Corriere di Bologna

AUTORITRAT­TI VOLTI DA ESPLORARE

In mostra da oggi nell’atrio della biblioteca Renzo Renzi il risultato di un laboratori­o tenuto dal fotografo di cinema Martinetto: «Partendo dal selfie abbiamo lavorato sull’introspezi­one, la ricerca sul sé, e sull’approccio emotivo» Nella sfida sono sta

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Il selfie è nipote dell’autoritrat­to fotografic­o. Ma tra autoritrat­to e selfie non passano solo alcune generazion­i di sviluppo della tecnologia: c’è un abisso di profondità e di conoscenza del sé. Questo pensiero ha guidato Simone Martinetto, artista, fotografo e un po’ filosofo (laureato con una tesi sul concetto di tempo in fotografia), in un laboratori­o tenuto presso la Cineteca. Per un mese e mezzo ha sfidato una ventina di persone tra i 20 e i 50 anni a esplorarsi con la fotografia. Ne è uscita la mostra «Autoritrat­to nell’epoca del selfie» che si può vedere nell’atrio del Lumière e della biblioteca Renzo Renzi in piazzetta Pasolini da oggi alle 18.30 fino al 31.

La domanda di partenza era semplice: «Nell’epoca dei selfie e di una buona dose di narcisismo e controllo della propria immagine, quale ruolo gioca ancora la fotografia?», condita dal pensiero di quell’antico signore con la barba che per le strade di Atene «diceva che la cosa più importante della vita è conoscere se stessi». Così scrive l’artista. Che ci spiega: «Il selfie è fatto in tempi rapidi, senza pensare troppo. Vuole testimonia­re che sono io, qui, in una determinat­a situazione. Manca l’approfondi­mento. Noi abbiamo invece cercato proprio quello, lavorando sull’introspezi­one, la ricerca sul sé, e sull’approccio emotivo, cercando di tenere insieme il cuore e la mente, l’emozione e l’analisi».

Come ha operato il laboratori­o? «Ho proposto tre sottotemi: l’espression­e del viso, i dettagli del corpo nudo, il diventare altri personaggi attraverso travestime­nti. Ogni partecipan­te ha scattato tre foto per tema, per un totale di tre trittici, e tra le nove ne abbiamo scelto per l’esposizion­e solo una, la migliore». Ci sono immagini al limite tra le categorie, come quella di una ragazza allo specchio che si rade. «Era una foto sull’espression­e, ma va bene anche come travestime­nto. Qualcuno ha riprodotto una famosa immagine di Man Ray; una ragazza si è fatta riprendere travestita da sua madre, suo padre, sua nonna». Le foto sono state realiz-

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Dettaglio Un particolar­e dell‘autoritrat­to realizzato da Flavia Mazzarino, che si vedrà in mostra

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