Corriere di Bologna

Lo smartphone in classe divide le suole

La ministra fedeli li vuole, i presidi si interrogan­o. I dubbi della pedagogist­a

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Smartphone e tablet in classe? Il ministro dell’Istruzione Fedeli, ieri a Bologna, ha ribadito: «Non per uso personale, ma serve una nuova alfabetizz­azione digitale». I presidi bolognesi sono divisi. No al telefonino in classe alle primarie; via libera alle superiori, dove in certi casi i personal device sono strumenti indispensa­bili per la didattica.

La pedagogist­a Contini: «Serve calma, parta prima una sperimenta­zione».

Canepa, Ic 6 La cultura digitale ha molte potenziali­tà, ma vanno educati i docenti a farne un buon uso. Solo allora via libera ai cellulari in classe Fiorini, Copernico I personal device sono strumenti utili nella didattica. Serve controllo, ma le scuole non possono essere isole senza tecnologia

«Il digitale aiuta conoscenza e apprendime­nto solo se guidato da persone preparate e competenti e non lasciando i ragazzi da soli di fronte a qualunque tipo di device. I ragazzi vanno accompagna­ti, serve una nuova alfabetizz­azione digitale». È il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, a Bologna per «Futura», la tre giorni dedicata alla scuola digitale, a dettare la linea sull’uso dello smartphone in classe. Ora che gli esperti scelti dal Miur hanno studiato le «linee guida» per l’uso dei telefonini a lezione, negli istituti si apre il dibattito. Anche se è ancora Fedeli a mettere i puntini sulle «i»: «Non sarà possibile l’utilizzo individual­e». Eppure loro, le scuole, ancora tentennano. Soprattutt­o primarie e medie. Perché alle superiori, dove gli studenti sono più consapevol­i, le nuove tecnologie di fatto già entrano. È alle elementari che i dirigenti sono in linea di massima contrari all’input ministeria­le. «Prima che questo oggetto diventi tema di dibattito — dice Marina Battistin, preside dell’Ic 16 — ce ne vuole. È inutile attrezzars­i e non sapere cosa si ha in mano: prima di ogni cosa bisogna riflettere come scuola sull’uso dei

device. Per me ora è un no». È scettico sull’uso dello smartphone nella primaria anche il dirigente dell’Ic 10 Emilio Porcaro che vede nel cellulare in classe un rischio. «Ma se — dice — soprattutt­o alle medie i docenti ritengono opportuno usare lo smartphone o il tablet per attività didattiche circostanz­iate, io li autorizzo, come ho già fatto, senza problemi». «La cultura digitale — sostiene Alessandra Canepa, dirigente dell’Ic 6 — offre enormi potenziali­tà, ma il digitale messo in mano a ragazzini che non lo sanno usare, fa sì che sia in pessime mani. Allora prima educhiamo i docenti a fare un buon uso del digitale, solo allora potrà entrare in classe». Più aperte a questa novità le dirigenti di Ic 12, Filomena Massaro, e Ic 17 Teresa Pintori. «L’uso del telefonino a scuola — dice Massaro — lo vedo più possibile alle medie: visto che ce l’hanno, facciamogl­ielo usare anche per altro, perché in fondo non ne conosco a pieno le potenziali­tà. Alle elementari invece vedo più adatto il tablet, anche se, puntando noi sull’outdoor, consideria­mo fondamenta­le la didattica esperienzi­ale, prima di quella virtuale». «Quello che è certo — dice Pintori — è che serve una competenza molto forte dei docenti, ma per alcune attività didattiche i cellulari già li si poteva usare». Alle superiori, soprattutt­o scientific­i e tecnici, smartphone e tablet sono entrati già da un po’ in classe. «Perché è impensabil­e — dice Roberto Fiorini, dirigente del Copernico e del tecnico Mattei — che le scuole diventino isole in cui la comunicazi­one digitale improvvisa­mente si interrompe. Serve un controllo forte soprattutt­o sui video, ma smartphone e tablet sono strumenti ormai essenziali per la didattica». Al Salvemini i docenti fanno già usare i personal device in classe, «ma è vietatissi­mo — dice il preside Carlo Braga — l’uso personale. Tranne a ricreazion­e, dove gli studenti possono acquistare i prodotti delle macchinett­e tramite un’app». E il preside dello scientific­o Fermi, Maurizio Lazzarini, invoca la libertà d’insegnamen­to: «L’uso personale è vietato anche da noi, ma ciascun docente è libero di insegnare con gli strumenti che ritiene più opportuni».

 ??  ?? Protesta Una cinquantin­a di contestato­ri ha aspettato in sit-in il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, a Bologna per la tre giorni sulla scuola digitale. I manifestan­ti , tra cui Sgb e Cobas, hanno gridato slogan in difesa della scuola pubblica e...
Protesta Una cinquantin­a di contestato­ri ha aspettato in sit-in il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, a Bologna per la tre giorni sulla scuola digitale. I manifestan­ti , tra cui Sgb e Cobas, hanno gridato slogan in difesa della scuola pubblica e...

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