carriera ultradecennale e che per l’appuntamento a Bologna schierano pagine di connazionali come Bedrich Smetana e Antonín Dvorák accanto ad un esemplare del ricco catalogo lasciato da Franz Joseph Haydn.
Rinomato e acclamato in tutto il mondo, il quartetto che fin nel nome rinvia alla città praghese — è composto dai violinisti Jana Vonášková e Vlastimil Holek, dal violista Josef Kluso e dal violoncellista Michal Kanka.
Il concerto si aprirà nel nome di Haydn, con il Quartetto in sol maggiore dell’opera 77. «Prestiamo sempre molta attenzione a questo compositore — spiega il violista della formazione — e stavolta lo proponiamo a fianco di Smetana e Dvorák, massimi rappresentati della musica ceca. Del primo proponiamo il Quartetto n. 1 in mi minore, scritto come una sorta di autobiografia in musica, perché Smetana nei quattro movimenti esplora, quasi come in una seduta psicanalitica, i vari aspetti della sua complessa personalità, dalla tendenza alla malinconia ai presagi di un futuro infelice, all’amore per la moglie. Di Dvorák invece eseguiremo il Quartetto in fa
maggiore composto durante il soggiorno del compositore nel Nuovo Continente».
Come è dichiaratamente autobiografico il Quartetto di Smetana, così il titolo di Americano non è scelto a caso, in quanto riflette la personale esperienza di Dvorák nel Nuovo Mondo.
A New York gli ascensori scalavano palazzi di oltre dieci piani e Manhattan era il terreno su cui sorgevano sconfinati parchi di divertimento, quando Dvorák sbarcò nel Nuovo Mondo, l’autunno 1892, dopo aver lasciato Praga.
Con il suo incessante frastuono la metropoli spinse alla fuga il musicista boemo, che preferì gli alberi di Central Park. Dvorák si allontanò dalle mille luci e i mille rumori di New York per immergersi negli spazi illimitati offerti dal continente americano. Come la sinfonia Dal Nuovo Mondo non è la sinfonia dei grattacieli o dei divertimenti in voga a Coney Island, così il suo dodicesimo quartetto. composto in otto giorni ed eseguito per la prima volta a Boston, è un’opera dove scorre un paesaggio sonoro in cui le tradizioni del Vecchio Continente si fondono con il folklore del Nuovo Mondo.