Imola e Bologna Prove tecniche di accorpamento fra Ausl
Coinvolti il Maggiore e il Sant’Orsola che operano i casi più complessi
Bologna e Imola si integrano per la chirurgia generale e per quella senologica, coinvolgendo i professionisti dell’ospedale Maggiore e del Sant’Orsola.
Bologna e Imola si integrano per la chirurgia generale e per quella senologica. I pazienti più complessi dall’imolese verranno a Bologna, mentre i chirurghi dell’ospedale Maggiore e del Sant’Orsola si muoveranno verso il nosocomio imolese per operare sui casi meno complessi e assicurare lo stesso livello di trattamento. Nascono due nuove reti cliniche interaziendali, come vengono definite, che vanno nella stessa direzione di integrazione di funzioni tra gli ospedali bolognesi a cui sta lavorando dalla scorsa estate un gruppo tecnico nominato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria.
Vediamo in primo luogo cosa succede e cosa cambia. Partendo dalla Chirurgia generale ed urgenza che diventa interaziendale tra le due aziende di Bologna e Imola con alla guida Elio Jovine che ha portato il reparto del Maggiore a diventare uno dei principali centri italiani per volumi di attività nella chirurgia mini-invasiva e laparoscopica. «L’attività chirurgica per le patologie più frequenti, ad esempio colon, stomaco, surreni viene svolta a Imola — spiega Jovine —, mentre le patologie neoplastiche più complesse, meno frequenti, come l’epatico-biliare e il pancreas, è centralizzata al Maggiore. Il 9 gennaio ho operato a Imola un uomo di 63 anni di resezione per via laparoscopica dello stomaco ed è stato già dimesso. Inoltre i colleghi imolesi verranno da me per formarsi nella tecnica laparoscopica». Una tecnica quest’ultima, mini-invasiva come detto, che non tanti centri sono in grado di praticare, ma che al Maggiore Jovine ha molto sviluppato in questi anni: oggi il 45% della chirurgia epatica viene svolto così, come il 20% della chirurgia pancreatica e l’83% delle resezioni coliche.
Analogo discorso riguarda la chirurgia senologica, grazie alla collaborazione tra la Breast Unit dell’Ausl imolese e la Chirurgia generale e della mammella del Sant’Orsola diretta da Mario Taffurelli. «Progetti di integrazione di questo tipo ce ne sono pochissimi in Italia e anche all’estero — fa notare Taffurelli —, ed è importante che riguardi questo tumore che colpisce seimila donne in Emilia-Romagna, più di 1.500 solo a Bologna». Opereranno gruppi multidisciplinari («così si assicura il 18% in più di sopravvivenza rispetto a chi è trattato in modo tradizionale», assicura Taffurelli) per assicurare lo stesso trattamento a tutte le pazienti. «Gli interventi di primo livello possono essere fatti a Imola — prosegue il primario —, mentre quelli più complessi che richiedono anche tecniche ricostruttive più complicate, saranno fatti al Sant’Orsola. Le pazienti imolesi avranno spazio nelle nostre liste d’attesa. A Bologna saranno trattati anche i tumori, mammari e ovarici, causati da mutazioni genetiche». Potrà accadere anche che pazienti bolognesi vengano operati a Imola? Al momento sia Jovine che Taffurelli non ne vedono la necessità.
«Questi progetti spingono le aziende a mettere nel cassetto atteggiamenti competitivi a favore di atteggiamenti di tipo cooperativo per qualificare l’offerta e garantire equità di trattamento a tutti i pazienti», commenta il direttore generale dell’Ausl di Imola Andrea Rossi. Un pensiero condiviso anche dalle direttrice dell’Ausl di Bologna e del Sant’Orsola.
Jovine Andremo a Imola per intervenire sui casi meno complicati Taffurelli Assicuriamo la stessa qualità d i interventi a tutti i pazienti