Mancini e Savoldi, carezze a Verdi «Bravo, la felicità non ha prezzo»
Roberto Mancini sta con Verdi: «Passano tanti treni, la felicità è più importante». È d’accordo Beppe Savoldi: «Io andai a fare il titolare».
Roberto Mancini, lei da Dubai sta con Verdi o contro Verdi? «Perché ci sono due partiti?».
Sì, scegliendo di restare a Bologna è come se avesse diviso l’Italia…
«Io sto con Verdi, avendo fatto come lui. Figuratevi se non lo capisco». Si riferisce a quando decise di restare alla Samp?
«Certo. Mi volevano tante squadre, ma alla Samp ero felice e la felicità non ha prezzo. E mi creda, a distanza di tanto tempo non me ne sono mai pentito, perché il cuore devi sempre ascoltarlo, non tradisce mai». È come se Verdi avesse parlato con lei.
«E con tanti altri miei compagni di allora, quella era una Sampdoria che nessuno voleva mai lasciare. Quando ti diverti e ti senti a casa, quando vivi in una famiglia, non devi cambiare. Se da una parte puoi anche andare a lottare per lo scudetto, da un’altra non devi mai dimenticare gli altri valori, che sono altrettanto importanti. Verdi mi sembra un ragazzo con la testa sulle spalle, queste valutazioni le avrà fatte, prima di rispondere no al Napoli ci avrà pensato e ripensato. E poi, scusatemi, non ha scelto di vivere in una città qualsiasi».
E qui di colpo ecco che viene fuori la bolognesità di Mancini…
«Vero. Sarò anche di parte, ma Bologna è Bologna, a me dà sempre grande emozione e avverto felicità sia quando devo andarci sia quando ci sono. Gli amici, la città, ho bisogno di godermela e di godermeli ogni tanto. Guardate, le scelte di vita vanno rispettate, anche perché ciascuno di noi ha il diritto di fare quello che sente dentro. E poi, giovane e bravo com’è, avrà il tempo per andare a giocare in una squadra che lotta per vincere lo scudetto. Giocando…». Giocando? Cosa vuole dire?
«Giocare è importante, probabilmente Verdi avrà anche pensato che a Napoli avrebbe dovuto fare anche la panchina». Come è normale che sia se sei in una grande squadra. «Sì, ma cresci di più giocando
che stando a guardare. E poi un conto è muoversi a luglio e un altro a gennaio, soprattutto quando trovi una squadra consolidata che porta avanti da mesi e mesi certi meccanismi di gioco».
Ci consenta, Verdi conosce bene Sarri e Sarri conosce bene Verdi.
«Sarebbe sempre stata una squadra nuova. E poi torniamo sempre allo stesso discorso, un ragazzo per giocare bene deve essere anche felice e se Verdi ha capito che non lo sarebbe stato, dico che a questo
punto ha fatto la scelta giusta. Tanto…». Tanto?
«Tanto è rimasto in una squadra molto importante che ha un grande passato e un grande fascino, e che alle spalle ha un presidente che vuole farla tornare con il tempo a livelli di eccellenza. Io con Saputo ho parlato, è una persona seria che mantiene quello che dice. È chiaro che prima andrà fatto un grande lavoro anche per quanto riguarda le strutture, non avendo il Bologna i numeri di Juventus,
Inter e Milan».
Pensi che tanti attaccano Verdi dicendo che ha scelto di vivere nella mediocrità e nell’anonimato.
«È una questione di punti di vista, io penso che il Bologna non viva né nell’anonimato né nella mediocrità. Devo dire che sarebbe molto bello se il Bologna e Verdi crescessero insieme».
Ma quella di Verdi non si può leggere come una scelta povera di ambizioni? «Quando io decisi di restare alla Sampdoria guardai soBologna-Benevento
prattutto alle cose e alle persone che mi facevano stare bene».
Voce di popolo: i treni passano una volta nella vita e quando passano devi prenderli al volo, senza pensarci tanto.
«Quando sei bravo i treni passano ogni cinque minuti, e Verdi è bravo, avendo un grande talento. Si goda Bologna e Bologna si goda Verdi, sarà bello per tutti e due. E lasciate che gli altri dicano».
Il Napoli di Sarri Andare a gennaio in una squadra consolidata non significa crescere, perché spesso si sta a guardare Andarci senza esserne convinti sarebbe peggio Le giuste ambizioni Ma secondo voi stare a Bologna e degradante? Lasciate parlare i critici, io a Bologna sto bene, è una città bellissima e il club ha una storia vera