«Meglio avviare una sperimentazione E fare formazione agli insegnanti»
I pro e i contro Tutti i ragazzini hanno uno smartphone, quindi può aiutare la didattica. I prof vanno preparati Il caso «lim» Ho visto lavagne multimediali accatastate, perché i docenti non sapevano usarle
Nello sdoganare l’uso dei cellulari a scuola «ci vuole calma, magari partire con delle sperimentazioni, la scuola è una realtà molto complessa». Chi parla è Mariagrazia Contini, già docente di Pedagogia dell’Alma Mater. «Ci sono ragioni per essere favorevoli ma anche per non esserlo», assicura. Perché essere a favore?
«Ho girato da Torino a Caltagirone perché sto facendo un documentario sui preadolescenti, ho intervistato a lungo un centinaio di ragazzini e posso assicurare che, indipendentemente dalle fasce sociali di appartenenza, hanno tutti un cellulare. Tutti. E ne fanno un uso non regolamentato, se non in qualche caso dalle famiglie. Dunque perché non consentirlo a scuola? E poi c’è l’utilità delle tecnologie, con cui ad esempio si potrebbe insegnare la geografia guardando documentari
e non nel modo in cui si insegnava quando andavo a scuola io». Però...
«Però, leggendo anche quel che dice la ministra gli insegnanti devono essere preparati, tra insegnanti e ragazzi si deve creare un clima di collaborazione, non si deve creare competitività tra chi ha modelli nuovi e chi no, ecco tutto un elenco di doveri. Girando per le scuole ho visto impilate le lim, le lavagne interattive multimediali, bellissime ma nessuno le sapeva
usare. Hanno avuto i fondi per comprarle, però gli insegnanti non hanno imparato a usarle». Qual è il suo timore?
«Temo che la scuola in questo momento fa fatica a essere luogo di integrazione Mi immagino scuole dove si potrà fare un lavoro con i cellulari, con ragazzini seguiti a casa, entusiasti di andare a scuola, motivati. Gli altri non faranno niente o porteranno il cellulare per farne un uso non adeguato e continuerà quel clima che c’è nella scuola per cui gli
insegnanti cercano di esercitare il controllo e i ragazzini cercano di eluderlo». Quindi?
«Quindi la cosa migliore è iniziare con una sperimentazione limitata. Cominciare con qualcosa che si fa eccezionalmente e vedere cosa succede. Intanto facciamo formazione agli insegnanti, non solo tecnica però. Perché se un’insegnante è tecnicamente preparata ma non è capace di tenere la classe, di avere un rapporto di empatia con la classe, allora non va bene. Anche se sarei d’accordo più sulle lavagne multimediali, con tutti i ragazzi che lavorano insieme con gli insegnanti. Con il telefonino ognuno ha il suo, e i ragazzini sono abili a sfuggire ai controlli, di tutti. Ripeto, è una materia da maneggiare con cura».