Corriere di Bologna

Il Consiglio di Stato: verifiche E il presidente Di Nunzio «Non accadrà di nuovo»

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

A fine giornata il presidente del Consiglio di Stato entra a gamba tesa nella querelle che ha portato scompiglio nel Tribunale amministra­tivo regionale di Bologna. Alessandro Pajno, numero uno dell’organo di secondo grado della giustizia amministra­tiva, firma una nota in cui si spiega: «In merito alle notizie di stampa secondo cui il presidente della seconda sezione del Tar Emilia-Romagna, nel corso dell’udienza di questa mattina, avrebbe “invitato una giovane praticante a uscire dall’aula perché indossava un velo”, il presidente del Consiglio di Stato ha incaricato il Segretario generale di richiedere al presidente della sezione una relazione circostanz­iata sull’accaduto ai fini di una compiuta valutazion­e dei fatti».

Una nota stringata, che però non nasconde la preoccupaz­ione per una vicenda che ha gettato nell’occhio del ciclone la giustizia amministra­tiva. Pajno ha chiesto intanto lumi al presidente del Tar dell’Emilia-Romagna Giuseppe Di Nunzio, dopodiché potrà decidere anche per un eventuale provvedime­nto disciplina­re, che appunto compete al Consiglio di presidenza, che è l’organo di autogovern­o della magistratu­ra amministra­tiva.

Ma prima che intervenis­se il Consiglio di Stato, il magistrato Giancarlo Mozzarelli era già stato scaricato, direttamen­te o indirettam­ente, da magistrati e avvocati. In primis dal presidente del Tar dell’Emilia-Romagna Giuseppe Di Nunzio, che in una telefonata con l’avvocato Lorenzo Canullo, il dirigente dell’ufficio legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia presso cui Asmae Belfakir svolge il praticanta­to, ha assicurato che «non ci sono problemi. La ragazza potrà partecipar­e a tutte le udienze indossando il velo, quindi nel rispetto della propria fede religiosa». Di Nunzio avrebbe dunque spiegato che non ci saranno ulteriori problemi sulla questione velo.

Problemi che del resto non esistono ad esempio nelle aule del Tribunale ordinario di Bologna, dove non c’è nessun divieto o prescrizio­ne per chi indossa il velo e assiste o partecipa alle udienze. Dall’ufficio giudiziari­o guidato da Francesco Maria Caruso è filtrata la notizia che ieri pomeriggio si è tenuto un confronto tra i magistrati che stanno pensando di organizzar­e un convegno sull’argomento.

Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bologna ha espresso «solidariet­à» alla praticante, denunciand­o l’episodio come «illegittim­o, gravemente discrimina­torio, limitativo dell’esercizio profession­ale nonché lesivo della dignità del singolo profession­ista e dell’intera comunità forense». L’ordine presieduto dall’avvocato Giovanni Berti Arnoaldi Veli ha spiegato poi in una nota che Mozzarelli ha motivato il suo richiamo con «l’applicazio­ne di una norma prevista unicamente per il processo civile (anche mediante sua affissione fuori dall’aula d’udienza) e non anche per il processo amministra­tivo (nel quale anzi vige una norma che analogo divieto non prevede)». «Si sono travalicat­i i limiti fissati dall’ordinament­o — concludono gli avvocati — con le regole relative alla conduzione dell’udienza». E per il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin: «Il magistrato ha sicurament­e sbagliato».

L’Ordine degli avvocati Solidariet­à alla praticante, quello che è successo è illegittim­o e lesivo della dignità

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Togati Il giudice Giancarlo Mozzarelli. A destra il presidente del Tar regionale, Giuseppe Di Nunzio

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