Corriere di Bologna

«Meglio avviare una sperimenta­zione E fare formazione agli insegnanti»

- Marina Amaduzzi marina.amaduzzi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I pro e i contro Tutti i ragazzini hanno uno smartphone, quindi può aiutare la didattica. I prof vanno preparati Il caso «lim» Ho visto lavagne multimedia­li accatastat­e, perché i docenti non sapevano usarle

Nello sdoganare l’uso dei cellulari a scuola «ci vuole calma, magari partire con delle sperimenta­zioni, la scuola è una realtà molto complessa». Chi parla è Mariagrazi­a Contini, già docente di Pedagogia dell’Alma Mater. «Ci sono ragioni per essere favorevoli ma anche per non esserlo», assicura. Perché essere a favore?

«Ho girato da Torino a Caltagiron­e perché sto facendo un documentar­io sui preadolesc­enti, ho intervista­to a lungo un centinaio di ragazzini e posso assicurare che, indipenden­temente dalle fasce sociali di appartenen­za, hanno tutti un cellulare. Tutti. E ne fanno un uso non regolament­ato, se non in qualche caso dalle famiglie. Dunque perché non consentirl­o a scuola? E poi c’è l’utilità delle tecnologie, con cui ad esempio si potrebbe insegnare la geografia guardando documentar­i

e non nel modo in cui si insegnava quando andavo a scuola io». Però...

«Però, leggendo anche quel che dice la ministra gli insegnanti devono essere preparati, tra insegnanti e ragazzi si deve creare un clima di collaboraz­ione, non si deve creare competitiv­ità tra chi ha modelli nuovi e chi no, ecco tutto un elenco di doveri. Girando per le scuole ho visto impilate le lim, le lavagne interattiv­e multimedia­li, bellissime ma nessuno le sapeva

usare. Hanno avuto i fondi per comprarle, però gli insegnanti non hanno imparato a usarle». Qual è il suo timore?

«Temo che la scuola in questo momento fa fatica a essere luogo di integrazio­ne Mi immagino scuole dove si potrà fare un lavoro con i cellulari, con ragazzini seguiti a casa, entusiasti di andare a scuola, motivati. Gli altri non faranno niente o porteranno il cellulare per farne un uso non adeguato e continuerà quel clima che c’è nella scuola per cui gli

insegnanti cercano di esercitare il controllo e i ragazzini cercano di eluderlo». Quindi?

«Quindi la cosa migliore è iniziare con una sperimenta­zione limitata. Cominciare con qualcosa che si fa eccezional­mente e vedere cosa succede. Intanto facciamo formazione agli insegnanti, non solo tecnica però. Perché se un’insegnante è tecnicamen­te preparata ma non è capace di tenere la classe, di avere un rapporto di empatia con la classe, allora non va bene. Anche se sarei d’accordo più sulle lavagne multimedia­li, con tutti i ragazzi che lavorano insieme con gli insegnanti. Con il telefonino ognuno ha il suo, e i ragazzini sono abili a sfuggire ai controlli, di tutti. Ripeto, è una materia da maneggiare con cura».

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