Corriere di Bologna

Il «debutto» di Lepore E l’opera si ascolta anche in piazza Verdi

- Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Orchidee gialle nel foyer, tappeto rosso su piazza Verdi. Quando alle 20.11 Nicola Alaimo, nei panni di Marcello, dipingendo, comincia a cantare, la sua voce avvolge anche il discusso container. Gli altoparlan­ti trasmetton­o il capolavoro di Puccini fuori dal Teatro Comunale. Pochi decibel di Bohème. Non c’è quasi nessuno, nel cuore della cittadella universita­ria. Tutti gli ingressi sono bloccati da camionette della polizia e da auto dei carabinier­i. Hanno controllat­o con il metal detector tutte le borse delle signore («per sicurezza, routine») che entravano.

Tra gli ultimi a varcare la soglia del teatro, Matteo Lepore. «Non è la mia primaprima», dice. «Ma è la prima da assessore alla Cultura, e sì, sono emozionato». In completo scuro e cravatta a pois, si ferma giusto un attimo per ribadire il suo impegno nei confronti del Comunale. «Faremo ancora di più, questo teatro va visto come fabbrica di musica importante dal punto di vista nazionale, non a caso verranno investiti 3 milioni di euro per ristruttur­arne un’ala». Ancora prudente in esternazio­ni dal tema musicale («non farò il direttore artistico», ribadisce), sorride e si congeda quando gli si chiede quanto sia bohémien: «Questa sera non tanto, ma quando finisce l’opera, esco, e allora lo sarò di più».

L’apertura della stagione operistica è serata di debutti anche meno lieti. Non manca Riccardo Malagoli, habitué del teatro di Largo Respighi, ma questa volta non più in veste anche di assessore alla Sicurezza. «Questa serata fa parte di quei momenti di serenità che sto cercando di trovare per superare questa novità: la vita va avanti... e chi m’ammazza, a me?». Prima di accomodars­i in sala Bibiena, l’ex assessore fa sapere che «no, il sindaco non l’ho sentito». Virginio Merola è tra i primissimi ad entrare in teatro. Al suo fianco ci sono per la prima volta la madre Ester e la zia Anna. Più che della regia dell’inglese Graham Vick e della direzione di Michele Mariotti, di cui godranno con piacere tutti pochi minuti dopo, nel foyer si chiacchier­a del fresco ribaltone. «Il rimpasto era necessario — assicura il primo cittadino — Malagoli dice che non ci siamo sentiti? Siamo amici, se lo ha detto dimostra che è in crisi d’astinenza» (da me, sottintend­e). L’apertura della stagione d’opera riunisce fra palchi e platea la Bologna che conta, oltre che mise scintillan­ti. Lo sono quelle di Marino Golinelli e signora. È di paillettes ricoperto l’abito Dior della melomane Cecilia Matteucci. Ha scelto lo smoking il nuovo soprintend­ente Fulvio Macciardi. Con loro sfilano, tra gli altri: il ministro Gian Luca Galletti, e poi Roberto Grandi, Isabella Seragnoli, Luca Rizzo Nervo, Andrea De Maria, Enrico Postacchin­i, Leone Sibani, Marilena Pillati. A serata finita, tutti sul tappeto rosso che attraversa piazza Verdi e arriva alle nuove Scuderie per il brindisi.

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L’assessore Lepore, il sindaco Merola con la mamma Ester e le melomane Cecilia Matteucci
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Nel foyer
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