«Tutti nudi», le origini dei writer
Alla Labs Gallery la mostra in cui Dado, Rusty, Joys, CK8 e Suf! rivelano le loro ispirazioni
I curatori I writer dentro alla galleria diventano artisti a tutto tondo Ma tengono fede alla loro disciplina che accoglie ogni input creativo
«Tutti Nudi» per tornare alle origini. In questo caso del proprio sé artistico. Il titolo della mostra che s’inaugura stasera alle 18 alla Labs Gallery di via Santo Stefano 38 non svela carni umane, ma le fonti di ispirazione primaria di cinque writer, anzi street artist. Anzi no, di cinque artisti. Nati sui muri o in qualsiasi altro luogo della città, ma assolutamente a proprio agio anche in un contesto diverso (secondo alcuni inavvicinabile e invalicabile per una disciplina ritenuta ‘di rottura’), come una galleria privata se non un museo. Riuniti e curati da Fulvio Chimento e Luca Ciancabilla, ecco il quintetto composto da Dado, Rusty, Joys, CK8 e Suf! (ovvero Cuoghi Corsello, i meno writer in senso stretto) che è intervenuto nell’ex ecclesiastico volume della Labs: ognuno con un’opera precisa e cioè una tag che altro non è che la firma del writer. In principio fu dunque la tag.
Non strappi dai muri o semplice riproduzione di firme sulle pareti ma tag site specific, «opere nuove» create in e per un luogo diverso dalla strada «realizzate mantenendo fede ai dettami della loro disciplina artistica che è in grado di accogliere con disinvoltura gli input derivanti dai diversi contesti espositivi», dicono i curatori.
L’effetto è spiazzante e in grado di superare vecchi dogmi per cui un writer è un writer e non può/deve contaminarsi con certi spazi, e altra cosa è un artista. Senza conoscere le biografie dei protagonisti, chi potrebbe dire che quelle sono opere dei writer? «Quando entrano in galleria diventano artisti a tutto tondo», dicono i curatori. Ma, ecco il punto, forse lo sono anche se non ci entrano. Ai critici la capacità di riconoscerli, strappandoli dalle etichette. Oltre la diatriba, di sicuro nella mostra della Labs, galleria di ricerca fondata da due collezionisti, sono entrate le regole complesse della strada. Utilizzare diversi linguaggi e tradurli in mondi differenti è processo creativo che produce dialogo: quello che ha alimentato i gesti dei cinque artisti durante l’allestimento e non solo, contaminandosi e guardandosi. Le pareti della galleria come uno spazio continuo della strada, affrontate con maestria per chi è abituato a «parlare» e «trattare» con i muri. E infatti durante l’allestimento un vicino ha protestato per il rumore e entrato alla Labs e, compreso il contesto, ha raccontato da studioso qual è la storia di quei volumi: chiesa del 1200 con ospedale al piano di sopra, sconsacrata da Napoleone trasformata in Locanda della Pace, poi nell’800 sala da ballo, quindi tipografia della famiglia Accorsi (quella dell’attore), infine studio di un restauratore e adesso galleria d’arte.
Da oggi all’8 marzo (in mezzo Art City White Night) durante la settimana dalle 16 alle 20 e nel week end su appuntamento si potranno vedere le 5 opere che in un certo senso «attestano una fusione definitiva tra il linguaggio del writing e quello dell’arte contemporanea: la tag di Rusty formata da una composizione di lastre radiografiche (trovate per strada…), quelle di Suf! e CK8 realizzate su un’intera parete con degli specchi 40 x 40, quella di Dado composta da un’orgia di oggetti/scultura in stile bazaar, infine Joys con la tag stile optical costruita dentro a un muro…
Tag in vendita, certo, siamo in una galleria. E così i bozzetti e altre mini composizioni realizzate ad hoc. Oggi scopriremo i prezzi. Artisti che da tempo attraversano mostre sperimentali (da Bombing party del ‘93 ad Ailanto del 2016) mettendo in atto un nuovo (o diverso) dialogo con lo spazio.
Singolare anche l’incipit di «Tutti Nudi»: un pezzo promozionale realizzato collettivamente sul muro di un capannone privato di Casalecchio a metà dicembre, con data luogo e ora della mostra, come s’usava in un lontano passato.