Il Consiglio di Stato: verifiche E il presidente Di Nunzio «Non accadrà di nuovo»
A fine giornata il presidente del Consiglio di Stato entra a gamba tesa nella querelle che ha portato scompiglio nel Tribunale amministrativo regionale di Bologna. Alessandro Pajno, numero uno dell’organo di secondo grado della giustizia amministrativa, firma una nota in cui si spiega: «In merito alle notizie di stampa secondo cui il presidente della seconda sezione del Tar Emilia-Romagna, nel corso dell’udienza di questa mattina, avrebbe “invitato una giovane praticante a uscire dall’aula perché indossava un velo”, il presidente del Consiglio di Stato ha incaricato il Segretario generale di richiedere al presidente della sezione una relazione circostanziata sull’accaduto ai fini di una compiuta valutazione dei fatti».
Una nota stringata, che però non nasconde la preoccupazione per una vicenda che ha gettato nell’occhio del ciclone la giustizia amministrativa. Pajno ha chiesto intanto lumi al presidente del Tar dell’Emilia-Romagna Giuseppe Di Nunzio, dopodiché potrà decidere anche per un eventuale provvedimento disciplinare, che appunto compete al Consiglio di presidenza, che è l’organo di autogoverno della magistratura amministrativa.
Ma prima che intervenisse il Consiglio di Stato, il magistrato Giancarlo Mozzarelli era già stato scaricato, direttamente o indirettamente, da magistrati e avvocati. In primis dal presidente del Tar dell’Emilia-Romagna Giuseppe Di Nunzio, che in una telefonata con l’avvocato Lorenzo Canullo, il dirigente dell’ufficio legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia presso cui Asmae Belfakir svolge il praticantato, ha assicurato che «non ci sono problemi. La ragazza potrà partecipare a tutte le udienze indossando il velo, quindi nel rispetto della propria fede religiosa». Di Nunzio avrebbe dunque spiegato che non ci saranno ulteriori problemi sulla questione velo.
Problemi che del resto non esistono ad esempio nelle aule del Tribunale ordinario di Bologna, dove non c’è nessun divieto o prescrizione per chi indossa il velo e assiste o partecipa alle udienze. Dall’ufficio giudiziario guidato da Francesco Maria Caruso è filtrata la notizia che ieri pomeriggio si è tenuto un confronto tra i magistrati che stanno pensando di organizzare un convegno sull’argomento.
Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bologna ha espresso «solidarietà» alla praticante, denunciando l’episodio come «illegittimo, gravemente discriminatorio, limitativo dell’esercizio professionale nonché lesivo della dignità del singolo professionista e dell’intera comunità forense». L’ordine presieduto dall’avvocato Giovanni Berti Arnoaldi Veli ha spiegato poi in una nota che Mozzarelli ha motivato il suo richiamo con «l’applicazione di una norma prevista unicamente per il processo civile (anche mediante sua affissione fuori dall’aula d’udienza) e non anche per il processo amministrativo (nel quale anzi vige una norma che analogo divieto non prevede)». «Si sono travalicati i limiti fissati dall’ordinamento — concludono gli avvocati — con le regole relative alla conduzione dell’udienza». E per il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin: «Il magistrato ha sicuramente sbagliato».
L’Ordine degli avvocati Solidarietà alla praticante, quello che è successo è illegittimo e lesivo della dignità